INTERVISTA A DARIO FRUSCIO . PERCHE' LA LEGA SALVERA' ROMANO

L’INTERVISTA Dario Fruscio


Dario Fruscio è l’anello mancante. Quando ci si chiede perché mai la Lega oggi voterà compatta contro la sfiducia al ministro Saverio Romano bisogna parlare con lui. Marcato accento calabrese, uomo di comprovata fede leghista da alcuni lustri, Fruscio è nato a Longobardi, ironia della sorte, in provincia di Vibo Valentia, 74 anni fa. Fino al giugno scorso era presidente di Agea, il cuore economico del ministero dell’Agricoltura. Nominato in quota Carroccio nel 2009, quando a dirigere il ministero c’era Luca Zaia, per assurdo, finisce rinnegato dai suoi sostenitori quando alle Politiche agricole arriva il siciliano Saverio Romano.
Lui non esita a definire il suo commissariamento “un abuso”.
“Lo dice il Tar del Lazio, lo dice l’avvocatura dello Stato, lo dice la Corte dei conti. . .”.
Allora perché l’hanno cacciata?
Cominciamo dall’inizio. Quando sono arrivato in Agea mi sono trovato praticamente fresca di stampa la legge Zaia che serviva alla “pacificazione” con quel drappello di produttori di latte che avevano sforato le quote e non volevano pagare le multe.

Umberto Bossi gli “splafonatori” li ha sempre protetti
Qui non c’era nessuna possibilità interpretativa, la norma era perentoria, chiara, precisa: attraverso Equitalia, Agea doveva perseguire l’interesse dell’erario pubblico e riscuotere quelle somme.

E lei così ha fatto?
Ho cercato di dare impulso a certe lentezze in atto, a certe distrazioni. . .

Il suo dovere. . .
Sì, ma questo ha creato parecchi problemi alla parte politica che mi aveva portato in Agea

La Lega, appunto
Mi hanno chiesto di moderarmi, di temporeggiare. E io l’ho fatto. L’ho fatto perché nel frattempo il mio ceto politico di riferimento potesse aiutarmi sul piano legislativo.

Invece?
Mi dicevano “sì, si farà, ora vediamo”. Invece niente. E io non avevo margine dal marcamento della Corte dei Conti. Così ho smesso di temporeggiare.

Le multe agli splafonatori stanno per arrivare, invece arriva prima il nuovo ministro, Saverio Romano che toglie a Equitalia il mandato di riscossione. Dava fastidio anche a lui?
Al ministro interessava mettere le mani su Agea e sulle sue controllate. Io invece ho sempre rivendicato l’autonomia dell’agenzia.

In che modo?

Per prima cosa facendo Consigli di Amministrazione in autonomia: ho ceduto alla richiesta di inviare in via preventiva al ministro le convocazioni e gli ordini del giorno, ma non ho mai consentito direttive e documenti diretti al CdA, né l’accesso ai consigli delle controllate.

Le è costato caro?
Sicuramente la cosa non è piaciuta . Così hanno capito l’antifona: “Il professor Fruscio ritiene di poter operare in virtù delle norme vigenti e non secondo il criterio di compartecipazione in forza al ministero: commissariamolo!”. E così è stato.

Cosa è cambiato dopo il suo addio?
In Agea ci sono stati subito una serie di movimenti da me mai prediletti, si è messa mano alle controllate, si è nominato personale di provenienza palermitana e siciliana.

Compaesani del ministro.
Di per sé non ci sarebbe nulla di male, ma fino ad allora non c’era mai stata una predominanza territoriale così forte. . .

In via Bellerio non saranno contenti. . .
Non lo so, la mia parte politica si è chiusa nel più assoluto silenzio: indice evidente di imbarazzo profondo.

È deluso?
Continuo a tenere nella tasca della mia giacca la tessera della Lega Nord. Spero ancora che il movimento possa tornare a essere quello di un tempo. . .

Oggi non è più così?
La Lega di oggi è in uno stato di frastornazione totale.

Anche sulla sfiducia al ministro Romano?
Questa è la prima volta dal 1946 che ci troviamo di fronte a una richiesta per sospetta associazione mafiosa. Come può la Lega, nel nome della tenuta del governo, accettare un governo che è tenuto in piedi da un indiziato per mafia? Come può un ministro dell’Interno dire “finiamola con questi pettegolezzi della Procura”? Pettegolezzi? E se il 25 ottobre il tribunale decidesse di accogliere questi pettegolezzi come la mettiamo?

Quel giorno il ministro potrebbe essere rinviato a giudizio.
Ecco, e cosa dirà la base della Lega a cui abbiamo fatto deglutire tutto e il contrario di tutto?

Lei è stato senatore: oggi in Parlamento voterebbe la sfiducia al ministro?
Voterei sì alla sfiducia: non solo per appartenenza politica al movimento per come l'ho vissuto io. Voterei sì per rispetto etico e morale verso la società tutta, dal primo all'ultimo dei cittadini.

Paola Zanca - 28 settembre 2011 -
Fonte: Il Fatto Quotidiano

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