FIDUCIA CONVINTA

Carissime amiche e carissimi amici,


siamo stati chiamati al primo dei tre voto di fiducia sulla Legge elettorale ed ho espresso convintamente il mio sostegno all’azione del  Governo ed il mio voto favorevole nel merito del provvedimento in esame per questa riforma elettorale.


L'altro ieri, per onestà, dopo che erano state respinte le pregiudiziali di costituzionalità, ed è stata posta la questione di fiducia, ho provato un momento di disagio e di tristezza, anche perché nelle scorse settimane, quando era circolata la notizia della possibilità di una tale evenienza, avevo veramente sperato in cuor mio  che  non si arrivasse a tale decisione.


Purtroppo le voci che circolavano degli 80 potenziali voti segreti sulla legge elettorale e l’evidente strumentale posizione di troppi, nel Parlamento e anche dentro il PD, che puntavano non tanto a migliorare la Legge elettorale, quanto a far cadere o quanto meno a mettere in difficoltà il Governo, ha portato a questo epilogo.


Perché è evidente che gran parte delle voci critiche su questa Legge non lo sono per la Legge in se, che non sarà perfetta, ma nessuna Legge elettorale lo è, ma è una buona legge, forse la migliore possibile in questo Parlamento.


E’ una Legge che garantisce governabilità, infatti con il  premio di maggioranza, da attribuire a chi supera il 40% o a chi vince un ballottaggio,  ha il grande pregio di garantire certezza di mandato popolare e chiarezza nel risultato elettorale,  e lo fa attribuendo al cittadino elettore il potere e la responsabilità di questa scelta.


Solo per intenderci, se si votasse con il sistema in vigore in questo momento torneremmo ai tempi in cui i cittadini votano con il proporzionale puro e poi in Parlamento si costruivano  e si smontano i governi, ed io credo francamente che l’Italia non possa permettersi di tornare alla stagione nella quale si cambiava un governo all’anno.


Garantisce rappresentanza, infatti l’abbassamento della soglia al 3% permetterà ad un ampio ventaglio di sensibilità di essere rappresentate in Parlamento, avendo però le stesse forze la consapevolezza che se riterranno di voler concorrere al governo del Paese dovranno unire le loro forze.


E garantisce la possibilità di scelta dei cittadini, che potranno, con le preferenze scegliere oltre la metà degli eletti, cosa che nella seconda repubblica mai si è potuto fare, in quanto già con il Mattarellum i candidati li sceglieva il partito e poi con il Porcellum addirittura tutti gli eletti erano nominati dai partiti.


Quanto ai candidati di collegio o capilista bloccati che dir si voglia, credo sia necessario dire con chiarezza che pure il Partito Democratico,  che pure aveva fatto delle primarie una bandiera, un elemento caratterizzante della propria identità,  nelle ultime elezioni ha visto candidare in posizioni eleggibili, ed in moltissimi casi da capilista, persone che non avevano fatto le primarie, e che  sono stati scelti e nominati direttamente dal Segretario nazionale.


Rimane comunque nella disponibilità dei partiti la possibilità per i capilista di sceglierli con le primarie, avremmo voluto inserire in legge l’obbligo, ma la totalità degli altri partiti era contraria e anche in casa nostra la cosa non riscuoteva grande successo.


Altra modifica non di poco conto è che i collegi saranno di circa 600.000 persone, nel nostro caso al provincia, e quindi molto più piccoli che in passato, anche questo un modo per avvicinare elettori ed eletti.


Ricordo sono per memoria, che rimangono impregiudicati i poteri del Capo dello Stato,  e che sono in corso approfondimenti per migliorare ancora il testo della Riforma costituzionale nel passaggio al Senato proprio sulle modalità di elezione del Senato stesso, elezione che potrebbe divenire contestuale alle elezioni regionali e non più lasciata alla seguente scelta dei Consiglieri regionali stessi.


Sul perché la ritengo una buona legge si potrebbero portare mille altre argomentazioni, quello che è stato chiaro nei giorni scorsi è la totale strumentalità delle critiche alla Legge elettorale in discussione, da parte di alcune opposizioni, perché gran parte delle stesse ha votato convintamente al Senato lo stesso testo che oggi contesta alla Camera,  e di altre perché esse stesse chiedevano gran parte delle modifiche introdotte, prima che fossero approvate, ed oggi contestano le stesse modifiche.


Credo poi  che  sia evidente a tutti che nel Partito Democratico sia in atto uno scontro o se vogliamo un confronto acceso sulla identità del partito stesso, confronto  che supera ampiamente i contorni di questa legge elettorale, è un qualcosa che ha a che fare con l’idea di partito, con la sua natura, con il suo ruolo e la sua missione, sono temi importanti, ma che nulla hanno a che fare con questa legge, che è importante per il paese, per permettere ai cittadini di decidere a chi affidare i governo del paese, che dia il segnale che il cambiamento non è qualcosa di cui noi parliamo soltanto, ma che lo facciamo e vogliamo continuare a farlo.


Troppi di coloro che in questi giorni hanno contestato la legge hanno, per anni a parole, perseguito la necessità di una nuova legge, senza sortire alcun risultato,  ma hanno continuato ad  utilizzare, e ad  essere eletti, con la stessa legge “porcata”.


Quanto al metodo,  anch’io, come ho già in più occasioni detto, in alcuni momenti, fatico a riconoscermi in un certo decisionismo, a volte un po’ rude, ma con il passar dei mesi e degli anni, ho anche toccato con mano, che il cambiamento non avviene solo perché è giusto e necessario, ma anche perché c’è qualcuno sufficientemente deciso ad attuarlo, e ho anche imparato, purtroppo, a dover prendere atto che, a volte, dietro richieste di miglioramento e di ottimizzazione dei percorsi, si nasconde la voglia di non cambiare nulla e di conservare, insieme alle cose e alle regole di sempre, anche se stessi.


Abbiamo ancora in pista, anche nel nostro partito, pezzi di una classe dirigente ed eredi di questa stessa classe dirigente, che sulla critica e contestazione all’avversario, e sulla richiesta verbale di cambiamento, è campata per una vita, sostanzialmente senza riuscire a  cambiare nulla.


Ho letto da qualche parte che ognuno di noi, che ogni persona con responsabilità dovrebbe, anche sapendo di spendere una parte di consenso, che con l’impegno nel tempo si è costruito, per fare ciò che in quel momento è giusto, per fare ciò che è necessario fare.


Credo che questo sia il momento, di dire con chiarezza che noi il cambiamento che gli italiani ci chiedono lo attueremo, cercheremo di farlo al nostro meglio, se faremo degli errori cercheremo di correggerli, ma non cadremo nella trappola, volendo inseguire la perfezione, di diventare elementi di conservazione.


Come ho già detto, avrei preferito un altro clima ed un’altra strada, ma ho votato convintamente la fiducia e la rivoterò, per dare all’Italia la legge elettorale che da anni aspetta, per dare stabilità al paese, e responsabilità chiare a chi governa.


Il Partito Democratico, per chi se lo fosse dimenticato, era nato con questa missione, che poi purtroppo troppi suoi dirigenti avevano smarrito per strada.


 


Mino Taricco

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Provvedimento n.229 dell'8 maggio 2014 - pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 126 del 3 giugno 2014.

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