Crisi: la strategia dell’Italia non convince

La politica fiscale del ministro Tremonti mette d’accordo tutti gli analisti economici: è troppo cauta e modesta, rispetto alla crisi da contrastare. Il mondo sta andando incontro a una recessione epocale e i principali Paesi del mondo, come Francia, Inghilterra e Cina, varano misure di 7 punti percentuali di Pil. L’Italia, invece, adotta provvedimenti fiscali dell’ordine dello 0,3 per cento del Pil. Una cautela giustificata dal debito pubblico e dai vincoli del patto di stabilità. Ma perché altrettanto rigore non è stato mostrato allorché si è trattato di trasferire sul bilancio pubblico il costo dell’operazione Alitalia, che poteva esser evitato vendendo la compagnia sul mercato? E perché si è rinunciato al gettito dell’Ici, eliminando del tutto una tassa che gravava ormai solo sui più ricchi? Qualche maligno ha supposto che questa cautela di Tremonti è finalizzata a risparmiare in vista dei costi del federalismo fiscale. Un problema di gestione del consenso e dei rapporti di maggioranza, dunque. La vicenda Alitalia e le scelte sull’Ici supportano questa interpretazione.

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