EX-ACNA DI CENGIO: UN'INTERROGAZIONE PER CHIEDERE VERIFICHE
Lunedì 20 Febbraio 2017
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Provvedimenti
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Ecoambiente
Abbiamo presentato al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare un’interrogazione relativa alla situazione dell’azienda ex ACNA di Cengio (SV). Insieme a me hanno firmato i colleghi Raffaella Mariani, Cristina Bargero, Maria Luisa Gnecchi, Francesco Prina, Umberto D’Ottavio, Enrico Borghi, Chiara Gribaudo, Assunta Tartaglione, Sabrina Capozzolo, Eleonora Cimbro e Gessica Rostellato.
L’Azienda Coloranti Nazionali e Affini (ACNA) fu fondata nel 1929 a Cengio (Savona) per sintetizzare coloranti chimici e causò negli anni una gravissima contaminazione della valle e del fiume Bormida. Per questo, dopo una grande mobilitazione popolare venne chiusa definitivamente nel 1999.
Nel marzo 2003, il Commissario straordinario nominato per il risanamento per il sito citò in giudizio l’Acna per l’inquinamento causato ai territori piemontese e ligure e chiese il risarcimento per le parti lese. Il 13 ottobre 2010, dopo dieci anni di interventi e 400 milioni di euro investiti, in un incontro a Cengio (SV), alla presenza del Capo della Protezione Civile, il Ministro dell’Ambiente, gli allora Presidenti delle Regioni Liguria e Piemonte ed il nuovo Commissario Delegato, venne annunciata la fine dei lavori di bonifica.
Ad oggi però alcuni comitati di cittadini insieme ad alcune associazioni ambientaliste, hanno espresso serie preoccupazioni sugli interventi di bonifica che avrebbero escluso alcune aree, segnalando inoltre la preoccupazione per la presenza nell’area dei circa 4 milioni di metri cubi di rifiuti tossici non smaltiti.
Nel mese di marzo 2011, la Commissione europea aveva inviato all’Italia un parere motivato nell’ambito della procedura di infrazione 2009/4426 e nel luglio 2014 una lettera di messa in mora complementare per contestare la violazione di Direttiva VIA e Discariche nella messa in sicurezza permanente nella zona A1.
Le Autorità italiane ad ottobre 2014 hanno ribadito che l’intervento non era la realizzazione di una discarica, bensì una bonifica e messa in sicurezza del sito di Cengio tramite confinamento permanente dei rifiuti dell’area A1. Al momento, risulterebbero ultimati gli interventi di confinamento e i conferimenti, mentre le operazioni di capping finale previsto non sarebbero ancora state ultimate e l’opera non sarebbe collaudata».
Permangono forti dubbi sulla situazione del sito dove sarebbero presenti 4 milioni di metri cubi di rifiuti pericolosi e per l'area Bazzaretti nel comune di Saliceto (Cuneo), dove il Ministero dell'ambiente, prescrisse nel 2008 la messa in sicurezza. Inoltre, le recenti alluvioni hanno reso evidente la fragilità del sito, nuovamente allagato, rilanciando preoccupazioni a causa dell’emanazione di odori sgradevoli.
La Comunità montana Langa Astigiana-Val Bormida ha trasmesso alla Regione Piemonte un OdG in cui si chiede di procedere alla nomina di esperti per la quantificazione del danno ambientale, per arrivare a risarcire la Regione Piemonte del 75% del risarcimento previsto e far sì che le risorse vadano a beneficio della Valle Bormida di Millesimo, in proporzione rispetto alla vicinanza dei Comuni al sito ex ACNA. Ma sia la procedura per il riconoscimento del danno ambientale che il riparto tra territori parrebbero fermi.
L’interrogazione chiede quindi se il Ministero interrogato non reputi necessario sollecitare l’ultimazione dei lavori previsti per la bonifica e la messa in sicurezza dell’area A1 e se non ritenga opportuno far realizzare, dal Sistema delle Agenzie Regionali, un adeguato piano di monitoraggio e analisi per verificare la pericolosità delle sostanze presenti nell’area industriale e nelle aree limitrofe.
Chiede inoltre di verificare l’iter della procedura per il risarcimento del danno ambientale, che parrebbe essere ancora ferma, che sia necessariamente rispettosa della ripartizione concordata tra i territori delle regioni Liguria (25%) e Piemonte (75%), oltreché tra i territori delle stesse regioni, sulla base del danno realmente subito.