ABBIAMO BISOGNO D'EUROPA
Abbiamo grande bisogna di Europa, quell’Europa di cui oggi parliamo solo e sempre identificandola con la crisi e con la sua moneta in difficoltà.
Un’Unione che fatica a raccontarsi, a riconoscere ciò che la unisce, che si mostra in balia delle spinte alla disgregazione.
Eppure Europa significa milioni di persone che viaggiano ogni giorno senza dover più tirar fuori la carta d’identità, sono i ragazzi che volano low cost e studiano o lavorano lontano da casa, sono gli imprenditori che scambiano prodotti senza più guardare ai confini e alle nazionalità, sono le migrazioni interne, i modi di vestirsi e di sentire musica e le mete
comuni dove andare in vacanza.
Quando in redazione sono arrivate le foto che vedete in questo fascicolo , commissionate a un fotografo italiano da un giornale francese (Le Monde), non riuscivo ad attribuire la nazionalità ai volti e pensavo che l’italiano fosse uno dei due maschi.
Mi sbagliavo e mi sono reso conto che oggi esiste davvero un giovane europeo, capace di condividere passioni e paure come mai era successo in questo continente, dilaniato per secoli da guerre e oggi - come ci ricorda Umberto Eco - da quasi settant’anni in pace.
«Curiosamente - scrive Sylvie Kauffmann, che dirige la redazione di Le Monde, spiegando questa nostra iniziativa comune - non esiste un giornale europeo che racconti la vita quotidiana e comune dei 27 Paesi, più modestamente abbiamo deciso di cominciare a sei e di creare un supplemento comune con lo scopo di incrociare i nostri sguardi e raccontare insieme quello che ci unisce ». E questa mattina lo faremo in due milioni di copie.
Oltre dieci milioni di lettori, da Madrid a Torino, da Monaco a Varsavia, potranno leggere
interviste, reportage, inchieste e analisi pensate in modo europeo, nate in riunioni comuni e con lunghe discussioni via mail. Realizzate da giornalisti di sei Paesi e poi pubblicate da tutti.
«Sguardi incrociati» significa pubblicare il testo di un giornalista polacco in Inghilterra o di un italiano in Francia, e realizzare un giornale autenticamente europeo è possibile solo se si mostra grande fiducia verso il lavoro degli altri e si accetta una cessione
di sovranità in quel prodotto nazionale che è un giornale. Il risultato è oggi qui e ci mostra che l’Europa è qualcosa di vivo ed è qualcosa che va oltre gli spread.
Qualcosa di cui bisogna riscoprire le radici e i valori e difendere dai populismi.
Abbiamo cercato di farlo andando alla radice dei problemi, senza retorica e senza nascondere le difficoltà. Pensiamo che sia un viaggio che vale davvero la pena di raccontare e di leggere.
mario.calabresi@lastampa.it