BELLA SERATA IERI SERA
Bella serata ieri sera, di confronto e di discussione sull'esperienza della nuova legislatura e del nuovo Governo, molto partecipata e con interventi interessanti e stimolanti .
Abbiamo ripercorso i fatti degli ultimi mesi a partire dalle Elezioni di febbraio e a seguire dalla precedente serata di Fossano dell’11 marzo 2013 .
Ho ricordato brevemente i passaggi dall’insediamento della camera e del Senato , alla elezione a Presidenti di Boldrini e di Grasso , ai tre pazzeschi giorni della elezione del Presidente della Repubblica , al giuramento di Napolitano a Presidente , all’incarico a Letta , alla fiducia al suo Governo il 30 aprile .
Fino alla successiva nomina dei Sottosegretari e all’insediamento delle Commissioni .
Due mesi che sono stati il culmine di una stagione di errori e di sottovalutazioni che hanno portato il Partito Democratico a dissipare un margine significativo di consensi e a risultare “non vincente” alle elezioni di fine febbraio , compromettendo, purtroppo pesantemente, quel progetto di cambiamento che il Paese chiedeva e di cui il PD si era fatto interprete e promotore .
Sicuramente anche frutto e risultato di quella legge elettorale, “il porcellum”, che colpevolmente non era stata cambiata nella precedente legislatura , e di una insufficiente ed altalenante valorizzazione della risorsa Renzi , nella convinzione di poter vincere comunque.
Una gestione della campagna elettorale sinceramente incomprensibile sia nel progetto proposto che nelle modalità di conduzione . In molti hanno fatto notare che il vero programma , gli otto punti , purtroppo sono stati proposti solo dopo le elezioni .
Per arrivare ai giorni della elezione del Presidente della Repubblica, dopo quei quaranta giorni che hanno seguito il 24 e 25 febbraio 2013 , di disorientamento del Paese ma in particolare degli elettori del PD .
Dei giorni che hanno portato alla elezione di Napolitano avevo già parlato in precedenza
con una mail i cui contenuti li potete trovare QUI
Gli interventi di molti hanno evidenziato prevalentemente :
- Il fatto che i guai del PD fossero iniziati già con le regole e le chiusure delle primarie per la premiership e con la mancata comprensione della domanda di cambiamento, nel progetto e nelle persone, che proveniva dal Paese ;
- La gestione assurda di una campagna elettorale nella quale gli otto punti sono arrivati solo dopo le elezioni ;
- La necessità per il PD di recuperare lo spirito dell’Ulivo e quello del Lingotto del 2007;
- La necessità per il PD di recuperare la consapevolezza che la sua azione deve rappresentare la risposta alle attese non di poche decine di dirigenti nazionali, ma a quelle di milioni di elettori ;
- La richiesta di capire e conoscere i “101 franchi tiratori” che hanno affossato la proposta Prodi
- Le attese verso l’azione di Governo e Parlamento per quanto concerne le riforme istituzionali e i necessari interventi in campo economico per il lavoro , le pensioni e gli esodati, unitamente agli interventi a sostegno delle imprese
- Gli interventi per la riduzione dei costi della politica e l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti , la riforma della Legge elettorale e sulla trasparenza e la semplificazione della Pubblica amministrazione
- La necessità che su questi e tanti altri temi il partito non lasci al solo Governo Letta di dare la linea , ma che si presenti alla mediazione, che dovrà necessariamente fare il Governo, con una sua posizione e un suo quadro di priorità, che rendano evidente e credibile il proprio ruolo .
Nel mio intervento finale riprendevo brevemente le questioni su esposte precisando meglio i passaggi con cui si era arrivati alla elezione di Napolitano e alla fiducia al Governo Letta, e come in realtà non si potesse ragionare di questi fatti senza partire dai madornali errori che hanno preceduto e accompagnato la campagna elettorale del PD creando le premesse per la “non vittoria” .
Precisavo come l’obiezione che alcuni portano alle scelte fatte , sostenendo che in realtà non era obbligatorio fare un Governo o quanto meno non era obbligatorio farlo a nostra guida, si scontrino con quella che è la vocazione con cui è nato questo partito, che è quella di essere vocato a farsi carico dei problemi del Paese e quindi potenzialmente con responsabilità di governo , responsabilità e vocazione che , come diceva lo stesso Bersani , sono tali e devono essere evidenti anche quando si stesse all’opposizione .
Le obiezioni si scontrano altresì con la impercorribilità , in queste condizioni ed in questo momento , di nuove elezioni e con la impossibilità di un accordo con i 5Stelle come la vicenda Bersani aveva drammaticamente reso anche in modo plastico evidente .
Il Governo Letta si poneva quindi come soluzione obbligata, come conseguenza dei percorsi e delle scelte fatti e dei risultati elettorali .
Il governo di cui parliamo è guidato da un nostro uomo, nasce dal voto di fiducia e dall’appoggio di un Parlamento nel quale il PD è la forza maggiormente rappresentativa e sarebbe quindi una follia assumere un atteggiamento che permettesse al PDL e a B. di assumersi i meriti delle cose positive che farà , che ci auguriamo saranno molte, lasciando a noi di assumerci la responsabilità delle cose non fatte perché noi non ci abbiamo creduto.
Questo deve diventare a tutti gli effetti il governo con cui , nelle condizioni date , noi ci mettiamo con tutto il nostro impegno a servizio per dare al Paese le risposte possibili .
Questa sarà la nostra responsabilità ed il nostro impegno.
Perché questo possa accadere noi avremo bisogno di un PD che recuperi la sua coesione , la sua forza e la sua capacità dio manovra e di proposta .
Per questo ho salutato con favore , pur con tutti i limiti di nodi non ancora sciolti , l’esito della Assemblea del PD a Roma di sabato e la elezione di Epifani , perché credo che in questo momento sia prioritaria la capacità di ricostruire una coesione interna e sia necessario farlo con forza e con esperienza , doti che per la sua storia Epifani ha , poi certo dovremo riflettere in profondità sul profilo che il partito dovrà recuperare e definire.
Relativamente al profilo del partito credo sarà necessario ragionare su tantissime questioni generali e programmatiche , ma ciò che in queste settimane sta emergendo con forza è il confronto tra un’idea di partito a forte connotazione identitaria e con un approccio movimentista filo-grillino , se necessario anche a “vocazione minoritaria” , e un idea di partito che necessariamente è a vocazione maggioritaria perché mette al centro la responsabilità verso il Paese , con il cui consenso si candida a guidare un ammodernamento e una riforma straordinaria e si candida a farlo alla luce dei propri orientamenti .
Credo che il profilo del PD debba essere questo secondo , e credo che il grande equivoco che sta dietro a tante incomprensioni di queste settimane sia proprio nel fingere di ignorare che la questione del consenso è cruciale per poter attuare i programmi ; in mancanza di sintonia tra il nostro progetto e il sentire delle persone , degli elettori , noi non saremo , come purtroppo è successo , messi in condizione di poterlo attuare.
Come ha detto bene Matteo Renzi , l’aver scelto in questa occasione elettorale di non aprire le porte a elettori che nelle altre tornate avevano votato centrodestra o altro , il non aver tenuto conto della richiesta di cambiamento che a gran voce ci veniva espressa, ci ha portato , in una sorta di paradossale contrappasso , a doverci confrontare con ministri di centrodestra.
Il PD che dovremo rilanciare dovrà essere popolare , cioè capace di essere percepito schierato in modo concreto dalla parte delle persone in carne ed ossa e non solamente capace di dialogare solo con i nostri , e dovrà riscoprire quelle vocazioni di leggerezza , di apertura e di capacità di confronto che erano state alla base del progetto del Lingotto nel 2007 , e soprattutto dovrà essere capace di guidare il cambiamento e l’ammodernamento di questo Paese.
Dovremo fare tutto questo e al tempo stesso , con il nostro recuperato ruolo , aiutare il Governo Letta a tenere la barra dritta e a fare le cose necessarie e urgenti per il Paese , consapevoli che al successo del governo Letta leghiamo molta parte del percorso che apprestiamo a fare .
L’Italia ha bisogno di un partito “Democratico” e ha bisogno che diventi e che sia veramente tale .
Un partito Democratico senza bisogno di suffissi o di aggettivi , che possono essere molto utili a condizione che concorrano insieme , senza voler determinare ciascuno autonomamente, l’esito del processo; i vari cattolico, social , liberal, eco sono ricchezze fondamentali insieme a tante altre ricchezze e punti di vista da valorizzare in dialogo tra loro .
Noi vogliamo fare il Partito Democratico , cogliendo ciò che è successo come opportunità e stimolo , e lo vogliamo fare insieme ai tanti elettori di oggi e a quelli di domani .
Ce lo chiede il Paese e i tanti cittadini che ogni giorno incontriamo e lo vogliamo noi perché è la risposta più importante che possiamo dare alle tante sfide che il Paese ha oggi di fronte a se.