IN MERITO ALLA FONDAZIONE CRC
Lettera inviata nei giorni scorsi a tutti gli organi di informazione della provincia :
Egregio Direttore,
ho partecipato nei giorni scorsi con grande interesse, come peraltro anche gli anni passati, alla presentazione del Rapporto annuale della Fondazione CRC e mi permetto di esprimere alcune considerazioni e riflessioni maturate nel corso di questo W.E.
Sono sempre stato grato e riconoscente in cuor mio per questo straordinario strumento che le passate generazioni ci hanno lasciato e che permette alle nostre comunità, soprattutto in questa stagione di risorse molto limitate, di mantenere vive molte importanti attività di grande rilevanza sociale e civile, altrimenti oggi difficilmente realizzabili.
E’ un grande patrimonio che, anche grazie ad una sapiente amministrazione nel corso degli anni, ci è stato tramandato e che adeguatamente valorizzato permette ogni anno di rendere disponibili risorse importanti, per il 2015 sono previsti 25 milioni di euro, per progetti di enti locali, associazioni ed altri soggetti abilitati nei molteplici campi di intervento: arte, sport e cultura, educazione e formazione, promozione della salute, della sostenibilità ambientale e dello sviluppo locale e della ricerca.
In questa ultima stagione, nella scia delle attività tradizionali della Fondazione, sono state avviate, e nel corso degli anni hanno accresciuto la loro importanza, anche grazie al supporto ed al crescente ruolo del centro studi, i bandi finalizzati e le attività a regia diretta, e credo che questo sia un bene, sia perché ha permesso di meglio finalizzare l’attività della Fondazione, sia perché ha stimolato una più attenta analisi dei bisogni e delle opportunità dei territori e delle comunità.
Personalmente avrei pensato, e continuo a pensare, che è su questi temi dovrebbe svilupparsi il confronto in vista dei prossimi rinnovi degli organi di amministrazione e di gestione, come peraltro nelle previsioni dello Statuto, cioè sul progetto, sull’attività e sul ruolo della Fondazione, nei vari settori di intervento, e sugli strumenti ed i modelli organizzativi, invece ho la sensazione di un gran mobilitarsi, in alcuni casi più tatticamente in altri più esplicitamente, finalizzato unicamente alla verifica di possibili opportunità e spazi nei futuri assetti degli organi sociali.
In queste settimane ho avuto occasione di leggere, su questo tema, le più svariate considerazioni, in merito alle nomine, e mi permetto sommessamente di ricordare che la Fondazione è patrimonio della comunità e che, sapientemente, lo Statuto, nel rispetto dell’evoluzione delle norme di riferimento e della Carta delle fondazioni del 2012, definisce una governance allocata in capo a molteplici soggetti pubblici e privati, ma tutti con un forte ruolo di rappresentanza civile, economica e sociale in seno alla comunità provinciale, ed è a questi, ed a nessun altro, che spetterà, quando sarà il momento, il compito di nominare i componenti del Consiglio di indirizzo.
L’individuazione di una governance così diffusa, ma chiaramente definita ed identificata, ribadisce in modo chiaro, in coerenza con le norme di riferimento e con i pronunciamenti della suprema Corte, la volontà di “proseguire la propria azione secondo canoni di trasparenza, indipendenza, responsabilità e terzietà soprattutto rispetto ai poteri politici, economici e di ogni altra natura”, dando piena ed evidente attuazione al principio di sussidiarietà.
Se posso permettermi un suggerimento non richiesto a Sindaci, Presidenti e ad altri soggetti che per legge avranno il compito di effettuare le nomine, credo sarebbe buona cosa che lo facessero in autonomia cercando di interpretare al meglio lo spirito di quella terzietà che anche nei pronunciamenti della Corte Costituzionale è fortemente presente.
Nella nostra provincia non mancano competenze, capacità professionali e sensibilità civiche e sociali per poter procedere senza difficoltà.
Quanto al futuro della Fondazione CRC sono assolutamente convinto che la strada intrapresa in questi anni che ha fatto crescere la qualità delle azioni e la ricaduta sociale e territoriale delle stesse, e che è stata rappresentata con molta efficacia in occasione del Rapporto annuale 2014, debba essere rafforzata.
Il modello Cuneo in fondo è anche questo: saper valorizzare il patrimonio che ci è stato trasmesso, dando continuità alle radici e al tempo stesso saper innovare con il linguaggio e gli strumenti che questa stagione ci offre e per altro verso ci richiede.
Mino Taricco