Approvata la risoluzione unitaria per l'etichettatura dei prodotti lattiero-casearei nazionali

E' stata approvata alla Camera la risoluzione a favore della tutela dell’etichettatura dei prodotti, in particolare quelli a base di latte. L’approvazione nasce per sostenere una ferma risposta alle iniziative intraprese in questo settore della Commissione europea. Il  Regolamento UE n.1169/2011 infatti, prevede che tra le informazioni obbligatorie nei prodotti alimentari non venga menzionata l'indicazione dello stabilimento di produzione e di confezionamento. La nostra normativa interna invece ne prevede l'obbligo, ma a seguito del Regolamento europeo la norma è stata abrogata e quindi ora l'indicazione rimane facoltativa per il produttore. La non obbligatorietà dell'indicazione dello stabilimento di produzione comporta un grave danno al nostro made in Italy in quanto si rischia di lasciare la libertà al produttore di produrre in qualunque sede europea o extra europea, danneggiando così le migliori produzioni nazionali.

Di recente poi, la Commissione europea ha contestato all’Italia la legittimità delle disposizioni contenute nella legge n.138 del 1974, che impongono ai produttori italiani di formaggio, a differenza di altri Paesi, di usare solo il latte nella loro produzione, proibendo l’uso di succedanei e vietando la detenzione, la produzione e la vendita di prodotti caseari preparati usando latte in polvere. La produzione dei formaggi a livello europeo può essere fatta con diverse materie prime, si può usare sia latte fresco che cagliate oppure cagliate congelate o semi-lavorati. Mentre in Italia è vietato l’uso di latte in polvere per trasformarlo in formaggi o prodotti lattiero-caseari, nelle altre nazioni europee è infatti possibile produrre formaggi con latte in polvere. Questi formaggi prodotti con latte in polvere arrivano sulla tavola dei consumatori italiani senza che essi ne siano consapevoli.

La mobilitazione dell’opinione pubblica e l’intervento del Ministro, sostenuto dalle petizioni lanciate da Coldiretti, da Slow Food e altri, hanno indotto la Commissione europea a concedere una proroga fino al 29 settembre 2015 del termine di risposta alla lettera di “diffida” sull’infrazione n.4170. Va considerato che un adeguamento del diritto nazionale a quello comunitario, come chiesto da Bruxelles, non riguarda le produzioni DOP e IGP per le quali non sarà mai possibile un utilizzo di materie prime diverse da quelle indicate nei rispettivi disciplinari. Ma resta il fatto che la fine del divieto di detenzione e utilizzo di latte in polvere, concentrato o ricostituito, per la produzione di formaggi e yogurt, rappresenta una soluzione al ribasso che rischia di compromettere la qualità di oltre 400 produzioni nazionali, in gran parte formaggi, la cui specificità ed originalità sta proprio nella qualità della materia prima utilizzata, ovvero il latte, oltre che nel valore dei saperi e dei territori. 

L’etichettatura dei prodotti alimentari è un tema molto forte per i nostri territori, considerato che l’Italia vanta un’eccellenza nella produzione dei prodotti agroalimentari senza pari altrove. Il patrimonio agroalimentare italiano è frutto di un’attenzione particolare alla qualità delle materie prime, l'indicazione dell'origine della materia agricola prevalente rappresenta una condizione fondamentale per informare correttamente il consumatore, in nome del principio della trasparenza e non è in conflitto con le norme che regolano il libero mercato. Il consumatore europeo si trova, oggi, nella situazione di non poter conoscere se un formaggio è prodotto con latte fresco o con latte in polvere, in quanto nelle etichette questa informazione non è prevista; l'Italia quindi si trova in una procedura di infrazione, in quanto la normativa nazionale non consente l'utilizzo di latte in polvere per la produzione di formaggio. Si tratta di una situazione inaccettabile, perché da una parte non si consente all'Italia di salvaguardare una tradizione casearia millenaria, e dall'altra si impedisce di informare correttamente il consumatore, il quale sarebbe molto interessato a sapere se la principale materia utilizzata nella produzione di formaggi o di yogurt sia costituita da latte fresco o da latte in polvere.

Il nostro Paese non può accettare uno status quo che non soddisfi le aspettative dei consumatori, desiderosi di informazioni chiare e trasparenti. Il Governo italiano sostiene da tempo che l'indicazione obbligatoria delle materie prime all’origine dei prodotti agricoli ed alimentari deve costituire una priorità per le politiche dell'Unione europea, poiché si tratta di un’opportunità per le imprese europee, ma anche di un fondamentale principio di concorrenza dei mercati, dove la competitività passa anche attraverso azioni serie ed incisive di contrasto alle frodi e trasparenza. L'Italia ha come priorità politica la traspatenza verso i consumatori e l'indicazione obbligatoria delle materie prime e dell'origine in etichetta e per tale motivo nel corso degli anni sono state emanate diverse normative in materia.


La risoluzione approvata sembra essere un concreto passo avanti per dare al Governo la forza di risolvere le questioni aperte. Impegna infatti il Governo ad adottare tutte le iniziative perché la Commissione europea consideri seriamente le esigenze espresse dalla maggioranza dei consumatori e dei produttori del settore agricolo, in materia di origine dei prodotti, con particolare riferimento al latte; a garantire un maggiore coordinamento istituzionale, per tutelare gli interessi italiani, assicurando la completezza e la trasparenza relativamente all'etichettatura dei prodotti agroalimentari, nonché ad intraprendere ogni utile azione volta a tutelare le produzioni lattiero-casearie italiane anche non certificate DOP ed IGP in modo da mantenere in vigore le disposizioni recate dalla legge n.138 del 1974.
Impegna inoltre il Governo a richiedere la revisione del regolamento (UE) n.1169/2011 per introdurre l’obbligo di indicazione in etichetta di quante più informazioni possibili relative ai prodotti lattiero-caseari, con riguardo all’utilizzo di latte fresco o cagliate, anche congelate, o semilavorati nel prodotto iniziale e all’indicazione della presenza o meno di furosina. Impegna inoltre il Governo ad adottare le opportune iniziative per reintrodurre il vincolo di scrivere sulle etichette lo stabilimento di produzione e di confezionamento dei prodotti alimentari a favore della possibilità di scelta del consumatore e a tutela del made in Italy”. Specifica poi la necessità di assumere iniziative per introdurre per il latte fresco e quello a media e lunga conservazione l'etichettatura del luogo di origine, di provenienza e dello stabilimento di produzione e confezionamento, affinché il «latte 100 per cento italiano», e i suoi derivati, siano valorizzati per gli elevati standard di qualità e di salubrità nel mercato europeo e mondiale. 


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