BRENNERO: IN GIOCO IL FUTURO DELL'EUROPA

La paventata decisione austriaca di chiudere il confine del Brennero merita una pausa di riflessione.

Un’eventuale chiusura della frontiera fra Austria e Italia al Brennero rappresenta una seria violazione delle norme e dei valori Ue, dal momento che le comuni regole europee non prevedono in alcun modo la possibilità di decisioni unilaterali di questo tipo. Ma soprattutto, questa mossa rischia di infierire un grave colpo al concetto stesso di Europea, per come lo abbiamo sentito e vissuto in questi anni di vita.

Da un punto di vista pratico, non sembra una scelta sensata né giustificata. I dati parlano di un flusso di migranti in questa tratta minimo, ad oggi, infatti, sono 2722 i migranti fermati in Italia provenienti dall'Austria e il numero è superiore a quelli che hanno fatto il percorso inverso.

L’Austria ha parlato di controlli serrati e non di muri, ma prosegue nei preparativi per costruire la barriera, per non trovarsi impreparata a flussi imprevisti.

La preoccupazione è chiara, il rischio è quello evidenziato dal segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, in un discorso pronunciato al parlamento austriaco: politiche “sempre più restrittive” nei confronti dei migranti. E questo rischia di ricadere inevitabilmente a raggio sempre più ampio sul nostro vivere quotidiano e locale. Una sorta di conferma delle paure e del clima di terrore, anziché una gestione mirata e sensata che produca sicurezza effettiva, senza svuotare il significato della collaborazione europea.

La strada del dialogo e della cooperazione è vincente, sempre, mentre barriere e muri altro non fanno che rafforzare i filoni estremisti che le forze democratiche e responsabili tentano di contenere.

Mi sovvengono le parole illuminanti del filosofo Zygmut Bauman: “L’Europa in larga misura ha sviluppato la grande arte del dialogo, della negoziazione, dell’accettazione dell’altro, della comprensione reciproca, lasciandosi alle spalle conflitti a volte molto lunghi, radicati nei secoli, ma che ora sono stati sostituiti da una relazione reciproca, da uno scambio reciproco, di cui hanno beneficiato anche le stesse parti coinvolte. Quetsa è una cosa che stimao imparando: non abbiamo ancora appreso l’arte del dialogo nel suo complesso, ma credo che in questo siamo molto avanti rispetto ad altre parti del mondo. Credo che la padronanza di quest’arte sia qualcosa con cui l’umanità deve confrontarsi più di qualunque altra cosa, perché l’alternativa è troppo orribile anche al solo pensiero”.

Non vi  è altra strada che il il dialogo ed il confronto a livello europeo, per ricercare risoluzioni condivise e percorribili che guardando in faccia i problemi li affrontino nel merito. La situazione è sicuramente complessa ma solo una gestione più comunitaria di pratiche e distribuzione degli aventi diritto può provare a costruire risposte.


 

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