CHIAREZZA PER CARAGLIO

Dopo le dichiarazioni di ieri in Consiglio regionale dell’Assessore Monferino, che di fatto ha comunicato l’orientamento a chiudere la gestione pubblica di Caraglio ed il suo utilizzo per spostarvi la gestione dell’attuale lungodegenza di Monserrat di Borgo San Dalmazzo, credo la Giunta e la direzione dell’ASL CN1 debbano al territorio non pochi chiarimenti.
Il Presidio di Caraglio infatti è attualmente dotato di 50 posti letto tra lungodegenza riabilitazione e unità stati vegetativi ed opera in stretta connessione con l’Ospedale Santa Croce e Carle di Cuneo. Questo Presidio svolge la propria attività in coerenza con i criteri stabiliti dalla D.G.R. n. 13-1439 del 28 gennaio 2011, con cui sono stati definiti i criteri di appropriatezza organizzativa e clinico-gestionale per le attività di recupero e rieducazione funzionale e per le attività di lungodegenza, ed è in grado di assicurare, per quanto riguarda questa , il rispetto di tutti i parametri previsti.
Questa struttura è inoltre ubicata in posizione strategica per i residenti della Valle Grana, rappresenta un punto di riferimento imprescindibile per quanto riguarda la Lungodegenza per tutti i 40.000 residenti del Distretto di Dronero, e anche del Distretto di Cuneo. Nella citata seduta di Consiglio regionale del 22 gennaio u.s. l’Assessore Monferino ha affermato che si prevede il trasferimento delle attività riabilitative (10 posti letto) e dell’Unità stati vegetativi (10 posti) da Caraglio a Fossano e che per quel che riguarda la lungodegenza, ha ventilato l’ipotesi del trasferimento dell’attività attualmente svolta presso la casa di cura privata Monserrat all’interno del citato presidio, prefigurando nei fatti un progetto di privatizzazione dell’attività di lungodegenza oggi svolta a Caraglio.
La Delibera di Giunta regionale n. 37-5091 del 18 dicembre 2012 prevede in provincia di Cuneo una riduzione di posti letto di post acuzie dagli attuali 210 a 175, ed il trasferimento di attività della casa di cura Monserrat con riduzione dagli attuali 70 a 60 posti letto, con contestuale soppressione dei 30 posti occupati attualmente a Caraglio sui 40 possibili andrebbe in questa direzione. E’ altrettanto vero però che, in questo quadro, il ricovero dei pazienti provenienti dall’ASL CN1 e dall’ASO Santa Croce e Carle a Caraglio, la cui gestione, oggi pubblica, passerebbe ad un soggetto privato con una forte riduzione di posti letto pone alcune questioni che necessitano di risposte , in particolare in merito ai rischi di appropriatezza e di relativa necessaria verifica dei costi effettivi della degenza complessiva tra acuzie e post acuzie.
Tutta questa operazione parrebbe essere stata concepita senza la necessaria concertazione con le parti interessate, in primis il Comune di Caraglio che, in quanto proprietario degli immobili concessi in comodato, dovrebbe per legge essere sempre consultato dal comodatario (l’ASL);
Ho perciò presentato una nuova interrogazione per sapere quali siano i dettagli del ventilato progetto di trasferimento dell’attività attualmente svolta presso la casa di cura privata Monserrat di Borgo San Dalmazzo all’interno del presidio di Caraglio e quale sia il suo stato di avanzamento e anche per sapere, a seguito della riduzione dei posti letto della casa di cura Monserrat con il trasferimento dell’attività a Caraglio non si verifichi di fatto una eccessiva diminuzione complessiva dell’offerta di posti letto di lungodegenza in questa area della provincia di Cuneo.
E anche se non si ponga un problema di appropriatezza e dei relativi possibili aumenti dei costi per quanto riguarda il ricovero dei pazienti provenienti dall’ASL CN1 e dall’ASO Santa Croce e Carle a Caraglio, e se la gestione, oggi pubblica, che passerebbe ad un soggetto privato sia a tutti gli effetti equiparabile ed equivalente.
Ritengo poi assolutamente necessario che sia avviato un tavolo di concertazione con tutte le parti interessate ed in primo luogo con il Comune di Caraglio.
La necessità di ridurre i costi della sanità alla luce delle indicazioni nazionali non può e non deve trasformarsi in riduzioni di servizio o in rischio di aumento dell’inappropriatezza.
Speriamo che ora si avvii un confronto serio con il territorio.

Mino Taricco


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