DIECI MOTIVI PER DIRE NO ALLA PROPOSTA DI M5S DI SOPPRIMERE EQUITALIA
Stamattina la Camera ha bocciato la proposta del Movimento 5 Stelle di abolire Equitalia con 271 deputati favorevoli, 180 contrari e sette astenuti.
Il primo firmatario dell’emendamento soppressivo è stato il parlamentare del Partito Democratico Marco Causi.
Dato che purtroppo anche in questo caso, come purtroppo di frequente in questa stagione, in troppi parlano senza conoscere come stiano realmente le cose sulla riscossione dei tributi, mi permetterò di fornire alcuni elementi di riflessione.
Equitalia non è un soggetto privato che si muove autonomamente, ma è uno strumento di riscossione dello stato e degli enti pubblici, ha cioè il compito di recuperare le imposte che i cittadini non pagano spontaneamente.
Equitalia svolge la stessa funzione che fino a pochi anni fa svolgevano tante agenzie private, con la sostanziale differenza che non è più un soggetto privato, ma è in qualche misure una articolazione operativa dello Stato.
La società di riscossione nacque nel 2005 per togliere alle agenzie private la riscossione dei tributi allo Stato.
La riforma del 2005 ha portato un assetto più soddisfacente del sistema della riscossione coattiva, ma ha evidenziato anche delle criticità, che col tempo non sono state completamente risolte.
La riforma del sistema di riscossione e dell’organizzazione di Equitalia è previsto sia oggetto di intervento nella attuazione della delega fiscale che sarà attuata dal Governo nei prossimi mesi.
La revisione delle norme sulla riscossione coattiva ha l’obiettivo di differenziare, semplificare e alleggerire le modalità di recupero nel caso di crediti di modesta entità, oltre ad una riforma della riscossione locale di piccolo ammontare.
La legge delega prevede altresì la possibilità di intervenire sull’organizzazione di Equitalia separando le attività di riscossione per i tributi erariali da quella per i tributi locali, con ipotesi di divisionalizzazione della società oppure di scissione di un apposito ramo d’azienda.
Il cantiere della riforma, quindi, è in corso, e lo stesso movimento 5 stelle vi ha contribuito con il voto di astensione sull’articolo 10 e sull’intera legge delega.
Ecco perché su questo provvedimento si è giocata una operazione di mera speculazione politica, consapevole di una inapplicabilità di fatto.
In allegato il link ad una scheda del PD, che spiega nel dettaglio i motivi di un voto negativo ad un provvedimento sbagliato e strumentale.
Mino Taricco