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QUOTA 100: UN EVIDENTE DANNO PER GLI ALTRI CITTADINI IN DIRITTO DI PENSIONE

Oggi, insieme a numerosi colleghi ho voluto interrogare i Ministri del Lavoro ed il Ministro dell'Economia per chiedere una rapida iniziativa di governo al fine di evitare che l'erogazione delle pensioni "quota 100" determinino ingiustificati ritardi nella suddivisione di tutte le altre pensioni agli aventi diritto facendo porre quindi l'attenzione sugli effetti che potrebbe provocare tale erogazione su tutti quei cittadini in diritto di pensione che faranno richiesta secondo i requisiti "comuni"

Con il decreto-legge n. 4 del 28 Gennaio 2019, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 marzo 2019 n. 26, è stato introdotto in via sperimentale, per il triennio 2019-2021, il diritto a conseguire la pensione anticipata in presenza di un requisito anagrafico pari a 62 anni e di un'anzianità contributiva minima di 38 anni, la meglio conosciuta come "Quota 100"

Per assegnare tali diritti di pensione, con decorrenza 1° Aprile, risulteerebbero consentite, in via straordinaria, le liquidazioni provvisorie anche in assenza del certificato Unilav, ovvero del documento del datore di lavoro che attesta la cessazione del rapporto di lavoro, e risulterebbe inoltre che i premi di produttività ai dipendenti sarebbero legati alla velocità di definizione di tali pratiche (indicatori di qualità specifici fondati su coefficienti di ponderazione tanto più elevati quanto minore è il tempo di definizione), il tutto per accelerare i tempi di definizione delle domande (sia nei tempi di liquidazione della pensione "quota 100", sia nei tempi di accreditamento della pensione stessa), sostanzialmente a scapito delle pensioni con requisiti "comuni"

A seguito della presentazione delle prime domande, si sta creando una situazione a dir poco paradossale; la volontà di accelerare la definizione delle pratiche correlate all'erogazione di "quota 100" nella prima finestra utile, ha determinato un serio rallentamento nella definizione di tutte le pratiche "altre", legate a pensioni di vecchiaia, anzianità o reversibilità, per tutti quei cittadini che hanno quindi chiesto o chiedono oggi la pensione secondo i requisiti "comuni"

Questa situazione rischia, da una parte di corrispondere ad alcuni "quota 100" ratei indebiti e dover poi procedere, in un secondo momento, al loro recupero, mentre invece si dovrebbe procedere in via preventiva ad ogni opportuna verifica di corrispondenza tra le dichiarazioni rese nella domanda e le informazioni presenti in Unilav - come avviene, per altro, per qualsiasi altro cittadino che richiede la pensione "normale". D'altra parte, l'inserimento di premi di produttività legata alla definizione delle "quote 100", ai dipendenti, e la conseguente accelerazione dei tempi di definizione delle domande, rende quanto meno evidente la volontà dell'amministrazione di favorire la definizione celere delle pensioni "Quota 100", il che in sè non sarebbe un problema se fosse attuato a condizioni ordinarie, e soprattutto se non comportasse un ritardo nella trattazione delle pensioni "comuni".

Per questi motivi ho voluto interrogare i Ministri interessati per domandare loro se non ritengano ingiusto ed ingiustificato porre su un binario preferenziale la definzione delle pratiche, la liquidazione e l'erogazione delle pensioni per "quota 100", a scapito delle "normali!, determinando appunto un evidente danno nei confronti di ogni altro cittadino che ha avanzato richiesta per pensioni diverse.

Lascia poi decisamente sconcertati la decisione delle deroghe, le premialità promesse ed una velocità di procedimento non garantita a nessun'altra "pensione normale", anche perchè l'applicazione di dette scelte per le sole pensioni "quota 100" finirà per determinare ingiustificate sperequazioni e ritardi a tutte le altre domande di pensione a cui hanno diritto i cittadini italiani"

Per ulteriori approfondimenti si allega il testo integrale dell'interrogazione

 




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