DOPO UN’ESTATE IN CHIAROSCURO, ASPETTIAMO L’AUTUNNO DELLA RIPRESA

I segnali sono incoraggianti. Lo ha affermato anche Margarethe Vestager, commissaria europea alla concorrenza, durante un’audizione alle commissioni riunite di Camera e Senato su Attività produttive e Politiche Europee. "In Italia – ha detto - segnali incoraggianti di ripresa economica" che, ha poi sottolineato, vanno sostenuti con sforzi per aumentare il potenziale di crescita, facendo leva sulle regole della concorrenza che molto possono incidere.
In effetti, dopo alcuni segnali altalenanti finalmente sembrerebbe che ci sia spazio per un raggio di speranza: l’Istat indica che la produzione industriale italiana a luglio ha segnato un rialzo dell'1,1% rispetto al mese precedente, quando era calata dell'1,1% congiunturale. Rispetto al luglio 2014 si assiste a una crescita del 2,7%, da confrontare con un decremento tendenziale dello 0,3% a giugno. 
Anche l’Eurostat, l'Istituto di statistica europeo, ha confortato il trend della ripresa: sul Pil europeo del secondo trimestre ha indicato una crescita dello 0,4 rispetto alle ultime stime dello 0,3. Così, si confermerebbe l'indicazione fornita dal ministro dell'Economia Padoan ad Ankara sabato scorso quando ha citato una “possibile accelerazione del Pil italiano”.
Renzi ha spiegato ai senatori Pd che “l'orientamento è per una manovra da 25miliardi per utilizzare al meglio gli spazi che derivano sia dalla revisione della spesa che dalla maggiore crescita e dalla flessibilità". Sullo sfondo c'è dunque la possibilità di un miglioramento del risultato finale visto che i dati diffusi fino ad oggi metterebbero al sicuro il risultato, indicato dal governo, dello 0,7 per cento. Questo dato è, per ora, più o meno confermato da Ocse, Ue e Fmi e con il prossimo Def, in arrivo per il 20 settembre, potrebbe anche avere una revisione al rialzo: c'è chi spera fino all'1 per cento peraltro già stimato dalla Confcommercio.
Certo, dobbiamo fare i conti con la situazione internazionale: la contrazione del commercio globale, l'effetto-Cina, Russia e BRICS oltre al taglio delle stime per l’area Euro effettuato dalla Bce che ha portato la previsione di crescita del Pil della zona da 1,5 a 1,4 per quest'anno. Draghi ha parlato di "passo più lento del previsto " nel secondo semestre, e sulle previsioni pesano anche il possibile rialzo dei tassi Usa (si attende la riunione della Fed del 16-17 settembre) e la frenata del deprezzamento dell'euro. 
La Ue per il 2015 continua a prevedere comunque un + 1,5 per cento, non molto, anche considerando che è stato l'anno delle lunga trattativa sulla Grecia, delle sanzioni alla Russia e della tragica emergenza migranti. Ad alimentare l'ottimismo anche il superindice Ocse di luglio anticipatore del ciclo che segnala Italia e Germania per un particolare dinamismo.
Il sottosegretario all'Economia Pier Paolo Baretta ha potuto affermare che “l'economia sta migliorando, ma è ancora fragile e va irrobustita, il Paese non è più nel culmine dei sette anni di recessione e si può intravvedere un leggero miglioramento. S’intravede una via d'uscita alla recessione, l'economia cresce spontaneamente, ma anche grazie all’effetto dei provvedimenti presi dal governo". 

Ma quali sono state le azioni che hanno pesato positivamente sull'economia italiana? 
Nella prima metà dell'anno la "terna" di effetti internazionali: 
- il QE di Mario Draghi che ha ridotto i tassi d'interesse e aumentato la liquidità; 
- il deprezzamento dell'euro 
- e la caduta del prezzo del petrolio, mentre nella seconda metà dell'anno, 
- il deprezzamento dell'euro che da dicembre a luglio 2015 ha preso il 10,5 per cento sul dollaro. 
Hanno certamente inciso anche il bonus da 80 euro per i lavoratori dipendenti e il bonus-Consulta una tantum per i pensionati erogato ad agosto, 
Ma i segnali positivi arrivano anche dal mondo del lavoro che ha segnato un aumento di 44mila unità.
Confcommercio, l'associazione dei commercianti segnala che "dopo un semestre di ripresa dell'attività economica, emergono segnali incoraggianti nel mercato del lavoro: a luglio, per il secondo mese consecutivo, gli occupati, al netto dei fattori stagionali, aumentano in termini congiunturali di 44 mila unità".
Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio afferma che “la ripresa c'è, ma la prudenza è d'obbligo perché dopo molti anni di crisi tornare a crescere è difficile”, ricordando che nel primo semestre 35mila imprese hanno chiuso.
Il direttore dell'ufficio studi, Mariano Bella, ha spiegato che i dati degli ultimi mesi confermano il miglioramento della domanda per consumi sostenuta in larga parte da un nuovo ciclo di acquisti di beni durevoli. “Attrattori dei consumi nei primi 7 mesi del 2015 sono i beni e i servizi per la mobilità, complici, anche gli aumenti dei carburanti e del trasporto pubblico (+6,2%), - ha detto Bella – e inoltre i beni e servizi per le comunicazioni, dunque apparecchi tecnologici come telefonini e computer (dei quali cresce anche l'import) e i consumi legati al turismo, alberghi e consumazioni fuori casa (+ 1%). Mentre l'aumento di alimentari, bevande e tabacchi è di solo 0,5%”.

http://www.repubblica.it/economia/2015/06/08/news/confcommercio_vede_la_ripresa_dei_consumi_atteso_1_nel_2015-116359031/



http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Confcommercio-Italia-in-ripresa-Pil-aumento-nel-2015-f316daea-2c6a-44ea-860a-4a3487956e4a.html



http://www.espansionetv.it/2015/03/27/forum-di-confcommercio-a-cernobbio-consumi-in-crescita-e-tempo-di-ripresa/

Anche Giorgio Squinzi, presidente Confindustria, a margine dell’assemblea dell’Unione Industriale di Torino, alla domanda posta dai giornalisti se ci sia un clima nuovo, ha risposto che «in effetti c'è un clima nuovo ma parlare di ripresa è ancora un po' arrischiato». È fondamentale che il paese investa ogni risorsa possibile e immaginabile, sfruttando la flessibilità con l'Europa, sul fronte delle infrastrutture. 

I 17 miliardi che ora sembrano diventati 20, non è ancora ben chiaro devono essere la priorità assoluta per il paese perché abbiamo un deficit infrastrutturale che non tocca solo le strade ma anche i porti, gli aeroporti, la banda larga e via dicendo. Serve un salto in avanti dal punto di vista strutturale». Squinzi ha ricordato come per far ripartire il PIL occorre coinvolgere anche il settore dell'edilizia che soffre da tempo. «Abbiamo perso 800-900 mila posti di lavoro in edilizia nel corso degli ultimi anni - ha detto Squinzi - e bisogna far ripartire edilizia abitativa». Occorre poi «mettere soldi in più sugli incentivi per la ricerca e l'innovazione che devono essere sicuramente fattori di traino per tutto il paese». 
«Il governo - ha sottolineato Squinzi - sappia che noi di Confindustria saremo sempre al suo fianco nel processo delle riforme perché il paese ne ha un bisogno formidabile». L'Italia, ha detto il numero uno degli industriali, « deve tornare a essere un paese normale, in cui ci sia la certezza del diritto, in cui i tempi per le autorizzazioni siano ragionevoli, dove ci sia stabilità politica e io sono personalmente a favore delle riforme politico-istituzionali che portano stabilità e governabilità». La riforma della pubblica amministrazione, nel senso di una sua semplificazione, ha aggiunto Squinzi, è la «madre di tutte le riforme, se non facciamo questo non cambieremo la situazione».


http://www.ilsussidiario.net/Dossier/Crisi-o-ripresa-/

Per quanto riguarda il tema lavoro, è interessante notare come il saldo netto tra assunzioni e cessazioni stabili tra gennaio e luglio è di 140mila unità. La quota di indeterminati sul totale dei rapporti di lavoro attivati o variati è passata dal 32,8% dei primi sette mesi del 2014 al 40,2% dello stesso periodo del 2015. E’ stato come detto da Renzi: "Come promesso, più diritti e meno precariato".

Come comunicato dall'Inps, nei primi sette mesi del 2015 sono entrati in vigore prima la decontribuzione fino a 8mila euro per i contratti stabili, poi il Jobs Act con le 'tutele crescenti'. E’ quindi aumentato il numero di nuovi rapporti di lavoro a tempo indeterminato nel settore privato (+286.126) e sono cresciuti, anche se di poco, i contratti a termine (+1.925), mentre si sono ridotte le assunzioni in apprendistato (-11.521). 
La variazione netta tra i nuovi rapporti di lavoro e le cessazioni, pari rispettivamente a 3.298.361 e 2.592.233, è di 706.128; nello stesso periodo dell’anno precedente è invece stata di 470.604. Se si guarda solo ai tempi indeterminati, la variazione netta tra attivazioni e cessazioni che emerge dalle tabelle è di circa 140mila unità. Aggiungendo le trasformazioni di rapporti a termine e apprendisti in tempi indeterminati, la variazione netta sale a 527mila unità.  Non sarà la soluzione al problema lavoro, ma è sicuramente un passo robusto nella giusta direzione.
La crisi ha morso a lungo, così anche l’Italia è cambiata. 
Dall’ultimo rapporto Coop presentato il 3 settembre scorso emerge un paese dove è rinata una tendenza, anche culturale, che privilegia la sobrietà: dovendo scegliere tra “essere” e “avere” oggi l’italiano non ha dubbi e sceglie l’essere, così si è ridefinito il valore dato ad auto, vestiti e scarpe, e cresce la spesa per il benessere, il wellness e i viaggi. Sono in forte revisione la tendenza al consumo abbondante, opulento e simbolico. La generazione digitale sempre più sostituisce al possesso l’uso temporaneo o condiviso: nascono decine di portali e di “app” ogni anno sulla condivisione di tempo, case, passaggi in auto e perfino del cibo avanzato che non va sprecato. 
Pur in un quadro per tanti aspetti contraddittorio, sono segnali belli e positivi che parlano di valori rinati, rinnovati e diffusi. Sono segnali anche sostenuti dalla voce forte e lineare di Papa Francesco che nel continuo invito a non voltare le spalle alla povertà propone una lotta pacifica al consumismo e invita all’accoglienza. Usiamo senza consumare.
Tanti sono i punti su cui lavorare per Governo e Camere, oltre alla riforma istituzionale. Il gap profondo tra l’Italia e i paesi europei va colmato su numerosi piani: mercato del lavoro, rilancio degli investimenti privati, revisione del terziario. 
Ma la strada è quella giusta, gli investitori stranieri lo confermano, vedono un’Italia molto diversa rispetto a qualche tempo fa, affermano che il governo ha fatto riforme fondamentali e che la nostra credibilità è cresciuta. 
Il Fondo Monetario Internazionale, la Bce, Obama e la Merkel giudicano le nostre riforme in modo positivo e qualche mese fa la Morgan Stanley, l’importante banca d'affari con sede a New York City, ha detto di investire in Europa, ma soprattutto in Italia.
Non crediamo che la strada sia giusta solo perché ce lo dice l’Europa o il mondo, ma ci conforta che la strada, su cui stiamo lavorando e che crediamo sia giusta,  venga letta come positiva anche dall’esterno.
Se ci crediamo e tiriamo tutti nella stessa direzione questa è veramente #lavoltabuona .
Mino Taricco

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Provvedimento n.229 dell'8 maggio 2014 - pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 126 del 3 giugno 2014.

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