A Cuneo in tanti per la serata “Acqua: che fare?”. Costituiti tre gruppi di lavoro sul tema
In tanti, amministratori ma anche cittadini, hanno partecipato alla serata sull’acqua promossa dal gruppo “Pd-Impegno civico” in Consiglio provinciale. Mino Taricco, parlando a nome dei Consiglieri provinciali, ha spiegato: “Abbiamo ritenuto utile promuovere un incontro-confronto per valutare il quadro che viene fuori a seguito della trasformazione in Legge del decreto legge 135 del 25 settembre 2009 che porta nel suo testo l’obbligo di privatizzare la gestione dell’acqua, in relazione anche al funzionamento, fino ad ora quasi inesistente, dell’Ato provinciale, l’autorità che gestisce il sistema acqua nella nostra Provincia, e al quadro di estrema frammentarietà dei soggetti gestori sul nostro territorio”.
Taricco ha ricordato il ruolo decisivo che la Provincia dovrebbe avere nell’Ato: “Il Presidente della Provincia è il Presidente dell’Ato. L’Ente ha quindi un ruolo forte che, tuttavia, non è stato esercitato dalla precedente Giunta ma neppure da questa”. A mesi dall’elezione dell’esecutivo guidato da Gianna Gancia l’Ato si riunirà per la prima volta il 16 dicembre.
Lido Riba, presidente della delegazione regionale dell’Uncem, ha ricordato il grande business sotteso alla questione acqua e il ruolo delle terre alte: “La montagna è un serbatoio naturale ma non è stato considerato il costo di produzione a carico di quella parte del territorio che fornisce questo bene in termini di erogazione. Noi rivendichiamo come montagna non la proprietà dell’acqua ma il fatto che ci vengano riconosciuti costi e corrispettivi all’interno del percorso filiera acqua. Il 5% del valore dell’acqua che si vende in Provincia di Torino va alla montagna e parliamo di 11-12 milioni di euro l’anno versati dall’Ente Provincia”. Ben diversa la situazione in Provincia di Cuneo come ha spiegato Riba: “Sul nostro territorio è prevista una percentuale dell’8% ma queste risorse sono state incamerate dalla Provincia e mai girate alle Comunità montane”.
Livio Quaranta, presidente dell’Acda, l’Azienda cuneese dell’acqua, si è soffermato sulle contraddizioni della nuova Legge: “L’impulso a vararla viene spiegato con gli obblighi imposti dall’Unione Europea che, tuttavia, non ha mai detto di operare in questo modo”.
Quaranta ha spiegato: “La Legge è concepita per le grandi società di cui sono proprietarie i Comuni. Per esempio Genova e Torino hanno il 67% di Iride”
“Rispetto alla nostra Provincia- ha continuato Quaranta- pensiamo ai costi di manutenzione: 250 comuni, 550.000 abitanti, un territorio più grande di quello della Liguria e variegatissimo. Da noi ogni abitante ha, a “carico”, 20 metri di tubo, a Torino 2”.
Come conseguenza di questo ragionamento Quaranta ha poi fatto rilevare come sia sbagliata l’impostazione di questa legge che propone parametri che possono essere anche giusti ma non si possono applicare in modo identico e senza flessibilità in realtà molto diverse tra di loro.
La Regione sta predisponendo le carte per il ricorso alla Corte Costituzionale contro questa Legge lamentando l’invasione di competenze proprie su questa materia da parte del Governo. L’esito di questo ricorso non è tuttavia previsto in tempi brevissimi e, nel frattempo, la nostra situazione in Provincia richiede scelte operative stante la debolezza del nostro assetto e la necessità di rilanciare l’iniziativa della stessa Provincia sul tema.
L’incontro di ieri sera si è concluso con la formazione di tre gruppi di lavoro: il primo si occuperà di individuare azioni incisive di contrasto alla Legge Nazionale, il secondo stimolerà la Provincia ad assumere un ruolo forte, come non ha fatto finora, rispetto alla gestione acqua sul territorio, il terzo analizzerà la situazione attuale sul piano gestionale individuando le proposte per le linee portanti di un percorso con obiettivo una sinergia gestionale per il massimo di efficienza e di economie di scala nella gestione provinciale.