LA CRISI E' APERTA
Da ieri è ufficiale.
La legislatura più breve e più folle degli ultimi anni sta preparandosi a chiudere i battenti.
Dopo un anno e mezzo nel quale hanno promesso cose chiaramente irrealizzabili, prima in campagna elettorale, e poi in una sfiancante campagna elettorale quotidiana, adesso, prima della Legge di Bilancio, nella quale i nodi sarebbero venuti al pettine, scappano senza pagare il conto.
Proprio come quegli avventori che pasteggiano a ostriche e Champagne o se volete a tartufi e Barolo senza badare a spese, offrendo assaggi a tutti, tanto sanno già che scapperanno senza pagare il conto!
E il conto purtroppo saranno chiamati a pagarlo l’Italia e gli italiani.
E stato un anno di flop, nel quale hanno bloccato il faticoso cammino di ricostruzione che si era avviato con i precedenti governi, senza mettere nella sostanza nulla al posto.
Quota 100 e Reddito di cittadinanza sono stati un fallimento sia nei numeri che a livello di impatto sociale; su tutte le grandi questioni hanno solo ritardato i tempi ma non hanno cambiato nulla; sulla gestione delle crisi sono stati di gran lunga molto meno efficaci. Di snellimenti e semplificazioni non si è visto nulla; e gli investimenti fatti, che pure sono sensibilmente calati, hanno usato risorse che erano state stanziate nella precedente legislatura. Abbiamo buttato, per una politica folle di annunci pirotecnici, qualche decina di miliardi di maggiori costi per interessi, e il debito che era sceso nei governo precedenti, sia pure di poco, dal 131,8 al 131,4 % del PIL è tornato a crescere al 134,1 % del PIL.
Ciò su cui sono stati bravi è stata la propaganda. Sulla sicurezza e sui migranti, ma anche sulla sobrietà della politica e nella lotta alla “casta”. Propaganda perché la sicurezza non è cresciuta, ma si è alimentata molta insicurezza per i tempi a venire, non avendo espulso nessun irregolare, e avendo creato, coi “decreti Sicurezza” (sic!), le premesse perché gli irregolari nel nostro paese aumentassero di qualche centinaia di migliaia. Sono aumentate le spese dei portaborse di tutto il Governo, con il Premier ed i due vicepremier che spendono molti milioni di euro per i soli staff di comunicazione e per la loro presenza sui social, arrivando in alcuni casi a spendere più del doppio dei loro predecessori (alla faccia della sobrietà!).
E la tanto strombazzata riduzione dei Parlamentari … per non approvarla fanno saltare i Governo una settimana prima (era, infatti, in calendario alla Camera il voto finale che la avrebbe resa Legge il 9 settembre, come primo atto alla ripresa).
Dovevano aprire il Parlamento come una scatola di tonno: hanno fatto condoni edilizi e fiscali, autorizzato lo sversamento di centinaia di migliaia di tonnellate di fanghi inquinanti nei campi di Lombardia e Veneto, salvato i loro esponenti dai processi non lasciandoli giudicare con cavilli peggio che nella peggior stagione berlusconiana, bloccato centinaia di investimenti infrastrutturali, reggendosi il moccolo l’un l’altro per le responsabilità. Hanno raccontato un mare di balle agli italiani !
Cialtroni nello stile, per aver chiesto l'impeachment del Capo dello Stato e tre mesi dopo averlo ringraziato come baluardo di democrazia, e per essersi presentati come bulli di quarta categoria che vorrebbero governare dal papeete beach con mojito in mano ed il petto in fuori. Cialtroni, perché solo pavidi cialtroni sbraitano per mesi e poi scappano quando è il momento di vedere le carte.
Il gioco è molto chiaro: l’azzardo è quello di incassare il consenso elettorale senza dover fare i conti con la prossima finanziaria, vincere le elezioni, chiedere agli italiani di “avere pieni poteri”, come ha detto Salvini a Pescara, e conseguentemente eleggersi il prossimo Presidente della Repubblica targato sovranista.
Nei giorni scorsi a Montoso abbiamo vissuto una celebrazione in memoria dei 400 morti in conseguenza delle follie di un altro che poco meno di un secolo fa aveva avuto “pieni poteri per fare grande l’Italia”, e voglio sperare che la storia non sia passata invano. Il passato non è il luogo dei rimpianti, ma luogo dove radichiamo le nostre scelte verso il futuro nostro e dei nostri figli.
Per alcuni giorni sarò in vacanza con la famiglia, in attesa che il Presidente della Repubblica definisca i tempi della parlamentarizzazione di questa crisi, e ci sia la convocazione al Senato.
Ci sarò, perché ho rispetto per le Istituzioni, che ho servito con impegno facendo il mio dovere, come farò fino alla fine di questa Legislatura, e non perché un bullo, che non ha mai lavorato un giorno mi ha chiamato a “muovere il c*** e a presentarmi in Aula”.
Buona vacanza a tutti.