IN MERITO ALLA SENTENZA CORTE SUPREMA USA

In questi ultimi giorni si sono spese molte parole sul tema dell'aborto, dopo la sentenza della Corte suprema USA che il 24 giugno 2022 ha annullato le sentenza Roe v. Wade, e Doe v. Bolton del 22 gennaio 1973 (le due sentenze che “lette insieme” di fatto avevano abolito tutte le leggi che in ogni Stato USA avevano regolamentato e limitato la pratica dell'aborto), in un pronunciamento a seguito del ricorso contro il Gestational Age Act (House Bill N. 1510) dello Stato del Mississippi del 2018, sancendo che non esiste un diritto costituzionale all’aborto, e rimettendo quindi la questione alle scelte dei parlamenti democraticamente eletti.

Mi ha molto colpito su questa vicenda il fatto che, salvo rare eccezioni, in tutti gli articoli ed i pronunciamenti che ho avuto occasione di leggere e di sentire vi sia sempre stato un pronunciamento netto e tranciante oserei dire in modo ideologico, senza alcuno spazio per una analisi dei fatti a partire dalle motivazioni della sentenza della Corte Suprema americana. Credo sia possibile ed a volte necessario esprimere la propria distanza ed a volte anche il proprio disaccordo, ma partendo dai fatti, dalle motivazioni, con una riflessione che qui invece è totalmente assente.

Per chi volesse approfondire il tema, generato dalla Sentenza  ho recuperato questo testo che era stato diffuso nei mesi scorsi, e che risulterebbe confermato dalla Sentenza stessa) che come si può vedere è molto articolata, consiglio la lettura di questo  approfondito articolo del prof. Ermanno Pavesi (componente del direttivo della FIAMC Federazione Internazionale delle Associazioni dei Medici Cattolici) pubblicato dal Centro Studi Rosario Livatino, molto approfondito e ben documentato.

So che sono temi che non attirano consenso facile, e che toccano la sensibilità profonda di ciascuno, per questo con il massimo rispetto, ma anche con la necessaria schiettezza voglio dire che non credo esista un “diritto incondizionato all'aborto”, credo vi possano essere delle situazioni e delle condizioni che possano portare delle persone a dover fare questa dolorosa scelta, e credo che un paese civile debba metter in campo ogni possibile strumento, nel rispetto delle scelte e delle decisioni delle persone coinvolte, per ridurre tutto quanto è possibile le complessità ed i problemi che potrebbero incidere su queste decisioni.

Per questo ho sempre pienamente condiviso il primo articolo della legge 194/1978 che recita: “Lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio. L'interruzione volontaria della gravidanza, di cui alla presente legge, non è mezzo per il controllo delle nascite. Lo Stato, le regioni e gli enti locali, nell'ambito delle proprie funzioni e competenze, promuovono e sviluppano i servizi socio-sanitari, nonché altre iniziative necessarie per evitare che l'aborto sia usato ai fini della limitazione delle nascite”, che trovo ancora adesso di straordinaria chiarezza, e che chiede ancora oggi uno sforzo straordinario di attuazione.

Mino Taricco

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