BONUS ENERGIA : UN’ESPERIENZA DA SALVAGUARDARE
Il bonus per l’energia è appeso a un filo. Nella convulsa trattativa di fine anno sui conti pubblici gli incentivi sono stati sospesi e poi ripromessi per fine anno. Il bonus energia del 55% per le ristrutturazioni edilizie eco-compatibili è rimasto fuori dal pacchetto sviluppo contenuto nel maxiemendamento alla legge di stabilità che sarà di circa 5,7 miliardi di euro rispetto ai 7 miliardi di euro di esigenze inizialmente previste. La detrazione Irpef dovrebbe quindi terminare il prossimo 31 dicembre. Si tratta degli interventi di riqualificazione energetica come la sostituzione di finestre, infissi, pavimenti o impianti di climatizzazione o l’installazione di pannelli solari. Dopo lo stop di Tremonti il giorno successivo il viceministro Giuseppe Vegas ha però assicurato il reinserimento del bonus energetico bonus energetico nel decreto mille proroghe di fine anno, riammettendo l’emendamento di proroga del Pd, voluto anche da Fli, giudicato inammissibile per la legge di stabilità.
Malgrado le dichiarazioni di intenti la situazione di incertezza del governo lascia tuttavia inalterata la preoccupazione per la mancata proroga del provvedimento. Che come dimostrano i dati degli anni scorsi è stato positivo per l’economia.
Le domande delle famiglie per le detrazioni del 55 per cento erano state (elaborazioni Cresme su dati Enea) 106mila nel 2007, primo anno di applicazione, per un valore degli interventi di 1,453 miliardi. Nel 2008 il boom, con 248mila domande e un valore di 3,5 miliardi. Poi una stabilizzazione: 239mila domande nel 2009, per 2,95 miliardi, e una stima di 250mila nel 2010, per 3,2 miliardi.
Si tratta complessivamente in questi anni di circa 11 miliardi di lavori e 6,1 miliardi di detrazioni. Con tre miliardi medi di interventi l'anno, dunque, la misura è finora costata allo Stato, in via diretta, circa 1,65 miliardi all'anno di minor gettito Irpef (il 55 per cento), anche se spalmato in più anni (fino a un massimo di dieci). L'effetto di spinta al mercato è stato della metà del valore degli interventi, almeno stando a un sondaggio Cresme in cui emerge che il 48 per cento delle famiglie che hanno beneficiato della detrazione non avrebbero effettuato gli interventi in assenza dell'eco-bonus.
Su tre miliardi, circa 1,4 miliardi sarebbe frutto della "spinta" del 55 per cento. Su questa ulteriore spinta c’è stato un gettito Iva del 10%, quindi circa 150 milioni. Senza dimenticare che il 55% non va confrontato con il nulla, ma con le detrazioni al 36% già esistenti per le ristrutturazioni.
Le detrazioni quindi valgono soltanto per quel 20% in più. Restando alle medie di cui si è detto il costo complessivo per il fisco è stato di 1,65 miliardi anziché 1,08, vale a dire 600 milioni in più ogni anno al lordo del maggior gettito Iva.
Il Cresme calcola che il bilancio al 2015 del 55% sia però positivo per il sistema-paese, grazie ai risparmi sulla bolletta energetica nazionale, all'incremento del reddito immobiliare che i proprietari potrebbero ricavare affittando le case riqualificate e, infine, alle nuove maggiori entrate per il fisco (nell'ipotesi che i soldi restituiti agli 800mila beneficiari della detrazione siano subito spesi e alimentino nuove imposte).
E tutto questo senza quantificare altre ricadute socio-economiche, come il sostegno all'occupazione in una fase di difficoltà per l'edilizia.
E’ una esperienza da mantenere perché va nella giusta direzione di operare per la più importante fonte di energia da curare : il risparmio energetico .
Chiediamo a questo Governo di investire su idee vincenti e positive , anche se sono idee e progetti che provengono dal governo precedente .
Mino Taricco