GALLETTI ROSSI

di Massimo Gramellini su La stampa del 30/05/2013


Dice il saggio zen: la tua debolezza sarà la tua forza. Non so se al momento dell’illuminazione il saggio zen avesse in mente le correnti del Pd, però la massima buddista si adatta perfettamente al partito più caciarone del globo. Qual è il limite da sempre riconosciuto al centrosinistra italiano? Di essere un’accozzaglia di feudatari senza re, di galletti in perpetua baruffa fra loro, la cui preoccupazione principale non consiste nel cercare una strada propria, ma nel tagliare quella del vicino di pollaio. Ebbene, nel voto per pochi intimi di domenica scorsa gli unici a salvare parzialmente le ossa sono stati i galletti democratici, preferiti un po’ ovunque ai capponi della concorrenza.
Il problema dei movimenti padronali è che l’identificazione degli elettori scatta soltanto nei confronti del capo. Il resto è truppa, selezionata sulla base della fedeltà anziché del carattere. Là dove comanda uno, al massimo due, i talenti sono soffocati in ruoli gregari e i mediocri impazzano, credendosi fenomeni. Nel Pd invece comandano tutti, quindi nessuno, ma quello che su scala nazionale è un difetto catastrofico, a livello locale diventa la garanzia di personalità riconoscibili dall’elettorato. Dopo i risultati di domenica, un partito banale si batterebbe per il ripristino dei collegi nelle elezioni politiche, così da sfruttare il proprio punto forte. Un partito banale, ma non il Pd: ieri ha affossato a maggioranza quella proposta per la ragione inoppugnabile che a presentarla era stato uno dei propri parlamentari. Appresa la notizia, il saggio zen autore della massima è stato ricoverato per esaurimento nervoso.


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