LA CANDIDATURA DI RIACE AL NOBEL PER LA PACE, UN SEGNO DI SPERANZA

Credo sia una cosa buona che grazie alle quasi 100.000 firme di semplici cittadini, 1.300 Associazioni e 2.400 professori universitari possa essere candidata al premio Nobel per la Pace 2019  l'esperienza di accoglienza e integrazione di Riace, dove, guidata dal Sindaco Mimmo, Lucano la comunità hanno accolto oltre 6.000 immigrati che hanno, a loro volta, insieme con gli abitanti rimasti, cambiato il volto di questo paese della Locride in via, come tanti purtroppo,  di inarrestabile spopolamento.
L’Organizzazione per le Migrazioni dell’ONU – OIM ha stimato che solo negli ultimi 5 anni, nella sola rotta Libia-Italia, le vittime sono state 17.644, una vera e propria ecatombe, più della metà di tutti i migranti morti nel mondo.
Di fronte ai migranti che fuggono da conflitti e povertà l’esperienza di Riace è un simbolo e la dimostrazione concreta e tangibile che l’inclusione è possibile. Il suo modello è stato imitato da alcune centinaia di comuni italiani sostenuti dalla Rete dei Comuni Solidali e Virtuosi e da numerosi altri municipi in Germania e in altre Nazioni. Per questo la candidatura di Riace ha un valore anche simbolico e rappresenta un segno di speranza.
L’esperienza di Riace nasce nel 1998 quando sulla spiaggia di Riace arriva una imbarcazione con 220 curdi, di fronte a quel fatto la comunità di Riace guidata da Domenico Lucano mette a disposizione spazi e case. 
Da quel gesto di apertura parte una rinascita della comunità che porta a rivitalizzare, con la presenza e l’impegno di residenti e nuovi arrivati,  la vita dei borghi, porta all’apertura di botteghe artigiane e alla crescita di un fiorente turismo sociale e solidale. Riaprono le scuole e un asilo multietnico, si crea un ambulatorio medico, si rimettono in moto attività produttive e commerciali. 
In qualche misura una esperienza di rinascita di una intera comunità.
L’esperienza di Riace ha difeso e ha restituito prospettive alla comunità riacese, ha restituito dignità a persone in fuga e senza futuro, e dimostrato all’Italia, all’Europa ed al mondo che l’accoglienza è una strada possibile, umana e feconda di opportunità e di speranza per il futuro.

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