IL DEF, LE PERSONE, LA REPUBBLICA
Assieme ad un gruppo di parlamentari del PD abbiamo sottoscritto un documento, a prima firma Matteo Richetti, che a partire dal DEF traccia i contorni di un orizzonte per il Paese entro cui collocarlo.
Per andare oltre l'aridità dei numeri e delle analisi, e raccontare quale Paese vogliamo costruire.
Mino Taricco
Il Documento di Economia e finanza (DEF), approvato l’8 aprile dal consiglio dei ministri, contiene una chiara linea di politica economica protesa al rilancio della crescita del Paese, basata sul binomio fondamentale fra politiche di bilancio equilibrate e una forte azione riformatrice.
Ciò significa agire sulla fiscalità per ridurne il peso attraverso il sostegno ai redditi degli italiani con una azione dai contorni di equità sostanziale.
Per la prima volta il Governo si fa portatore di un intervento ad alto valore redistributivo applicando pienamente il dettato costituzionale nella parte in cui prescrive che ciascuno contribuisce alla vita delle comunità in ragione delle risorse e del patrimonio di cui dispone.
Quattordici milioni di lavoratori con basso reddito e che fino ad oggi hanno pagato il prezzo maggiore della crisi potranno contare su "una mensilità aggiuntiva", ogni anno.
Una prima misura importante per i soggetti interessati ma anche di forte sostegno all' economia tutta e che contribuirà in maniera importante a riattivare i consumi interni, che in due anni hanno perduto l'equivalente di circa cinquanta miliardi di euro in valore, aiutando così concretamente le piccole e medie aziende ed il settore del commercio che versa in una situazione di crisi molto grave.
Allo stesso modo tutti i soggetti passivi dell'IRAP beneficeranno di una riduzione a regime del 10%. Misura che si aggiunge alla diminuzione dei contributi INAIL di 1,3 miliardi fatta con la legge di stabilità.
Si passa concretamente e significativamente ad attuare il principio, tante volte enunciato da noi democratici, di spostare il peso della tassazione dal lavoro alla rendita: un segnale importante e necessario.
Si abbandona in questo DEF lo schema classico proposto dalla UE fatto di freddi numeri e si traccia una prospettiva della società italiana in nome della solidarietà, della sussidiarietà e della crescita intesa quale strumento di coesione sociale e non come mero raggiungimento di obiettivi macroeconomici.
Perché Il DEF non è soltanto numeri. È una storia, quella della società italiana, delle persone, delle famiglie e delle imprese del nostro Paese che ogni giorno fanno i conti con una realtà sempre più difficile e complicata.
Il DEF descrive la ricerca di un' Italia semplice e coraggiosa che sappia ritrovare gli stimoli e la fiducia. Un’Italia con la schiena dritta in Europa e con la mano allungata verso chi si trova in difficoltà.
Un Paese che proprio per questo oggi ha il diritto, ma anche il dovere, di alzare la sua forte voce in difesa di un'Europa diversa. L' Europa della crescita e dello sviluppo che integra e segue l' Europa dei conti in ordine. L' Europa che vogliamo, quella delle possibilità e delle opportunità e non solo dei vincoli e della burocrazia.
Per questo noi pensiamo che il Parlamento debba dare un forte sostegno al DEF e alle misure che ne scaturiranno, con particolare attenzione ad alcuni temi che sono individuati nel documento e che potranno essere sviluppati nei provvedimenti attuativi.
Occorre pensare un nuovo patto sociale che rimetta il welfare al centro delle politiche e che sappia tenere insieme i fattori che reggono l’equilibrio fra partecipazione alla contribuzione, servizi erogati e organizzazione pubblica, equilibrio messo fortemente in crisi dall’andamento dell’economia, dall’evasione fiscale, dalla corruzione, dagli sprechi. Crisi di un modello classico che ha sostanzialmente reso necessario un nuovo assetto che sappia tenere insieme la comunità del Paese e metterla al riparo da egoismi o semplificazioni.
L’investimento sociale nel capitale umano, a cominciare dalla scuola per passare all' Università e poi al lavoro, rappresenta la principale risorsa per perseguire il prioritario obiettivo di ri-attivare realmente l’ ascensore sociale bloccato da troppi anni nel nostro Paese. E’ per questo che non possiamo nemmeno per un attimo distogliere lo sguardo dai primi beneficiari del nostro lavoro, le prossime generazioni, rafforzando tutti gli strumenti che aumentano opportunità e liberazione di energie e talenti.
Sostegno dell’apprendistato, dei tirocini formativi presso le aziende, dell’alternanza scuola-lavoro, rafforzamento dell’istruzione tecnica e valorizzazione delle esperienze positive come il modello ITS (Istituti Tecnici Superiori), scuole ad alta specializzazione tecnologica nate per rispondere alla domanda delle imprese di nuove ed elevate competenze tecniche e tecnologiche per offrire ai ragazzi un’opportunità di lavoro non dopo, ma durante la formazione scolastica ed universitaria: questi sono solo alcuni degli interventi che devono trovare organicità e continuità perché costituiscono la pre-condizione per entrare nel mercato del lavoro in un sistema così fortemente competitivo e possono consentire di fare dei nostri ragazzi i più preparati al mondo, grazie anche alla valorizzazione degli insegnanti.
Per moltiplicare opportunità di formazione e occupazione il sistema delle imprese italiane è un patrimonio di incredibile valore. La linea espressa dal DEF, che innalza la tassazione sulle rendite finanziarie ed abbassa quella sulle imprese, indica un deciso cambio di marcia nella politica economica per il sostegno alla nostra manifattura ed alla sua capacità di ricerca, sviluppo ed innovazione. Si inseriscono nella medesima finalità il previsto abbassamento del costo dell’energia e la ormai improcrastinabile necessità di semplificazione burocratica degli adempimenti a cui sono soggette le imprese.
L' industria e la manifattura italiana, sempre più orientate ad una proposta di sostenibilità ambientale, come uno dei cardini del futuro economico del Paese, è un altro tema importante che attraversa il DEF. Il gusto, la qualità, la tecnologia italiana uniti all' abilità e alla maestria dei lavoratori sono la migliore difesa dei nostri prodotti, fra i più copiati e contraffatti a livello globale.
Ma occorre richiamare con serietà il tema di una nuova politica industriale che declini in maniera moderna e competitiva i termini della nostra presenza fra i grandi Paesi produttori del mondo. Scelte strategiche e politiche attive di sostegno alla manifattura, in special modo alle piccole e medie aziende, sono centrali nello scenario disegnato dal Governo.
Il Def 2014 ha il merito di offrire opportunità anche per il rilancio del Mezzogiorno.
Il Sud è una parte fondamentale del futuro dell’Italia che vuole giocare un ruolo importante in Europa e nel Mediterraneo.
Cambiare verso significa attrarre investimenti qualificati nel Mezzogiorno, puntare sui giovani del sud, sui beni culturali ed ambientali, sulle enormi potenzialità logistiche ed energetiche.
Nel Sud il moltiplicatore degli investimenti ha un valore elevato, superiore all’unità, pari a 1.85: ovvero ogni euro speso in investimenti ne attiva – ne “crea” – 1.85 di Pil . In un’economia profondamente integrata come quella italiana 100 euro di crescita al Sud provocano automaticamente 40 euro di crescita al Nord.
A tal fine sarà fondamentale porsi come obiettivo principale il corretto utilizzo dei fondi strutturali nelle regioni meridionali in modo che esse fuoriescano dalle regioni obiettivo 1(in ritardo di crescita) e siano in grado di competere con le regioni europee più avanzate.
Per questo il Def prevede la nascita dell' Agenzia per la Coesione Territoriale, che fungerà da “supporto tecnico centrale” alle Regioni e selezionerà gli interventi che sono maggiormente diretti alla crescita delle imprese e dell’occupazione, nonché all’accumulazione di capitale umano.
La centralità del Parlamento nel sistema istituzionale italiano non si potrà esaurire nell' approvazione di questi provvedimenti. Siamo chiamati non solo ad accompagnare un processo di rilancio economico e crescita del Paese, ma di rafforzarlo e renderlo solido e duraturo, inserendo in questo decisioni chiare in ordine alle riforme istituzionali ormai inderogabili. A partire da quelle che superano il bicameralismo paritario, riformano il Senato e il rapporto tra Stato e Regioni secondo un modello che snellisce e semplifica l'assetto istituzionale del paese, unitamente alla definitiva approvazione di una nuova legge elettorale nell’anno in corso.
Ci pare di cogliere in tutto ciò, nella direzione di marcia indicata da questi primi provvedimenti del Governo, una linea di fondo: l'Italia deve rialzarsi, deve riprendere un cammino di sviluppo, ma lo deve fare in modo equilibrato e sostenibile. Sappiamo bene che i paesi che prima di noi sono usciti dalla crisi, a partire dagli Stati Uniti, spesso hanno visto aumentare differenze e disuguaglianze al loro interno, tanto che nell'ultimo World Economic Forum di Davos proprio il problema delle disparità è stato al centro della riflessione degli economisti.
Le crescenti disuguaglianze di opportunità, di reddito, l'assottigliarsi della classe media, la diminuzione della mobilità sociale non sono solo una questione di equità, ma mettono a repentaglio la stabilità delle nostre comunità.
Allora la ripresa, lo sviluppo, il dinamismo economico, devono coniugarsi con l'attenzione all'equità sociale: il DEF presentato dal Governo Renzi rappresenta per noi, sotto questo profilo, il migliore biglietto da visita del nuovo Partito Democratico.
La politica ha dato il primo segnale e può permettersi adesso di chiedere sacrifici a coloro che in questi anni hanno avuto di più: dai manager delle aziende partecipate all’alta dirigenza pubblica passando per la riduzione dei centri di spesa.
Ci auguriamo che questo primo passo trovi conferme nei provvedimenti che saranno emanati e che tutti i Deputati e Senatori, a cominciare da quelli del Partito Democratico, condividano questo percorso. L’abbattimento delle distanze fra chi sta bene e chi sta male e la riduzione delle diseguaglianze sono gli obiettivi che devono porsi tutte le società moderne. Noi saremo in prima fila.
In allegato il Documento con i parlamentari firmatari
ed una sintesi del DEF