IL SENATO NON SALVA SALVINI DAL PROCESSO

Oggi sulla richiesta di autorizzazione a procedere in giudizio, da parte dei tribunale dei Ministri di Catania, in merito alla vicenda
del blocco allo sbarco alla  nave della
Marina militare Gregoretti
, il Senato ha autorizzato il processo a Matteo Salvini, accusato di sequestro di persona aggravato per aver impedito per più di tre giorni lo sbarco di 131 persone tratte in salvo nel Mediterraneo centrale.
L’Aula ha autorizzato al processo, respingendo un Ordine del giorno presentato da Forza Italia che chiedeva di negare l'autorizzazione a procedere ricevendo solo 76 voti favorevoli, dopo che i senatori della Lega hanno lasciato l’Aula, mentre quelli contrari sono stati 152. 
Adesso la palla passa alla Magistratura,
e in particolare alla procura di Catania
 
 e al giudice per le udienze preliminari cui spetterà la decisione se rinviarlo a giudizio.

Ho votato convintamente contro l’ordine del giorno, cioè a favore della autorizzazione a procedere in giudizio nei confronti dell’allora ministro dell’Interno per i seguenti motivi : 

- perché noi non eravamo chiamati a valutare se sussistessero gli elementi per una sua condanna, cosa che eventualmente farà il tribunale se deciderà di rinviarlo a giudizio, ma solamente se, ai
sensi dell'articolo 96 della Costituzione,  della Legge
costituzionale 16 gennaio 1989, n. 1  e della Legge n. 219 del 1989
 
che disciplinano la materia,  esistessero i gravi motivi per respingere la richiesta di autorizzazione a procedere in giudizio nei confronti dell’allora  Ministro dell'interno pro tempore, e dalla lettura della carte a mio giudizio questi motivi non esistevano;

- perché non era una valutazione politica, ma squisitamente giuridica, anche se la Lega ha fatto di tutto per usarla in chiave politica, salvo poi nelle ultime ore accusare la maggioranza di esprimere un voto politico. Ricordo a tale riguardo che il 20 gennaio scorso in occasione della seduta della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari, la Lega, con spavalderia ed arroganza travestite da coraggio, ha votato a favore dell'autorizzazione a procedere, e lo hanno fatto perché si era a sette giorni dalle elezioni in Emilia-Romagna e pensavano che quella scelta poteva essere utile ad una campagna elettorale tutta basata su insulti, falsità, strumentalizzazioni e gesti esagerati. Al netto di questo clima come ho detto dalla lettura delle carte in nessun caso emerge che “l'inquisito abbia  agito  per  la  tutela  di  un  interesse dello Stato costituzionalmente rilevante ovvero per il perseguimento di un preminente  interesse pubblico nell'esercizio della funzione di Governo”, e quindi era giusto che non fosse sottratto al giudizio del Tribunale dei ministri come prevede la legge;

- ciò che è avvenuto nella Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari e anche nella Giunta per il Regolamento, soprattutto nella seduta dello scorso 17 gennaio, è un fatto molto grave : si sono negati approfondimenti istruttori, si sono commesse forzature sulle date mai accadute in altre occasioni avallate, a nostro giudizio,  dalla presidenza del Senato che ha rinunciato ai propri doveri di terzietà che dovrebbero sempre rimanere sacri, comportamenti che avevamo condannato nell'immediatezza e che continuiamo a ritenere non meno gravi, e tutto per permettere alla Lega ed al suo capo di poterlo usare in campagna elettorale in Emilia Romagna. 

Credo sia stata una pagina poco nobile di ordinaria strumentalizzazione politica, adesso si spengono i riflettori e come è giusto che sia la Magistratura giudicherà nel merito.

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Provvedimento n.229 dell'8 maggio 2014 - pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 126 del 3 giugno 2014.

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