IN MERITO ALL'EURO - QUADRIO CURZIO

In queste ultime settimane sia Lega Nord che i 5Stelle, anche se in contrasto tra di loro, stanno cavalcando l’uscita dall'euro come soluzione dei problemi di crescita e di competitività del paese, un opinione che non condivido,  e che anzi credo sia una assoluta banalizzazione strumentale del malcontento e della sofferenza, che in tanti vivono in questa stagione di crisi e di grande difficoltà economica e  sociale, ai soli fini di procacciare consenso politico.   


Di seguito una intervista ad Alberto Quadrio Curzio che risponde a molte delle domande che in tanti ci facciamo sul tema e di segui alcuni altre interessanti riflessioni .



 


Quadrio Curzio: "Per l'Italia l'uscita dall'euro sarebbe una catastrofe"


di Michael Pontrelli


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Per rimanere nell’euro l’Italia è costretta a varare manovre finanziarie sempre più rigorose che deprimono l’economia, riducono il potere di acquisto delle famiglie e indeboliscono il mercato del lavoro. L’economista Loretta Napoleoni in una intervista ha lanciato la proposta che l’Italia esca dall’euro. Ma una idea di questo tipo sarebbe davvero la soluzione per i problemi del Paese? Lo abbiamo chiesto ad Alberto Quadrio Curzio, uno dei più autorevoli economisti italiani.


Professore, cosa pensa dell’ipotesi di una uscita dell’Italia dall’euro?
"Penso che sia una ipotesi irrealizzabile e se davvero dovesse realizzarsi per il nostro Paese sarebbe dannosissima. I costi sarebbero altissimi e come in ogni evento catastrofico si potrebbero stimare solo ex post cioè dopo che l’evento si è verificato".


Perché i costi per il Paese sarebbero altissimi?
"Perché l'uscita dall'euro bloccherebbe tutte le relazioni commerciali, industriali e finanziarie del nostro Paese con il resto dell’Europa e questo inevitabilmente avrebbe ripercussioni sull’economia reale: crescita minore, aumento della disoccupazione e via discorrendo".


I sostenitori di una uscita dall’euro sottolineano però che con il ritorno alla lira si avrebbe un recupero competitivo delle aziende italiane a beneficio delle esportazioni.
"Questo è vero, però la svalutazione produrrebbe effetti negativi sull’inflazione. Non dobbiamo dimenticare che l’Italia ogni anno paga una bolletta energetica di 60, 70 miliardi di euro. Con una valuta debole questa bolletta diventerebbe esplosiva e il nostro Paese non riuscirebbe più a sopportarla. Inoltre la svalutazione della lira rispetto alle altre valute comporterebbe un aumento del costo non solo dei beni importati ma anche di quelli prodotti in Italia che incorporano materie prime importate. In conclusione si avrebbe una forte perdita di potere di acquisto degli italiani".


A quanto potrebbe ammontare la svalutazione della lira rispetto all’euro?
"E’ difficile da dire. Possiamo però guardare al marco tedesco dato che l’euro è fortemente influenzato dalla politica di Berlino. Il cambio lira marco nel primo dopoguerra era di 125, al momento dell’ingresso nell’euro il rapporto di cambio era di 950. Faccia un po’ il conto".


Ritornando alla lira non sarebbe proprio possibile evitare una svalutazione?
"Per evitarla sarebbero necessarie politiche di rigore fiscale analoghe a quelle che ci chiede l’Europa e senza la pressione delle istituzioni europee per noi sarebbe ancor più difficile farle. Non dobbiamo dimenticare infatti che la storia dell’Italia è una storia di valuta debole, inflazione e debito pubblico alto. Quando negli anni 90 personalità come Ciampi e Prodi, con fatica, riportarono sotto controllo l’inflazione e ci portarono nell’Euro vi fu un sospiro di sollievo da parte di tutti. I vincoli europei rappresentano per noi dei fattori di tutoraggio importanti. Senza questi vincoli ci sarebbe il rischio di riportare le lancette dell’orologio indietro agli anni 80, gli anni della finanza allegra, gli anni in cui è stato creato gran parte del debito pubblico e l’inflazione annua marciava a due cifre".


Per evitare il collasso dell’euro lei e il professor Prodi avete avanzato la proposta degli EuroUnionBond. In cosa differiscono dalle altre proposte di Eurobond?
"La differenza fondamentale è che gli altri Eurobond verrebbero emessi sulla base di garanzie dei singoli Stati, gli EuroUnionBond verrebbero emessi invece sulla base di un capitale reale fornito dai singoli Paesi all’ente emittente che noi abbiamo chiamato Ente finanziario europeo".


In cosa consisterebbe questo capitale reale fornito dai singoli Paesi?
"Riserve auree e le reti trans europee di telecomunicazione e trasporti. Le reti dei trasporti includono le reti energetiche e ferroviarie. Sulla base dei conti da noi fatti, l’Italia dovrebbe apportare 200 miliardi di euro (se la dotazione del fondo fosse di 1000 miliardi) e questi 200 miliardi sarebbero 100 miliardi di risorse auree e 100 miliardi di reti, cosa che l’Italia può fare con una certa relativa facilità".


Quale sarebbe lo scopo del fondo?
"Lo scopo del fondo è in parte rilevare titoli di debito pubblico e in parte finanziare investimenti. L’Italia potrebbe farsi rilevare dal fondo il 25% del debito pubblico e scendere a un debito su pil al 95%. Ovviamente l’Italia rimarrebbe debitrice del 25% verso il fondo (il debito pubblico non scompare) ma il fondo non sarebbe un operatore opportunista o speculativo ma un operatore paziente che garantisce stabilità".


E’ soddisfatto del modo in cui la proposta è stata accolta?
"Si, sono molto soddisfatto in quanto le adesioni sono state maggiori delle critiche ed ho anche avuto l’impressione che un certo numero di critiche non avesse percepito la differenza tra questa proposta e le altre. Tra l’altro anche in Germania ci sono due correnti di pensiero favorevoli alla proposta, una di tipo politico all’interno della CDU e una di tipo industriale. Gli industriali tedeschi vogliono che l’Italia resti nell’euro".


Si parla tanto di euro e spread e poco di lavoro. I dati dell’Ocse hanno dipinto un quadro scoraggiante sul mercato del lavoro italiano ed in particolare di quello giovanile. Quale suggerimento dà ai giovani per affrontare il difficile momento?
"E’ una domanda tremenda, perché il problema è drammatico. In primo luogo suggerirei ai giovani un comportamento non dico austero ma quantomeno sobrio. La sobrietà è la caratteristica di tutti i paesi civili. In secondo luogo dico ai giovani che in questo momento è più facile inventarsi una attività di impresa che non trovare un lavoro dipendente perché le aziende sono in forte difficoltà. A questo fine è fondamentale aiutare i giovani nell’avvio di una attività di impresa".


In che modo?
"Con un sistema fiscale agevolato e con una semplificazione della procedure burocratiche che sono troppo complesse e svantaggiano non solo chi vuole avviare una nuova attività ma anche le imprese esistenti".


Su quali settori i giovani dovrebbero puntare?
"Vedo opportunità interessanti nel settore delle energie rinnovabili e dell’ambiente. Inoltre, visto il continuo invecchiamento della popolazione italiana, spazi interessanti potrebbero aprirsi nel settore dei servizi alle persone. I giovani del Nord sono sicuramente agevolati perché esiste una forte tradizione di piccole e medie imprese ma anche al Sud non mancano le opportunità, per esempio nel turismo".



http://www.lavoce.info/archives/18592/uscire-euro-no-grazie-europa-crisi/


http://www.linkiesta.it/referendum-uscire-euro


http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-02-05/perche-sarebbe-disastro-uscire-area-euro-064108.shtml?uuid=ABfyTYu


 


 


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