Kiwi: necessario il rispetto dei tempi di raccolta e degli standard di qualità

Riuniti in Regione la filiera e gli enti di controllo

Si è svolto ieri, giovedì 21 agosto, a Torino, un incontro con tutti gli esponenti della filiera ortofrutticola per affrontare il tema dei controlli di qualità sul kiwi e delle tempistiche per la raccolta. E’ emersa, al termine dell’incontro, l’opportunità di svolgere un’azione incisiva e integrata tra i diversi soggetti preposti ai controlli di qualità e fitosanitari, per garantire che il prodotto piemontese rispetti gli standard previsti dalle normative e confermi il proprio valore di eccellenza riconosciuto a livello internazionale.

Il kiwi, oggi uno dei prodotti di punta della frutticoltura della nostra Regione - dove ha trovato condizioni pedoclimatiche favorevoli, con importanti valori destinati all’esportazione - raggiunge il livello ottimale di maturazione per la raccolta a partire dagli inizi di ottobre . La normativa comunitaria prevede (Reg. CE 1673/2004) che il frutto debba raggiungere i 6.2 gradi Brix per il prodotto “condizionato”, ovvero predisposto per la commercializzazione (i gradi Brix sono un parametro che misura il contenuto zuccherino).
Una raccolta troppo anticipata, che non permette di far raggiungere correttamente al prodotto gli standard qualitativi ottimali, rischia di pregiudicarne la qualità e l’immagine sul mercato: di qui la necessità di attenersi alle procedure.

“ E’ importante – afferma l’Assessore Taricco – che le tempistiche previste e i parametri qualitativi siano rispettati da tutti i produttori, perché solo in questo modo si può garantire che il prodotto piemontese commercializzato risponda agli standard di eccellenza che ne costituiscono il punto di forza. Abbiamo voluto riunire allo stesso tavolo l’intera filiera produttiva e gli enti preposti ai controlli e abbiamo riscontrato un pieno accordo: crediamo che l’immagine e la qualità delle nostre produzioni debbano essere assolutamente salvaguardate per garantire prospettive di sviluppo dell’intero settore.
Nei prossimi mesi ci attiveremo anche presso il Ministero per richiedere una revisione dell’attuale normativa, con l’introduzione di date minime per l’avvio della raccolta e di modalità di controllo più incisive .”

L’incontro, svoltosi presso l’Assessorato all’Agricoltura e presieduto dall’Assessore Mino Taricco, ha visto la presenza del Direttore dell’Area Ispettiva di Agecontrol, Giuseppe Confaloni (l’agenzia nazionale preposta ai controlli di qualità sui prodotti ortofrutticoli), dei rappresentanti dell’Agenzia delle Dogane (Direzione Regionale e Uffici di Cuneo), delle organizzazioni professionali agricole, delle organizzazioni dei produttori e degli esportatori-importatori.


Il kiwi in Italia e in Piemonte.
Il positivo trend degli investimenti a kiwi in Italia ha condotto la consistenza degli impianti nel 2007 a 26.700 ettari ; la produzione in costante crescita ha superato le 500.000 tonnellate e rappresenta circa il 70% della produzione dell’Emisfero Nord. Le proiezioni al 2009 danno un incremento del 6% rispetto a dicembre 2006.
Il Piemonte rappresenta la seconda regione italiana, dopo il Lazio, per la produzione di kiwi: circa 5.000 ettari , distribuiti prevalentemente nella Provincia di Cuneo e in quella di Torino, per oltre il 20% della produzione italiana.
Il Kiwi rappresenta anche la maggior realtà del nostro export (+12% rispetto al 2006 per 1.000.000 di q.li esportati dal Piemonte), con prospettive di crescita importanti, anche grazie all’apertura di nuovi mercati.
Gli investimenti a Kiwi nel mondo sono raddoppiati rispetto agli anni ’90, raggiungendo i 140.000 ettari. L’importanza dei vari Paesi produttori è determinata dalla loro capacità d’esportazione: i paesi più significativi risultano così la Nuova Zelanda ed il Cile per l’Emisfero Sud e l’Italia per l’Emisfero Nord.
L’ortofrutta piemontese occupa complessivamente una superficie di 51.273 ettari , che rappresentano il 5% della superficie agricola totale della Regione, ma hanno un peso pari al 15% in termini di produzione ai prezzi di base (480 milioni di euro – dati 2007); 10.800 sono le aziende frutticole.

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