ABOLIZIONE CONTRIBUTI ALLA PICCOLA EDITORIA

La scelta, prevista al comma 810 dal maxiemendamento alla Legge di Bilancio 2019, di tagliare in tre anni, fino a cancellarli, i contributi all’editoria è la conseguenza diretta di una visione tutta ideologica e anche settaria dell’informazione, il “basta ai giornali finanziati con i soldi pubblici” è stato infatti uno dei mantra negli anni del Movimento 5 Stelle, ed ora evidentemente di tutte le attuali forze di governo, ma è un mantra, come tanti altri peraltro, in larga parte falso o comunque volutamente parziale. In questo caso vengono tagliate risorse soprattutto alla piccola editoria locale che con poche decine di migliaia di euro garantivano decine di posti di lavoro e soprattutto garantivano una voce, una informazione a forte radicamento locale e comunitario.  
Il disegno a me pare molto chiaro, ed è meno informazione se non è a favore.
Per questo tante piccole testate ed organi di informazione locali, sono considerati non una risorsa ed una opportunità, non  voce e ricchezza di tante comunità e di minoranze linguistiche, ma un problema perché non si possono controllare.
E per questo il punto c) del comma 810 della legge di bilancio prevede contributi che saranno decisi con un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, suona non bene, perché sostituire una misura automatica generale, che fissa norme automatiche e trasparenti a priori con una norma di finanziamenti a progetti con scelta su base di criteri che saranno da definire, potrebbe essere letto come un tentativo di poter scegliere chi sostenere. Ovviamente vigileremo affinché non avvenga, ma è una scelta sbagliata e non indenne da conseguenze tra cui il rischio di migliaia di licenziamenti. 

Su questo tema tra l’altro molte delle informazioni che sono circolate erano approssimative ed in  moltissimi casi volutamente fumose e parziali.

Di seguito alcune informazioni puntuali :

Con una legge del 1981 si era stabilito che in Italia fosse previsto un contributo fisso per ogni copia stampata, con la cifra che subiva una maggiorazione del 15% nel caso il giornale fosse edito da una cooperativa di giornalisti.
Nel 1990 poi le già ampie maglie del finanziamento venivano allargate ulteriormente anche ai giornali organi di partito presenti al Parlamento Europeo: per avere i soldi quindi bastava avere anche un solo eurodeputato.
Nel 2008 però il parlamento metteva mano alla legge sul finanziamento all’editoria, abolendo per prima cosa ogni criterio legato alla tiratura. 

E alla fine nel 2014 il sistema di contribuzione diretta è stato abolito.

Al momento quindi esisteva solo più una forma di finanziamento regolata dalla legge n.198 del 2016, che definisce chi può richiedere il contributo pubblico.
Cooperative giornalistiche;
Enti senza fini di lucro e imprese possedute interamente da enti senza fine di lucro;
Quotidiani e periodici delle minoranze linguistiche;
Imprese ed enti che editano periodici per non vedenti o ipovedenti;
Associazioni di consumatori;
Imprese editrici di quotidiani e periodici diffusi all’estero e le radio e TV locali.
Contrariamente a quello che avveniva in passato, erano esclusi invece dal finanziamento i giornali organi di partito e quelli che fanno capo a gruppi editoriali quotati o che comunque sono partecipati da società quotate.

Per chi fosse interessato  QUI IL LINK  AL DIPARTIMENTO
INFORMAZIONE ED EDITORIA
 con tutti i dati degli ultimi anni.


In allegato testo dell’emendamento e della relazione tecnica  


  Scarica allegato 1
  Scarica allegato 2

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Provvedimento n.229 dell'8 maggio 2014 - pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 126 del 3 giugno 2014.

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