DE PROFUNDIS. . .. . .. . ..
di Antonio Misiani
Il combinato disposto dei diktat (presunti) della BCE e dei veti incrociati (veri) di una maggioranza allo sbando ha prodotto una manovra di ferragosto iniqua e recessiva. Dietro gli specchietti per le allodole dei tagli (parziali) dei costi della politica e del contributo di solidarietà per i redditi (dichiarati) piú alti, si nasconde una valanga di nuove tasse che colpirà i soliti noti, cioè i contribuenti fedeli: tra contributo di solidarietà nazionale e addizionali Irpef regionali e comunali, la stangata sarà nell'ordine di parecchi miliardi di euro. . . .
Se al conto aggiungiamo l'aumento delle accise sulla benzina, l'addizionale Ires sulle imprese energetiche, la nuova Imposta municipale (ben piú pesante della vecchia Ici), annessi e connessi, la pressione fiscale nel giro di due anni travolgerà ogni record storico. La verità è che il centrodestra ha messo le mani nelle tasche degli italiani fino a sfondarle, con la scandalosa eccezione degli evasori fiscali che verranno solo sfiorati dal decreto.
La manovra segna il de profundis per il federalismo fiscale: quello che Calderoli chiama "anticipo" del federalismo altro non è che la trasformazione forzata degli amministratori regionali e locali in gabellieri al posto del governo, poichè i tagli imposti a comuni, province e regioni sono talmente insostenibili da rendere inevitabile un massiccio aumento di tasse e tariffe locali. Il federalismo fiscale di Bossi e Tremonti avrebbe dovuto portare piú soldi ai territori virtuosi e meno tasse per i cittadini e le imprese: accadrà esattamente il contrario. Dulcis in fundo, la crescita. È la grande assente della manovra: al di là della liberalizzazione delle professioni (ammesso che sopravviva alle pressioni delle lobbies) e di qualche intervento spot, l'impressione è quella di una totale e desolante mancanza di idee per rilanciare lo sviluppo. Non è questa la politica economica che serve all'Italia. Il rigore nei conti pubblici puó e deve essere perseguito con molta piú equità, colpendo in modo realmente incisivo evasione e elusione fiscale, tassando i grandi patrimoni e evitando di appesantire il carico fiscale su lavoro e impresa. L'Italia, soprattutto, ha bisogno di una vera strategia per la crescita: per questo, le ricette liberiste sono uno strada illusoria e inefficace. È necessario invece rilanciare la domanda interna restituendo potere d'acquisto ai redditi medio-bassi e investire risorse mirate sui settori produttivi piú promettenti per il futuro del Paese.