Approvata la legge regionale sui Distretti agroalimentari:
una nuova progettualità di territorio
Il Piemonte ha una nuova legge sui distretti agroalimentari, approvata oggi dal Consiglio Regionale (“Individuazione, istituzione e disciplina dei distretti rurali e dei distretti agroalimentari di qualità”), che introduce criteri più omogenei e flessibili per l’individuazione e la gestione delle realtà territoriali, caratterizzate da una forte vocazione rurale e agroalimentare e che sviluppano una economia integrata di filiera.
“Con questa nuova legge - spiega l’assessore all’Agricoltura Mino Taricco – abbiamo voluto introdurre un diverso modo di fare sistema sul territorio e una diversa modalità per la sua gestione, potremmo dire un nuovo approccio culturale, che non si limiti a distribuire risorse, ma punti a integrare gli attori della filiera - dalla produzione alla commercializzazione alla promozione - a coordinare le iniziative, a favorire la partecipazione di tutte le forze sociali ed economiche per uno sviluppo del territorio nel suo complesso. La normativa mira anche a regolare in maniera coerente settori sinora frammentati e, nello stesso tempo, a prevedere elementi di flessibilità che consentano un costante adeguamento al mercato. Questo nuovo modello organizzativo e progettuale, che è in linea con gli orientamenti nazionali e comunitari, crediamo possa costituire un fattore importante di crescita, di sviluppo sostenibile, un motore per la competitività dei nostri territori.”
Che cosa prevede la legge.
I Distretti agroalimentari di qualità sono sistemi produttivi territoriali, consolidati intorno a uno o più prodotti di riferimento, caratterizzanti e di significativa valenza economica, e che comprendono produzioni certificate o di prossimo riconoscimento in base alla normativa comunitaria.
I Distretti debbono essere inoltre caratterizzati da integrazione di filiera, da interdipendenza tra imprese agricole, aziende di trasformazione e commercializzazione, e l’indotto di carattere turistico-culturale. Possono essere compresi i sistemi territoriali nei quali prevale la produzione biologica.
I Distretti rurali sono sistemi produttivi a forte vocazione rurale, dove l’agricoltura è l’attività prevalente, caratterizza l’identità storica e territoriale dei luoghi, ed è integrata ad altre attività economiche (quali l’artigianato, la piccola industria, la ristorazione e la ricettività, le attività culturali), tali da valorizzare a propria volta le attività rurali.
Il Distretto è costituito da aree non necessariamente contigue dal punto di vista geografico, anche a carattere interregionale, dove sussistano correlazioni economico-culturali, così come lo stesso territorio può appartenere a più distretti; inoltre gli enti distrettuali possono essere stabili o flessibili, legati anche solo temporaneamente da obiettivi comuni di sviluppo dettati dalle condizioni di mercato e dall’evolversi delle condizioni socio-economiche.
Sono inserite nel sistema anche le aree di periferia urbana, che possono sviluppare attività agricole di utilità sociale e al servizio dei fabbisogni della città (dalla filiera corta alla gestione del territorio ad attività didattiche e informative), secondo l’ottica della multifunzionalità.
Il ruolo di capofila e di iniziativa nell’individuazione dei nuovi Distretti è affidato alle Province, che dovranno garantire il più ampio coinvolgimento dei soggetti sociali, economici e culturali del territorio, e le cui proposte dovranno essere approvate dalla Giunta Regionale. Il governo di Distretto è incentrato su forme di parternariato pubblico/privato; la partecipazione delle parti sociali ed economiche è garantita dal Tavolo di Distretto, organo collegiale a consultazione obbligatoria.
Ogni Distretto elabora e sottopone all’approvazione della Giunta Regionale un piano triennale di attività, che, a partire dall’analisi della situazione, individua gli strumenti e le strutture utili alla sua valorizzazione (quali, a titolo esemplificativo, le strade del vino e le strade dei prodotti di qualità, le attività agrituristiche, le agroteche, le Enoteche Regionali e le Botteghe del vino).
La nuova legge, in quanto norma di programmazione, non prevede stanziamenti di risorse specifiche - salvo le risorse necessarie per studi e monitoraggio - ma attinge a risorse ordinarie.
Per garantire continuità, vengono riconfermati i Distretti esistenti (riconosciuti ai sensi delle leggi regionali 20/1999 e 26/2003) mentre sono in corso di definizione nuove realtà territoriali.
I Distretti dei vini, sinora regolati da una legge specialistica (l.r. 20/99), vengono ricompresi all’interno della nuova legge, risolvendo così un anomalia normativa, e riconducendoli a un’unica entità territoriale.
Scheda: i distretti agroalimentari esistenti
riconosciuti nell’ambito della nuova legge regionale sui distretti agroalimentari di qualità.
Il Distretto dei Fiori, esteso nelle province di Biella, Novara e Verbano-Cusio-Ossola, sfrutta la sinergia di produzioni differenti per una maggiore competitività commerciale. Connota la propria attività con particolare riguardo alla ricerca e alla difesa del paesaggio.
Gli attuali distretti dei Vini (Distretto Langhe Roero Monferrato per il Piemonte Sud e Distretto del Canavese, Coste della Sesia e Colline Novaresi per il Piemonte Nord, previsti dalla legge 20/1999), convergono in un’unica entità territoriale, che sarà definita secondo le procedure stabilite dalla nuova legge approvata, garantendo così una miglior regia per realtà estese e significative dal punto di vista produttivo, che necessitano di una programmazione organica.
Il “Distretto del riso del Piemonte”, è esteso nelle province di Vercelli, Alessandria, Biella e Novara. E’ stato individuato per i vantaggi competitivi naturali della zona, con potenzialità di crescita, per lo sviluppo di economie esterne importanti e di cooperazione locale.
Il “Distretto del Settore Orticolo” è situato nella provincia di Alessandria, che si caratterizza per la produzione orticola e pataticola, fortemente orientata alla lotta integrata e biologica, ricca di numerose certificazioni (PAT, DOP, certificazioni di qualità) e una forte identità di filiera.
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Sarà oggetto di prossima approvazione, secondo la procedura ordinaria prevista dalla legge approvata, il Distretto della Frutta fresca, con capofila Cuneo, ed esteso alle altre province frutticole.