IL PESO SULLE FAMIGLIE DEL COSTO DELLA SCUOLA

Torna di estrema attualità in questi giorni di avvio del nuovo anno, soprattutto dopo i tagli dei provvedimenti Tremonti-Gelmini il peso sulle famiglie del costo della scuola.
Chi ha un figlio in età scolare lo conosce benissimo: è quell’obolo, quel bollettino che si paga all’inizio dell’anno scolastico, a volte anche a rate, come contributo all’attività della scuola.
A seconda degli istituti, e delle classi, varia da 30-40 euro fino a 300-400.
Ufficialmente è una donazione, e grazie al decreto Bersani è anche detraibile nella misura del 19%.
E’ volontario insomma, ma, con varie formule, la scuola ne chiede il pagamento.
Non è obbligatorio, ha detto, con un po’ di genuina ipocrisia un preside torinese, ma è vincolante.
Tanto che senza questi soldi molte scuole non saprebbero come andare avanti.
Il contributo delle famiglie, che quindi si distingue dalle tasse scolastiche vere e proprie per l’iscrizione e la frequenza dei ragazzi oltre l’età dell’obbligo, copre le spese per organizzare l’attività extracurriculare, per arricchire l’offerta formativa, come ad esempio i laboratori, o quelle di funzionamento della segreteria, dalle fotocopie ai tesserini di riconoscimento.
In sintesi viene utilizzato per far quadrare i bilanci e rappresenta ormai la più consistente fonte di finanziamento per la gestione quotidiana della scuola.
Naturalmente non stiamo parlando ne degli stipendi del personale, ne del mantenimento della struttura che riguardano un altro capitolo. I tagli ai trasferimenti da parte del Ministero della Istruzione hanno reso fondamentale l’obolo dei genitori,e sulle sue previsioni di incasso vengono programmate le iniziative dell’anno successivo ed ecco perché nonostante gli eufemismi linguistici, le scuole di fatto lo pretendono.
La collaborazione tra la scuola e le famiglie ha senz’altro effetti positivi e può comprendere aspetti di volontariato nelle sue varie forme (tempo, beni o, appunto, liberalità). Le scuole, nella loro autonomia, devono avere la possibilità di ottenere il più possibile dalle famiglie per incrementare il bilancio e l'offerta.
Nella loro libertà e possibilità i genitori devono però poter scegliere se aderire o no.
Il pedaggio imposto alle famiglie si inserisce invece in una strada pericolosa, quella del progressivo trasferimento del costo di quote di servizio pubblico, che erano sostenute dalla tassazione generale, che con la sua progressività era garanzia di giustizia e coesione sociale, verso la tariffazione, che è in questo caso ingiusta due volte, (malgrado la magra consolazione della detrazione) perché colpisce di più chi ha di meno e perché va a gravare sulle famiglie con figli, in un momento nel quale a parole tutti sostengono la centralità della famiglia e la necessità di sostenere le famiglie con figli, garanzia di futuro per la nostra società.

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Provvedimento n.229 dell'8 maggio 2014 - pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 126 del 3 giugno 2014.

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