TRENT'ANNI DOPO, IL DOVERE DI RICORDARE E DI FARE MEMORIA

Trent'anni fa l'Italia ha vissuto una stagione devastante da tutti i punti di vista, mettendo a rischio la stessa tenuta democratica del paese, ed in questo quadro di disorientamento sociale, economico e politico-democratico la mafia, che si sentiva minata dall'azione di un pool di magistrati che avevano trovato strumenti e azioni capaci di metterla in discussione, decise, in collaborazione con poteri e ambiti istituzionali infedeli, una serie di attentati.

In due di questi persero la vita alcuni dei servitori più fedeli dello stato e delle loro coscienze.

Nel primo a Capaci il 23 maggio 1992, persero la vita il giudice Giovanni Falcone e la moglie Francesca Morvillo, anche lei magistrato, e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro, ed il secondo il 19 luglio 1992 a via D'Amelio furono assassinati il Giudice Paolo Borsellino e i cinque agenti della scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.

Quella dolorosissima perdita di vite giuste ha creato un discrimine per il paese. Dopo quei fatti di sangue del 1992 la coscienza del nostro paese sulla legalità e sulla lotta alla illegalità è chiamata a fare un salto di qualità anche culturale.

La mafia si combatte sicuramente con azioni concrete , con il lavoro della magistratura e delle forze dell’ordine ogni giorno , ma anche piantando semi di una società diversa e più giusta , e mettendo a dimora ogni giorno giardini nuovi di una cultura diversa .

Nulla e nessuno deve essere dimenticato , in questo senso la lettura dei nomi di Libera è ogni anno un momento di memoria importante .

Il ricordo delle persone che hanno dato la vita per la nostra sicurezza , le loro azioni e le tante iniziative che ne sono nate , sono un seme di futuro importante .

In allegato l'inserto che La Stampa ha pubblicato in occasione del ventennale, che mi pare continui ad essere una bella pagina di giornalismo e di informazione.


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