BENIGNO ZACCAGNINI

- cenni biografici







CENNI BIOGRAFICI
Nasce a Faenza, in provincia di Ravenna, nel 1913. Laureatosi in medicina, diventa pediatra, ma la sua vera passione è la politica.
Da sempre di fedeli ideali democratici e progressisti è stato uno dei massimi rappresentanti dell’antifascismo romagnolo. Ha partecipato attivamente alla lotta d Liberazione e durante la guerra partigiana ha stretto amicizia con Arrigo Boldrini, comandante partigiano comunista e poi dirigente di primo piano del PCI.
Nel 1946 Zaccagnini è eletto all’Assemblea Costituente. Nel 1948 viene eletto alla Camera dei Deputati. Verrà riconfermato fino alle elezioni del 1979, sempre nella circoscrizione Bologna-Ravenna e sempre per la Democrazia Cristiana. Nel 1983 e nel 1987 passa al Senato: è senatore del collegio dell’Emilia Romagna.
All’interno del partito è schierato sulle posizioni più avanzate, aderisce alle correnti della sinistra democristiana. E’ vicino ad Aldo Moro e al suo tentativo di innovare e riformare il partito e il Paese dall’interno del sistema.
Nel 1958 è Sottosegretario al Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale nel II Governo Fanfani. L’anno successivo è Ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale nel II Governo Segni. Manterrà questa carica anche durante la breve esperienza del Governo Tambroni (1960), per passere, sempre nello stesso anno, al Ministero dei Lavori Pubblici nel III Governo guidato da Fanfani.
In tutti i suoi incarichi e compiti governativi Zaccagnini si è sempre distinto per onestà e correttezza.
Con la guida del Ministero dei Lavori Pubblici, durante il III Governo Fanfani, Zaccagnini conclude la propria esperienza governativa, da allora si dedica anima e corpo alla vita interna del partito. Diventa leader della sinistra democristiana e nel 1975 viene eletto segretario del partito.
Il suo programma coincide con quello di Aldo Moro: strategia di attenzione verso i comunisti, ma nessuna concessione e nessuna subalternità.
Sotto la guida dell’”onesto Zac” inizia una rimonta elettorale della DC. Le elezioni del 1976 sono alle porte: la possibilità di un sorpasso elettorale da parte dei comunisti di Berlinguer è tangibile e voluta da molti settori della società italiana.
A urne chiuse il risultato è però chiaro: la DC ha recuperato rispetto all’anno precedente e tenuto le posizioni del 1972. A farne le spese sono stati i partiti minori, infatti anche il PCI ha registrato un incremento rispetto al 1975.

La DC di Moro e Zaccagnini accetta il confronto con i comunisti. Si forma il III Governo Andreotti, un monocolore democristiano che vive grazie all’astensione di tutti i partiti dell’arco costituzionale. E’ la prima fase del progetto moroteo e berlingueriano di entrata del PCI prima nella maggioranza di governo e poi nell’esecutivo stesso. Tutto sembra indicare che quella è la direzione giusta, ma il rapimento e l’omicidio di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse, pone fine a tutto ciò. Furono proprio i 55 giorni della tragedia di Aldo Moro che distrussero Zaccagnini. Il segretario democristiano si trovò a difendere la “linea della fermezza” e del rifiuto a trattare con gli aguzzini, benché il suo amico Moro lo scongiurasse di salvarlo.

“Caro Zac, se si proroga, come si deve, dev’essere per fare davvero qualche cosa, non per perdere tempo. So che tutto è difficile ma spero non ti sottrarrai a questa responsabilità (il contrario sarebbe disumano e crudele) di far procedere il negoziato verso una conclusione ragionevole ma positiva. Non puoi capire che cosa si prova in queste ore. Non credere a nessuno, non ammettere tatticismi. La responsabilità è tua, tutta tua. Se fossi nella tua condizione non accetterei mai di dire di si all’uccisione, di pagare con la vita la prigionia che non si crede di poter interrompere. Ma stai bene attento alla scala dei valori. Aldo Moro”.

Morto Moro termina l’esperienza della Solidarietà Nazionale ed il PCI viene respinto di nuovo all’opposizione. Nel 1980 il leader del blocco conservatore Flaminio Piccoli viene eletto segretario della DC al posto di Zaccagnini che muore nella sua Ravenna il 5 novembre 1989.

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