IL LUPO , LA PASTORIZIA E L’UOMO: CONDIZIONI DI UNA PROSPETTIVA !

Nella seduta della Commissione Agricoltura dello scorso martedì, 21 maggio, si è affrontato un tema particolarmente complesso e attuale: i danni causati dalla fauna selvatica o inselvatichita sull’agricoltura e sulla pastorizia. In particolare si è concentrata l’attenzione sugli attacchi di lupi o altri canidi selvatici sugli allevamenti, in crescita in questi ultimi anni.
L’attualità, nonché l’importanza di questo tema per le Regioni a forte vocazione agricola, si legge chiaramente nei resoconti si studio. Per quanto riguarda solamente il Piemonte, la relazione del 2011 conta 176 attacchi di canidi (di cui 155 lupi), per un totale di 416 capi di bestiame abbattuti, tra ovini, caprini, bovini e equidi, e l’interessamento di 90 aziende e alpeggi danneggiati.
L’emergenza del problema si scontra, però, con la necessità di garantire la biodiversità attraverso la conservazione degli habitat naturali, seminaturali, della flora e della fauna selvatiche sul territorio.
A tutela della biodiversità e della salvaguardia di specie a rischio estinzione è stata adottata la cosiddetta “direttiva habitat” (21 maggio 1992 n. 92/43/CEE), e tra queste il lupo , che fornisce le linee di intervento per gli Stati membri dell’Unione Europea in relazione a tale problema.
La discussione di questi giorni tra i membri della Commissione parlamentare tiene ovviamente conto, da un lato, dell’emergenza economica causata dalla presenza di lupi e canidi selvatici e, dall’altro dalla Direttiva europea e della necessità di salvaguardare le specie a rischio.
Le risoluzioni proposta in seduta hanno evidenziato la necessità di affrontare il problema nei territori a vocazione agricola ed il confronto con le normative europee in materia , oltre al problema del risarcimento dei danni, non ancora uniforme sul piano nazionale, e la necessità di incentivare l’applicazione di forme di prevenzione e la più stretta osservanza della legge contro il randagismo e l’abbandono (n. 281/91).
Nel suo intervento l’on. Taricco (PD) ha osservato che alcune Regioni, in particolare il Piemonte e la Liguria, hanno già compiuto numerosi studi sul fenomeno dell'aumento della popolazione del lupo, sulla sua diffusione, sulla entità dei danni, sulla presenza dei canidi inselvatichiti e sulla distinzione degli stessi rispetto al lupo.
Questi studi, iniziati in Piemonte in collaborazione con Francia e Svizzera nel 1994, costituirebbero – per il deputato cuneese - una grande fonte di conoscenza scientifica sul problema, utile per colmare il lamentato divario informativo sull'argomento. Tra l’altro, il modello piemontese affronta a 360° la complessità del tema: monitora la diffusione, propone strumenti per stimare l’entità dei danni, mette in campo azioni preventive e gestione sostenibile. L’obiettivo finale è di verificare tutte le strade percorribili per tutelare le attività sui territori e al contempo le tutela della biodiversità nella attività concreta

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