CI HA LASCIATI GERARDO BIANCO

Il 1 dicembre, a 91 anni, ci ha lasciati Gerardo Bianco.

Ho avuto io privilegio di conoscerlo e di apprezzarne il tratto sobrio ma profondo, la sua solidità e la sua fermezza, il suo concentrarsi sul merito senza dare peso all'effimero ed al superfluo. Era quanto di più lontano dalla politica leaderistica che vediamo sulla scena oggi. 

Ma è stato un uomo che con le sue scelte ha inciso profondamente sulla Storia e su tante storie.  

Non era stato nella Democrazia Cristiana un leader di punta, ma è stato una di quelle persone che quando gli eventi chiedono una assunzione di responsabilità forte hanno il coraggio di garantire il proprio impegno. 

Si era laureato in lettere classiche all'Università degli Studi di Parma, è diventando docente universitario di storia della lingua latina e letteratura latina presso la facoltà di lettere e filosofia dello stesso ateneo. In gioventù è stato attivo nella Federazione universitaria cattolica italiana (FUCI).

Dopo un  iniziale impegno come docente universitario, fu eletto alla Camera dal 1968. 

Capogruppo della Democrazia Cristiana a Montecitorio negli anni Ottanta, fu anche Ministro  della Pubblica Istruzione nel Governo Andreotti nel 1990.

Il suo appuntamento con la Storia fu nel 1995 quando la svolta a destra del Partito Popolare decisa da Rocco Buttiglione spaccò il partito stesso e portò alla nascita de “I Popolari”.

Fu la stagione del mio primo impegno politico-elettorale. 

Alle Elezioni del Parlamento Europeo del 1994 con il Partito Popolare ancora unito prima, e alle elezioni per il Consiglio regionale del Piemonte del 1995 poi; e lui in quegli anni fu un vero riferimento per tutti noi che ci avvicinavamo all'impegno politico.

Due candidature di servizio non cercate né programmate che mi hanno lasciato il clima interiore giusto per vivere con entusiasmo la stagione che si aprirà nel  1996 con la vittoria dell'Ulivo di Romano Prodi e il primo governo con la partecipazione della sinistra dal dopoguerra. 

Bianco fu tra coloro che credettero e si impegnarono per dar vita all'alleanza tra il centro e la sinistra e per la nascita dell'Ulivo, con uno stile mai demagogico, mai sopra tono e mai urlato. 

Fu impegnato sempre nella valorizzazione della presenza politica e culturale del cattolicesimo democratico, e nella ricerca delle strade per ricostruire un terreno politico propizio ad un rinnovato ruolo per un'ispirazione cristiana e comunitaria nel pubblico. 

E' stato innanzi tutto un intellettuale, un cattolico prestato alla politica. 

Un'idea e una concezione della politica, che mette i fatti al centro e che è estranea a tutte le sovraesposizioni, a tutto ciò che oggi sembra essere il cuore dell'azione politica.

Una sobrietà ed una serietà che mi hanno sempre colpito positivamente, e che, anche espresse in forme nuove, sarebbe bene trovassero nuovamente maggiore considerazione in questa stagione di impegno politico-istituzionale.


 di seguito un interessante articolo sul lascito politico e di stile di Gerardo Bianco

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