Altro che chiudere. La Giunta regionale riconosca e valorizzi il presidio di Caraglio.

Il consigliere regionale PD Mino Taricco ha presentato, come primo firmatario insieme ad altri consiglieri del territorio, un ordine del giorno per il riconoscimento e la valorizzazione dell’ospedale di Caraglio nell’ambito della rete regionale della lungodegenza e post acuzie.
“Nel gennaio 2011 la Giunta regionale ha definito i criteri di appropriatezza per le attività di recupero e rieducazione funzionale per le attività di lungodegenza, nel quadro della riorganizzazione complessiva del sistema sanitario e assistenziale piemontese”, spiega Taricco.
“Sul territorio del distretto di Dronero è presente il presidio di Caraglio, che con 30 posti letto opera in stretta connessione con l’ospedale Santa Croce e Carle di Cuneo. Lì viene svolta una attività in perfetta armonia e coerenza con i criteri definiti dalla Giunta regionale. Il presidio rappresenta un punto di riferimento imprescindibile per quanto riguarda la post acuzie e la lungodegenza per i residenti del distretto di Dronero. Ma ha un ruolo importante anche per il Distretto di Cuneo, essendo dotato in più di 10 posti letto di riabilitazione di II Livello e di 10 posti letto di nucleo stati vegetativi permanenti, a valenza sovra zonale su un’area di 60.000 abitanti”.
“Nonostante l’evidente importanza del presidio, l’amministrazione regionale intende andare a un forte ridimensionamento della struttura o, in alternativa, alla sua dismissione o all’affidamento della gestione a privati”.
“Sarebbe una scelta insensata”, commenta Taricco, che ricorda come la Regione abbia recentemente investito “2,2 milioni di euro per l’adeguamento della struttura caragliese, portandola a livelli di eccellenza anche dal punto di vista strutturale”.
“Di fronte anche alla mobilitazione della popolazione e alle 11 mila firme raccolte in un mese”, sostiene Taricco, “non resta che bloccare ogni ipotesi di chiusura o ridimensionamento. Si riconosca il ruolo attualmente svolto dal presidio di Caraglio, si confermino posti letto e livelli occupazionali e si operi per una ulteriore valorizzazione di una realtà sociosanitaria che rappresenta un fiore all’occhiello, non un ramo secco da tagliare”.


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