CACCIA E REFERENDUM: L’INCAPACITA’ DI GESTIRE

Stiamo ormai entrando nel clima preparatorio al Referendum sulla caccia che si terrà il 3 giugno. Nei mesi scorsi dopo che il TAR Piemonte ha emesso la Sentenza con la quale ha imposto alla Regione Piemonte, ed in caso di inadempienza al Prefetto di Torino, il compito di definire la data ed indire il Referendum “sulla caccia”, e’ stata fissata la data. I fatti di questi mesi mettono in carico all’Assessore Sacchetto e alla Giunta Regionale la responsabilità di ciò che è successo, che credo sia grave, qualunque siano le valutazioni sul merito del Referendum. Credo sia grave che il Piemonte sia chiamato a spendere 20 o 25 milioni di euro per manifesta incapacità di chi era chiamato a gestire la situazione, in un periodo nel quale si tagliano fondi ai non autosufficienti e alla spesa sociale in genere, ai trasporti e alla scuola e all’università ed in tanti altri settori. Credo sia grave che la Regione Piemonte, affidata in questo all’Assessore Sacchetto, dopo la sentenza della Corte d’Appello, non impugnata e quindi divenuta esecutiva, del dicembre del 2010, sia rimasta praticamente immobile per un anno, come se la cosa non lo riguardasse, nonostante i solleciti. Credo sia grave che sia stata avviata nell’autunno 2011 la discussione sulle modifiche alla Legge 70/96 nella convinzione che la Giunta ci avrebbe presentato una proposta per affrontare le questioni poste dai quesiti referendari e che invece l’Assessore ci abbia presentato, solo a fine gennaio 2012, una proposta che va però nella direzione esattamente opposta. Credo sia grave che tutta la gestione della vicenda sia avvenuta nelle segrete stanze e con pochi intimi, senza la possibilità di un minimo di confronto reale. Credo sia grave che ad oggi ancora non si sappia se e quando la Commissione sarà riconvocata e con quali prospettive, per eventualmente decidere come continuare il lavoro. Sono convinto e non da ora, che la caccia, se ben governata, possa essere strumento importante della gestione della fauna e del territorio; ho sempre creduto nella necessità di equilibrio e di ponderatezza, vedo invece purtroppo crescere opposti massimalismi, e questo non farà bene né alla caccia, né alla fauna, né al territorio. Alcune modifiche alla legge erano necessarie ed erano anche ampiamente condivise , altre a mio giudizio non sono ne utili ne condivisibili. Non è a mio giudizio condivisibile la norma che dà alle aziende agrituristico - venatorie la possibilità di allevare cinghiali, ancorché nell’ambito di aree recintate “situate preferibilmente in Comuni montani, collinari, svantaggiati o depressi”, possibilità introdotta con un emendamento dall’Assessore Sacchetto che ha presentato e fatto approvare dalla sua Maggioranza. Nei mesi passati , abbiamo ripetutamente denunciato i danni ingenti che i cinghiali stanno provocando all’agricoltura, ma non solo ad essa (mi riferisco a quelli causati dagli attraversamenti stradali) e ora la maggioranza ha presentato e votato in Commissione un emendamento che va nella direzione esattamente opposta. Come credo non fosse né utile né opportuno di introdurre 9 nuove specie cacciabili, ampliando i periodi e i carnieri e rendendo meno restrittive tutte le norme sull’attività venatoria, oltre ad inserire, con un ulteriore emendamento, anche una deroga sulla migratoria, che è in contrasto con le norme UE . Credo non fosse opportuno tutto questo dopo che erano state modificate le norme sul controllo delle specie nocive e dannose, aprendo alla possibilità di interventi sia di agricoltori che di cacciatori . Continuo ad essere convinto che fosse possibile trovare altre strade per affrontare i quesiti posti dai Referendum, migliorare la caccia e per evitare di spendere 20 o 25 milioni di euro per celebrare un referendum che inevitabilmente porterà allo scontro degli opposti estremismi, su una materia, la gestione della fauna e con essa della caccia, che richiederebbero invece grande equilibrio e grande concretezza. Prendo atto con rammarico che è invece prevalsa ancora una volta l’ideologica vocazione allo scontro, da parte di opposte fazioni, convinte tutte di avere tutte le ragioni, e che le Istituzioni preposte , invece di costruire sintesi e gestire con equilibrio, in vista di un superiore interesse generale , hanno scelto di schierarsi su una posizione di parte, che comunque vadano le cose, non farà bene né alla caccia, ne all’agricoltura, ne all’ambiente. Mino Taricco


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