ACCORDO OSCE PER LOTTA ELUSIONE FISCALE
L'Ocse ha calcolato in un documento che accompagna l'accordo con G20 e 60 Paesi partner sulle 15 azioni di contrasto contro l'elusione fiscale da parte delle grandi aziende che i mancati introiti in imposte sul reddito delle società, a livello mondiale, provocati dalle pratiche di elusione ed ottimizzazione fiscale "potrebbero essere tra il 4% e il 10% del gettito globale di queste imposte, ovvero tra i 100 e i 240 miliardi di dollari all'anno”.
Pratiche di «ottimizzazione fiscale» che consentono a multinazionali come Apple e Starbucks di pagare le tasse non nel Paese di produzione ma in quello con le regole tributarie più favorevoli.
Per contrastare tale fenomeno l’Ocse, su mandato del G20, ha definito una serie di azioni — in tutto 15 — sulle regole che riguardano le grandi e grandissime aziende, quelle che hanno stabilimenti in giro per il mondo.
La lotta all’elusione è pronta a partire, ha detto il segretario generale dell’Ocse Angel Gurria annunciando il completamento dei nuovi strumenti di azione, sui quali c’è già l’accordo con il G20 e oltre 60 Paesi partner, e la sua presentazione al vertice finanziario dei Venti Paesi più ricchi del mondo in programma da giovedì a Lima.
Nella lista oltre ai sette punti già concordati nel 2014, tra cui c’era un capitolo sull’economia digitale, sono comprese misure contro trasferimenti finanziari fittizi, indebite deduzioni di interessi e filiali fantasma, oltre a un sistema di monitoraggio dei risultati.
La lotta alla elusione e alla evasione fiscale sono una questione di giustizia sociale, prima ancora che di recupero di mancate risorse fiscali in chiave di maggiori servizi e di riduzione del debito.
Per questo l’accordo tra i G20 e i 60 paesi partner è un fatto importante che va nella direzione giusta.