LAVORO E GIUSTIZIA

Ad eccezione di alcuni istanti prodigiosi, l’amare il proprio lavoro, diceva Primo Levi ne “La Chiave a Stella”, è la migliore approssimazione concreta alla felicità sulla terra.
E’ nel fare che l’uomo si realizza, diceva lo scrittore torinese scomparso.
La nostra vita ha molti ambiti in cui si esprime e si realizza, ma quando si parla di mancanza o di perdita del lavoro, pesante è il dramma economico dell’assenza di reddito, il dramma sociale dell’emarginazione - reale o percepita - dalla comunità, profondo è il dramma personale di chi, appunto, non vede una luce attorno a sé.
Per questo l’allarme che l’Istat lancia incessantemente dal 2009, quasi una colonna sonora del nostro vivere quotidiano, non va ascoltato distrattamente.
L’Istat ci dice che il tasso nazionale di disoccupazione è pari all’8,4%, mezzo punto in più rispetto al 2009, e soprattutto che il tasso di disoccupazione giovanile è al 26,8%.
Un giovane su quattro è senza lavoro. Un bollettino pesantissimo, e per difetto; visto che non tiene conto di chi un lavoro non ce l’ha, ma ha perso ogni speranza e non lo cerca neppure più.
In azienda, in fabbrica, il ricorso alla cassa integrazione scombussola ritmi e abitudini tagliando i redditi – in alcuni casi anche per più anni - e consumando l’attaccamento alla propria professionalità, che è il fondamento di tanti successi delle nostre aziende.
Nei primi otto mesi del 2010 sono state autorizzate 826,4 milioni di ore di Cig con una crescita del 60,5% rispetto al periodo gennaio-agosto 2009.
Anche Cuneo, pur con una forte presenza di piccole imprese e imprese familiari, che, con grandissimi sacrifici, hanno sostanzialmente tenuto, ha fatto registrare un aumento delle fermate produttive del 22%. Molte fabbriche hanno richiesto la cassa integrazione straordinaria dopo aver esaurito quella ordinaria come la Cdm di Verzuolo, Neograf di Moretta, Caseificio Reale e Monetti a Racconigi, Prato e New Tecno a Sommariva Bosco.
In questa situazione qualsiasi Governo, anche di centrodestra - e lo dimostra il caso francese – avrebbe messo la questione del lavoro e delle imprese in cima alla sua agenda.
Il nostro Presidente del Consiglio continua invece ad essere preso dalle sue questioni personali e giudiziarie, impegnando il Governo ed il Parlamento con il processo breve, poi con quello lungo, poi con lo scudo processuale, il lodo Alfano e via continuando.
Il Governo ha profuso enormi energie per difendere il Premier dalla giustizia, invece di riformare la giustizia, come peraltro, cittadini ed imprese da tempo chiedono.
E tutto questo alla ricerca di una impunità tombale per se e per i suoi processi.
Berlusconi promette ogni giorno la nomina di un Ministro importantissimo come quello dello Sviluppo Economico, che manca ormai dal maggio scorso.
E nei cinque punti su cui il Cavaliere ha deciso di giocarsi la sopravvivenza, con il voto di fiducia - Fisco, Federalismo, Mezzogiorno, Sicurezza e Giustizia - non c’è traccia di come affrontare la crisi economica che stiamo vivendo.
Bene ha fatto il PD nei giorni scorsi a rimettere al centro della sua azione le questioni del lavoro, dei giovani e dell’innovazione. E’ su questo terreno che si affronta l’oggi e si imposta il domani. Quel domani a cui i giovani chiedono opportunità e possibilità, a partire dal lavoro e dall’occupazione.
La felicità e la realizzazione delle nostre vite non si esauriscono nel lavoro, ma trovano in esso mattoni importanti per poterle costruire.

Mino Taricco

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