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FRATELLI TUTTI, UN GRANDE DONO

Un grande dono FRATELLI TUTTI, come lo erano già stati prima Lumen fidei e Laudato si’, ed in qualche misura una loro coerente continuità naturale: l’uomo alla ricerca della relazione con se stesso e con la sua dimensione di fede personale e comunitaria, alla ricerca di una nuova relazione con la natura e l’ambiente in cui vive, e adesso della dimensione relazionale con le altre persone, con tutte le altre persone, riscoprendo la dimensione della fratellanza o della fraternità.

Se vogliamo il curioso completamento della trilogia di riferimenti della rivoluzione francese che, ci piaccia o no, ci ha introdotti nella modernità:   LIBERTA’, UGUAGLIANZA e FRATERNITA’. Il terzo sicuramente il più dimenticato e trascurato. Quasi volutamente lasciato ai margini, oserei dire per manifesta, generale, incapacità gestionale.
E adesso Papa Francesco ci regala questa enciclica, in qualche misura indicandoci una rotta …
  
FRATELLI TUTTI è  stata appunto definita un manifesto per i nostri tempi che hanno quanto mai bisogno di «far rinascere un’aspirazione mondiale alla fraternità». 

La nuova lettera enciclica di papa Francesco «a tutti i fratelli e le sorelle», «a tutte le persone di buona volontà, al di là delle loro convinzioni religiose» è «uno spazio di riflessione sulla fraternità universale». 

Una indicazione di rotta per andare oltre «le ombre di un mondo chiuso» e conflittuale e «rendere possibile lo sviluppo di una comunità mondiale che viva l’amicizia sociale». Per la crescita di società eque e senza frontiere. Perché l’economia e la politica siano poste «al servizio del vero bene comune e non siano ostacolo al cammino verso un mondo diverso». 

Perché ciò che stiamo vivendo «non sia l’ennesimo grave evento storico da cui non siamo stati capaci di imparare». Perché le religioni possono offrire «un prezioso apporto per la costruzione della fraternità e per la difesa della giustizia nella società».

L'ispirazione, ci dice Papa Francesco, viene ancora una volta dal Santo dell’amore fraterno, che già lo aveva “ispirato a scrivere l’enciclica Laudato si'” e nuovamente lo ha motivato e accompagnato nel “dedicare questa nuova enciclica alla fraternità e all’amicizia sociale”.

Come ha scritto Stefania Falasca su Avvenire,  già Paolo VI nella sua Enciclica “Ecclesiam suam”, sosteneva che la chiesa è «chiamata a incarnarsi in ogni situazione e ad essere presente attraverso i secoli in ogni luogo della terra – questo significa “cattolica” –», e che questo le permette di «comprendere, a partire dalla propria esperienza di grazia e di peccato, la bellezza dell’invito all’amore universale», e in questa Papa Francesco ricorda nell’incipit stesso quanto «tutto ciò che è umano ci riguardi» e che «dovunque i consessi dei popoli si riuniscono per stabilire i diritti e i doveri dell’uomo, noi siamo onorati, quando ce lo consentono, di assiderci fra loro», in qualche misura richiamandosi al «Homo sum, humani nihil a me alienum puto» letteralmente: “Sono un essere umano, niente di ciò ch'è umano mi è estraneo” come affermato da Cremete nell’Heautontimorumenos di Terenzio (I, 1, 25).

E' un'enciclica che ancora una volta parla all'uomo, ad ogni uomo che aspira alla pienezza della vita. Una pienezza su cui le precedenti e la presente Enciclica gettano una luce. Perché chi vuole possa essere aiutato a trovare la strada . . .   

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