CONSUMO DI SUOLO: UNA PROPOSTA CHE FA TESORO DEL LAVORO DI QUESTI ANNI

Ho presentato insieme ai colleghi Alessandro Alfieri, Bruno Astorre, Teresa Bellanova, Caterina Bini, Paola Boldrini, Monica Cirinna', Stefano Collina, Eugenio Alberto Comincini, Luciano D'Alfonso, Vincenzo D'Arienzo, Davide Faraone, Alan Ferrari, Andrea Ferrazzi, Laura Garavini, Francesco Giacobbe, Nadia Ginetti, Leonardo Grimani, Mauro Antonio Donato Laus, Ernesto Magorno, Simona Flavia Malpezzi, Daniele Manca, Salvatore Margiotta, Mauro Maria Marino, Dario Parrini, Edoardo Patriarca, Gianni Pittella, Roberto Rampi, Daniela Sbrollini, Dario Stefano, Valeria Sudano, Vito Vattuone, in Senato il disegno di legge “Misure per il contenimento del consumo del suolo ed il riuso dello stesso edificato”. 

L'obiettivo, alla luce del lavoro sul tema degli anni passati, è quello di salvaguardare il bene suolo, limitandone il consumo, ed incentivare e semplificare il recupero ed il riuso del patrimonio edilizio esistente. 
Il suolo è un bene non rinnovabile e fondamentale. 
Il suo consumo ovvero l’incremento della superficie libera trasformata a seguito di interventi di impermeabilizzazione è purtroppo cresciuta negli ultimi decenni in modo esponenziale. 
Si è evidenziato che ogni giorno in Italia si cementificano 100 ettari di superficie libera e che, dal 1956 al 2010, il territorio nazionale edificato e quindi sottratto all’agricoltura sia aumentato del 166 per cento. 
Il fenomeno della “cementificazione” compromette il suolo, che invece è una risorsa fondamentale non solo dal punto di vista agricolo-alimentare, ma anche sotto il profilo paesaggistico e ambientale. 
Lo stesso Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, organo indicato per il monitoraggio insieme all’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente delle Regioni e delle Province autonome ai sensi dell’art. 3, comma 1 lettera a) della Legge 132/2016 ed in collaborazione con il Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e per l’Analisi dell’Economia Agraria, ci richiama ogni anno alla gravità della situazione. 
La perdita di superficie agricola, inoltre, comporta inevitabilmente una riduzione della medesima produzione, facendo crescere la dipendenza del nostro Paese dall’estero per soddisfare il fabbisogno agroalimentare nazionale. 
La stessa Unione europea richiede un forte impegno per promuovere l’attività agricola il paesaggio e l’ambiente e chiede di contenere il consumo di suolo, e di andare verso un arresto del consumo entro il 2050. 
In coerenza a tali obiettivi la proposta in esame definisce e richiede, a livello regionale, la riduzione progressiva del consumo di suolo pari ad almeno il 15 per cento ogni tre anni rispetto a quello rilevato nei precedenti tre anni, sia per la componente irreversibile, sia per quella reversibile. 
La proposta si inserisce nel quadro di una necessaria riconversione verso un’economia più circolare che permetta di consegnare alle generazioni che verranno un pianeta e un territorio, soprattutto nei nostri contesti di occidente avanzato, meno compromesso e degradato. Per questo motivo parole come “recupero”, “riuso” e “riciclo” devono necessariamente diventare di uso più comune nel nostro vocabolario quotidiano. 
Per questo si prevede che le superfici agricole che hanno ricevuto i finanziamenti europei legati alla politica agricola comune ed alla politica di sviluppo rurale (art.7) viga il divieto di mutamento di destinazione per un periodo di cinque anni dall’ultima erogazione. Per questo in difesa dei tessuti urbani (rigenerazione urbana) e soprattutto di quelli degradati, è stato previsto (art. 6) un “Piano del Verde e delle superfici libere urbane”, i cui criteri saranno definiti dalle Regioni e poi adottato da ciascun Comune per riqualificare le periferie, mantenere permeabili e inedificate le aree libere nelle zone ad alta densità abitativa e nei contesti prevalentemente artificiali e quanto possibile in quelli di media densità, oltre a ridurre l’inquinamento, offrire una migliore qualità della vita dal punto di vista della salubrità, del clima, della socialità e dell’integrazione e migliorare la qualità estetico-formale dell’ambiente urbano. 
Sono inoltre previste misure di incentivazione, semplificazione e recupero del patrimonio edilizio esistente con concessioni di finanziamenti statali e regionali per interventi di riqualificazione e rigenerazione urbana oltre al recupero di edifici rurali e alla prevenzione del dissesto idrogeologico ed il degrado dei paesaggi rurali. In conclusione, abbiamo cercato di fare tesoro del grande lavoro di confronto e di approfondimento della passata legislatura, per rendere applicabile una norma di cui abbiamo straordinario bisogno, perché stiamo consumando il bene più prezioso per le generazioni dei nostri figli ad una velocità catastrofica. 
La nuova sensibilità e le possibilità che le innovazioni tecnologiche ci permettono, rendono sempre più reale la possibilità di un’economia veramente circolare, capace di ridurre i 30 milioni di tonnellate di rifiuti urbani che ancora produciamo ogni anno nel nostro paese e di fermare il consumo di quasi 35 ettari al giorno di terreno fertile. 
E’ una scelta che possiamo e che dobbiamo fare, per noi e per i nostri figli, preservare la vocazione agricola del suolo ed evitare di snaturarne e stravolgerne le connotazioni naturalistiche attraverso l’eccessiva urbanizzazione significa anche tutelare sia il paesaggio contro il rischio di deturpamento delle bellezze naturali, sia l’ambiente contro il rischio di disastri idrogeologici. 
Sarà necessario dunque garantire un preciso equilibrio nell’assetto territoriale tra le zone suscettibili di utilizzazione agricola e le zone edificate ed edificabili al fine di non pregiudicare la qualità e la sicurezza alimentare delle nostre produzioni, e le condizioni generali di vita delle nostre comunità. 

Per ulteriori approfondimenti : il testo del Disegno di Legge,  una serie di iconografiche sul Rapporto ISPRA 2017 sul Consumo di Suolo, iRapporto in versione integrale, ed un rapporto sulla situazione in Piemonte.



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