APPROVATO CON FIDUCIA AL SENATO IL DECRETO SICUREZZA

È stato approvato con voto di fiducia al Senato formalmente nella giornata del 7 novembre.
La fiducia è stata posta su un Maxiemendamento predisposto al di fuori del lavoro fatto in Commissione e quasi tutti i Senatori, compresi quelli di maggioranza, ne hanno preso visione dopo la comunicazione della decisione di apporre la fiducia.

Il Decreto affronta i temi dell’immigrazione e della sicurezza mettendoli  insieme per scelta politica, è sicuramente l’emblema e la bandiera di una sintesi culturale che non solo non è accettabile, ma rischia di essere solamente propaganda, allontanandosi dalle soluzioni vere, contiene molti punti a rischio di incostituzionalità e poco o nulla delle soluzioni ampiamente annunciate in campagna elettorale.

A parte le norme sull'antiterrorismo e il Daspo nei mercati, sulla sicurezza praticamente non contiene altro, mentre aumenterà la necessità di sicurezza e di forze dell’ordine senza pero dotarsi delle risorse necessarie. 

Infatti :
- Le misure sull'immigrazione in realtà aumentano la domanda di sicurezza, perché eliminare una delle fattispecie per la concessione del permesso di soggiorno (quella sulla protezione umanitaria), ingrosserà di fatto il numero degli irregolari o i privi di diritto a rimanere in Italia, senza però aver messo a punto strumento realmente capaci di poter concretizzare i rimpatri, e difatti in questi mesi il loro numero è calato rispetto a quelli effettuati dal Ministro Minniti, perché per i rimpatri ci vogliono accordi e cooperazione internazionale, tema sul quale al momento non vi è stato alcun piano strategico di questo Governo.
- Aumentare il numero degli irregolari e dei clandestini, che si aggiungeranno a quelli già presenti sul territorio italiano da anni,  vuol dire aumentare il numero di coloro che hanno poco da perdere e quindi aumentare il rischio di insicurezza.
- L’aver deciso di non utilizzare più gli SPRAR per i richiedenti asilo comporterà una loro permanenza nei CAS (Centri di Accoglienza Straordinaria), e la annunciata riduzione delle risorse da 35 a 20 euro a persona, produrrà  il risultato nei CAS dell’aumento delle persone con minori risorse, e quindi una presumibile maggiore turbolenza e la conseguente necessità di maggiore controllo.
- L’abrogazione dei permessi per motivo umanitario inoltre  non consentirà di valutare la vera situazione delle persone che arrivano sulle nostre coste dopo un lungo e duro viaggio mettendo a rischio la propria vita.
–      Superare il modello di accoglienza diffusa,  con progetti condivisi dai Comuni, dava la possibilità di affrontare il problema in modo molto più gestibile, aveva permesso anche significative esperienze di integrazione e di sviluppo, che poteva maggiormente coinvolgere anche l'Associazione nazionale dei Comuni italiani (ANCI) che non a caso aveva richiamato alla necessità di permettere di continuare i progetti già in corso, mentre aumentare i tempi di permanenza nei centri con alta concentrazione, produrrà solo una esasperazione delle situazioni e una gestione meno umana.

Il quadro che si crea è quanto di più lontano dal rimpatrio immediato di 500.000 irregolari promesso in campagna elettorale.

Alcune misure poi suscitano forti dubbi di costituzionalità, come
hanno fatto notare alcuni costituzionalisti
 
a partire dalla sospensione della richiesta d’asilo nel caso di una sentenza di primo grado. È un principio sbagliato sia nei confronti del richiedente asilo sia di fronte al nostro ordinamento, perché mette in discussione il principio costituzionale della presunzione di innocenza. 

Vi è poi una questione di fondo, il tentativo di veicolare il messaggio che se si risolvono problemi dell’immigrazione si risolvono anche i problemi della sicurezza, è strumentale e falso. 
Ora  a parte che non si risolvono i problemi dell’immigrazione, in questo provvedimento non vi sono strumenti per il contrasto alle mafie, alla droga e a moltissimi altri aspetti che avrebbero dovuto essere presenti se si voleva parlare seriamente di sicurezza.

Inoltre si aumenta senza nessuna giustificazione, da due a quattro anni, il tempo in cui una persona straniera si vedrà riconosciuta la cittadinanza, sia attraverso il matrimonio che attraverso la naturalizzazione, e se si estende questa misura anche ai procedimenti già in corso,  rendendo evidente che l'intento del provvedimento è veramente solo quello di rendere più respingente il nostro Paese, di renderlo più chiuso e più opprimente, nei confronti di chi, nel pieno rispetto delle regole chiedeva di diventare cittadino italiano.

NON è un provvedimento per contrastare illegalità e creare sicurezza, anche perché  nel provvedimento non vi è traccia di fondi e di interventi contro le organizzazioni criminali che vivono grazie al traffico di migranti così come non si riscontrano misure volte a rendere più sicuri i nostri territori.

UNA GRANDE OCCASIONE PERSA E CON OGNI PROBABILITA'  UN ALTRO PASSO VERSO UNA SOCIETA' PIU' DIVISA E PIU' INSICURA.

In allegato il maxiemendamento e la Relazione di minoranza 


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Provvedimento n.229 dell'8 maggio 2014 - pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 126 del 3 giugno 2014.

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