Sono giorni caldi quelli che stiamo vivendo, e non solo per il quadro di riforme e le questioni che queste ci pongono, ma anche per le nuove vicende corruttive che, dopo altre stagioni nefaste, avremmo voluto non tornassero più ad accadere.
Ciò che sta emergendo in questi giorni circa l’inchiesta Mafia capitale è veramente un qualcosa che colpisce allo stomaco. E’ una questione su cui la Magistratura dovrà fare luce, ma è anche una questione che, dopo tanti scandali in tanta parte d’Italia degli ultimi anni, evidenzia emergenze su cui la “politica” è chiamata con grande attenzione a riflettere.
Molto bene ha fatto il Presidente del Consiglio Renzi ad annunciare subito le quattro proposte nel prossimo Consiglio dei Ministri
E molto bene ha fatto il Partito Democratico a commissariare il PD romano, nominando come commissario Matteo Orfini, con il compito di fare piazza pulita di ogni contaminazione.
Come ho già detto per la vicenda generale così come per i risvolti che toccano il nostro partito, la Magistratura farà il suo corso e noi abbiamo piena fiducia nel suo operato.
Ma non possiamo fermarci qui.
Ciò che è successo a Roma, dopo le vicende Expo e Mose, che avevano portato alla nomina all’Autorità Anticorruzione del Magistrato Cantone, rende sempre più evidente che la lotta alla corruzione è una questione centrale oltre che per gli aspetti economici, anche per i risvolti che riguardano la democrazia nel nostro paese.
Le riforme per dare trasparenza e la necessità di semplificare e di sburocratizzare traggono da questi fatti ragioni e motivazioni per fare prima e per fare in modo più radicale.
Una seria riflessione dovremo avere la capacità di fare anche sui legami tra politica ed economia e sulla trasparenza dei collegamenti e dei contatti tra questi due mondi.
Dal mio punto di vista continuano a girare troppi soldi intorno alla “politica”, personalmente ho sostenuto con forza l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, non per sostituirlo con altre forme di finanziamento, ma per creare le premesse di un ritorno della politica all’essenziale ad un recupero della sobrietà perduta, valore importante sempre, ma soprattutto in questo momento di difficoltà e di fatica di tante persone e famiglie.
Alcuni osservatori ed alcuni politici hanno colto l’occasione di questa vicenda an che per trarre indicazioni sui sistemi elettorali, nella fattispecie richiamando i rischi del voto con le preferenze come anticamera del malaffare.
Sono convinto da sempre che non ci sia un sistema giusto e dei sistemi sbagliati, ma vi sono tanti buoni sistemi possibili, ognuno con pregi ed alcuni limiti, e per superare l’attuale situazione di stallo creata da una “legge porcata” che è stata corretta dalla Corte Costituzionale in una nuova legge che non garantisce però Governabilità.
Bisogna quindi cercare il miglior sistema possibile ma anche il sistema su cui si riesce a creare il massimo consenso possibile delle Camere per poterlo approvare.
Personalmente sono convinto della necessità che tra gli eletti, di ogni ordine e grado di rappresentanza, il maggior numero possibile sia scelto direttamente dai cittadini. Ne sono convinto perché credo che la “democrazia” sia questo : i cittadini che scelgono i loro rappresentanti, ma anche perché non credo che un Parlamento scelto dai partiti e dalla loro dirigenza, sia migliore di uno scelto dai cittadini e le esperienze di questi anni sono li a dimostralo.
Voglio veramente sperare parafrasando De Andrè che “dal letame possano nascere i fiori”, che ciò che è successo possa risuonare come allarme per partiti ed Istituzioni, con una forza tale da portare a ripensare modelli organizzativi e strumenti per superare la permeabilità alla corruzione ed al malaffare che questa vicenda ha reso evidente.
Una ultima considerazione, nella vicenda di delinquenza, di “mafia” e di malaffare romana uno dei maggiori indagati Buzzi è il presidente di una cooperativa sociale che si occupa di inserimento lavorativo di ex detenuti e di persone con un passato difficile, e questo ha portato molti commentatori ad una equazione superficiale di condanna in blocco, per lo più in modo peloso e strumentale, della cooperazione ed in particolare della cooperazione sociale.
Chi conosce la cooperazione, e la cooperazione sociale in particolare, sa che in quel mondo la stragrande maggioranza delle persone è animata da valori, scelte di vita, rigore etico e capacità di rinuncia che meritano tutto il nostro rispetto e tutta la nostra stima.
Voglio esprimere ai soci della cooperativa “29 giugno” e ai soci e dirigenti della cooperazione sociale tutta la mia vicinanza e tutta la mia solidarietà per il danno di immagine che hanno ricevuto.
Se vorremo aiutare il tanto bene che esiste a crescere a dispetto del marcio che purtroppo gode di più grande attenzione comunicativa, dovremo imparare a vederlo e a distinguere il buono dal cattivo.