COP21: UN SUCCESSO, PUR CON I SUOI LIMITI

Alla fine è stato approvato il testo definitivo alla Cop21, la conferenza di Parigi sul clima.
Un accordo che è stato definito da molte parti equilibrato, giusto, duraturo, bilanciato tra tutti i soggetti coinvolti, e che sarà fondamentale per tutelare il futuro dei nostri figlie e del pianeta.
Rappresenta un passaggio fondamentale.  Dopo gli attentati terroristici che hanno rischiato di far saltare la conferenza, dopo 12 giorni di trattative ininterrotte, si è approdati ad un risultato che può essere definito “storico” come in tanti sostengono o addirittura si può arrivare a sostenere come fanno altri che sia l’inizio della  “fine dell’era dei combustibili fossili”. 
Forse vi è in queste valutazioni troppa enfasi, ma forse vi è un fondo di verità, sicuramente è un significativo passo nella direzione del superamento dei combustibili fossili, o quanto meno del loro ridimensionamento.
L’assemblea plenaria ha visto  Ministri e rappresentanti dei paesi coinvolti approvare il testo presentato dopo un lungo lavorio per la costruzione del consenso necessario. 
La cerimonia ufficiale di firma sarà il 22 aprile 2016  a New York e l’entrata in vigore del trattato, prevista nel 2020, avverrà comunque dopo 30 giorni da quando, almeno 55 paesi che siano responsabili di almeno il 55% delle emissioni di gas serra, lo avranno ratificato. 
L’accordo segna un passaggio sicuramente storico anche perché afferma in modo chiaro il rischio del riscaldamento globale  e le responsabilità verso questi delle attività umana, e conseguentemente la necessità di scelte che ne riducano l’impatto da parte di tutti i paesi.
L’accordo prevede la messa in atto di scelte tali da ridurre l’innalzamento della temperatura alla superficie della Terra con l’obiettivo di contenerlo almeno entro i 2 gradi centigradi, e se è possibile entro gli 1,5 gradi. Obiettivo ambizioso, soprattutto tenendo conto che dall’era pre-industriale vi è stato circa 1 grado di aumento.
Fissare limiti quantitativi era quindi un passaggio necessario ed urgente. 
Elemento fondamentale di questo accordo sono i cosiddetti INDC (Intended Nationally Determined Contributions), vale a dire “azioni che i singoli paesi intendono intraprendere a livello nazionale”. Sono infatti 185 paesi hanno presentato le loro INDC, che coprono oltre il 90% delle emissioni (l’accordo di Kyoto ne copriva appena il 12 per cento). 
Alcune voci critiche sostengono che il testo non sarebbe coerente con l’obiettivo in quanto non fornirebbe una chiara road map, né sufficienti obiettivi a breve termine, ma si baserebbe completamente sulle INDC dei singoli paesi. La qualità e la quantità di queste azioni dovranno peraltro essere  revisionate nel 2018,  e potrebbero non essere sufficienti.
Uno dei temi che hanno fortemente caratterizzato la discussione è sicuramente la differentiation, vale a dire la diversa responsabilità storica tra Paesi sviluppati e Paesi in via di sviluppo, nei confronti della situazione attuale, e per questo si è concordato che “i paesi sviluppati devono fornire le risorse finanziarie per assistere i Paesi in via di sviluppo”: i 100 miliardi l’anno indicati a partire dal 2020 sono un punto di partenza,  e ulteriori valutazioni sui fondi necessari  sarà decisa nel 2025, anche se dovranno essere definite sia le effettive dimensioni dei finanziamenti, sia i tempi e le modalità. 
Relativamente ai meccanismi di trasparenza e revisione,  il testo stabilisce che le nazioni debbano presentare regolarmente un inventario delle emissioni prodotte e assorbite, aggiornamenti sui progressi nel raggiungimento degli obiettivi e informazioni sul trasferimento di capitali e conoscenze. La stessa Cop sarà responsabile della revisione dei progressi e ogni nazione avrà la possibilità di rivalutare gli impegni presi ogni 5 anni a partire dal 2023, con l’obiettivo del  raggiungimento dell’obiettivo finale. 
Il testo approvato ha sicuramente dei limiti ma è innegabile che si siano fatti enormi passi avanti soprattutto nella consapevolezza e nella cooperazione tra i paesi,  e che in fondo non vi sia altra strada che puntare ad miglioramento continuo così come negli obiettivi di questo accordo.
Vi sono poche occasioni nella vita nelle quali si può incidere sui destini del mondo, questa lo è stata sicuramente. Ciascuno di noi è chiamato in causa dalla portata della sfida, in ogni nostra azione quotidiana, in ogni nostro piccolo gesto ciascuno di noi sarà protagonista, anche se non siamo seduti al tavolo delle trattative. 
Vi sono sicuramente limiti, imprecisioni e difetti di questo trattato, ma un passo grande è stato fatto e può essere strumento per un obiettivo ancora più grande: la consapevolezza della possibilità della costruzione di un mondo migliore, grazie al contributo di tutti noi. 
Molti commentatori hanno sottolineato come Parigi sia stato un punto di partenza che richiederà azioni concrete e coerenti con l’obiettivo finale di una completa decarbonizzazione (totale abbandono di carburanti fossili), entro il 2050, non sarà un percorso facile, ma è in gioco uno sviluppo veramente sostenibile. 

In allegato il testo approvato ed una sintesi interessante, 
ed un inserto de La Stampa pubblicato nei giorni del negoziato


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