IL PD RIMANE LA MIA CASA POLITICA

Come sapete, nei giorni scorsi  Matteo Renzi, e con lui un gruppo di parlamentari, ha deciso di lasciare il PD e di dare vita ad un nuovo soggetto politico.

Come ho già avuto occasione di dire e di scrivere, ho sperato sino all’ultimo che ciò non avvenisse, perché credo sia stato un errore di chi lo ha compiuto e una sconfitta per tutti.

Capisco il senso di molte spiegazioni, ma non condivido né la scelta, ne i tempi, né i modi, per questo ho spiegato da subito a Matteo che non lo avrei seguito.

Il PD, che è stato e continua ad essere baluardo di democrazia in questo paese, e rimane la mia casa politica.

Sono stato eletto nel Partito Democratico, e continuerò in questo partito il mio impegno istituzionale e politico.

Credo che per chi, come me, in questi anni ha rappresentato in questa comunità politica un punto di vista, sia sul piano valoriale, sia su quello dei contenuti concreti, maggiormente ispirato ad una visione più riformatrice, più vicina alle sensibilità dei corpi intermedi, alla vita delle piccole imprese e delle piccole realtà locali, ai mondi produttivi, più vicina al privato sociale, all’associazionismo ed al volontariato comunitario, adesso la sfida sia di mettere in campo i massimo impegno perché queste sensibilità rimangano al centro, e anzi rafforzino la loro presenza, negli obiettivi di impegno del Partito Democratico. Proprio quelle radici innervate dal cattolicesimo democratico che insieme a tanti altri ci portiamo dietro, dopo questa divisione richiederanno un supplemento di impegno perché il Partito Democratico non sia impoverito su questi temi da questa uscita.

Credo che quel progetto di straordinaria innovazione politica e sociale che ha originato il PD possa ancora motivare e chiedere l’impegno e la generosità di tante energie, credo che lo chieda il nostro Paese, lo chiedano la nostra gente e i nostri territori.

Quest’anno per la prima volta NON andrò alla Leopolda, che non sarà più un luogo di arricchimento del dibattito del partito, ma diventerà nei fatti l’assemblea fondativa di un ALTRO soggetto politico, e lo dico onestamente credo questo non sia un bene per il centrosinistra e per il Paese.

La vera sfida, in Europa ed in Italia, cui sono chiamate le forze riformatrici, europeiste e democratiche, oggi e nei prossimi anni, è di rendere evidente una alternativa credibile alle destre sovraniste, che stanno assumendo sempre più caratteri di chiusura, con venature xenofobe, e di istigazione di rancore sociale, e per il successo di questa sfida non serve un nuovo partitino, ma un Partito Democratico più forte e aperto che ne sia riferimento.  

Ciò che è accaduto è per tutti una chiamata all'impegno e alla generosità. 

In gioco non ci sono soltanto i futuri risultati elettorali, ma c’è il futuro del Paese.     

Mino Taricco 


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