APPROVATO IL TESTO DI LEGGE SULL’AGRICOLTURA SOCIALE
Approvato stamattina in commissione, dopo una lunghissima elaborazione e una complessa ricerca di sintesi, di diverse sensibilità, su diversi temi, il testo di Legge sull’agricoltura sociale.
L’agricoltura sociale è una pratica che è stata oggetto di crescente attenzione, ed ha visto recentemente un significativo sviluppo, che attraverso iniziative promosse in ambito agricolo e alimentare da aziende agricole, ma anche cooperative sociali, intende attuare molteplici iniziative a valenza sociale e sanitaria, in particolare favorendo iniziative di reinserimento terapeutico di soggetti svantaggiati nella comunità e al contempo producendo beni.
Si tratta, in sintesi, di un vero e proprio strumento di welfare territoriale, che coinvolge una pluralità di soggetti giuridici, enti, aziende agricole e cittadini per finalità sociali operando in ambito agricolo.
La forma di aggregazione più comune che permette l’applicazione di queste politiche, è la cosiddetta “azienda agri-sociale” o ”fattoria sociale“.
Si tratta di una fattoria o azienda tradizionale, o di un allevamento di animali di vario genere, economicamente e finanziariamente sostenibile, e gestita da una o più persone associate. L’azienda svolge la propria attiva agricola o zootecnica per vendere i propri prodotti sul mercato ma lo fa in maniera “integrata” e a vantaggio di soggetti deboli (portatori di handicap, tossicodipendenti, detenuti, anziani, ecc.), residenti in aree fragili (montagne o centri isolati) ed in collaborazione con istituzioni pubbliche.
L’attività dei soggetti coinvolti può vedere la necessità di moltissime professionalità, oltre a quelle più specificatamente agricole e zootecniche, anche di assistenti sociali, psicologi, educatori, e può essere declinata in diverse modalità.
Molte sono le attività praticate in ambito socio riabilitativo e terapeutico, dalle terapie assistite con gli animali (pet-therapy, ippoterapia, onoterapia) e quelle ortoculturali.
Ma l’agricoltura sociale è un anche uno strumento di recupero di ruolo sociale e professionale, visto che una delle finalità è favorire il reinserimento nel mondo del lavoro attraverso l’acquisizione di manualità e di tecniche e pratiche agricole.
Secondo recenti analisi numero delle fattorie sociali in Italia è cresciuto considerevolmente negli ultimi anni, con una crescita dell’incidenza delle aziende agricole sul totale dei soggetti che praticano l’agricoltura sociale. Sebbene la cooperazione sociale resti la forma giuridica più diffusa, il settore agricolo ha registrato nel 2010 un +33% del totale degli operatori, rispetto al 2007.
Il dinamismo di questa realtà è testimoniato dalla massiccia presenza di giovani e donne, con alti livelli culturali, provenienti anche da settori extra-agricoli.
Le pratiche agri-sociali più diffuse sono caratterizzate da un’attività agricola ad alta intensità di lavoro: si pratica la vendita diretta o attraverso GAS, prediligendo sempre la filiera corta, c’è una notevole diversificazione del business che si esprime nel mix di attività complementari come ristorazione, agriturismo, didattica insieme alla tutela ambientale.
Vista l’importanza che tale fenomeno sta assumendo e gli enormi benefici sociali ed economici che ne derivano per le comunità, e vista la frammentarietà e la diversificazione delle modalità con le quali le varie Regioni stavano regolamentando o non regolamentando il settore, era necessaria una iniziativa legislativa per definirne i contorni e le norme di riferimento e le iniziative di sostegno.
L’Unione Europea definisce tra l’altro l’agricoltura sociale come “il nesso fondamentale tra agricoltura sostenibile, sicurezza alimentare, equilibrio territoriale, conservazione del paesaggio e dell’ambiente, nonché garanzia dell’approvvigionamento alimentare” e ne ribadisce lo status di soggetto privilegiato per le politiche di welfare dei suoi stati membri.
Il primo passo è stato compiuto.
Adesso speriamo che possa presto essere iscritta all’ordine del giorno in Aula.
Mino Taricco