LA VOCAZIONE DEL PARTITO DEMOCRATICO

Sono da anni convinto che “la politica” debba cambiare, superando i limiti e le chiusure che, a tutti i livelli, ha dimostrato negli ultimi anni.
Continuare ad immaginare un partito che si confronti esclusivamente nei circoli e con i soli iscritti, equivale a fingere di non aver capito che, per salvare il cuore di una passione civile e di un impegno per la comunità, bisogna cambiare forma e modalità nelle quali queste si esprimono oggi.
I circoli peraltro , salvo lodevoli eccezioni, in molta parte dei territori sono molto debilitati e non sono più un luogo sufficientemente fecondo di confronto delle idee e di progettazione civica e politica, locale e nazionale.
Abbiamo perso le elezioni politiche perché chi guidava il PD in quel momento non ha capito la domanda di cambiamento di cui era oggetto, e ha pensato di poter resistere su posizioni vecchie, difendendo vecchi disegni e vecchie liturgie.
Abbiamo fatto il disastro che abbiamo fatto, con le elezioni del Presidente della Repubblica, perché hanno pensato che alla fine anche i nuovi Parlamentari avrebbero accettato i vecchi rituali, le vecchie alchimie e le vecchie proposte, e si è visto tutti come è andata a finire.
A poco sono in questo senso serviti i patetici tentativi di coloro che si sono sentiti in dovere di spiegare analogie e differenze in una vicenda su cui peraltro i nostri elettori hanno già emesso un verdetto definitivo .
Le vicende connesse alla bocciatura di Marini e Prodi, lo hanno capito tutti, non hanno nulla in comune, e non hanno nulla a che vedere con la disciplina di partito, la prima è la giusta conclusione, e mi spiace per la persona, di un percorso sbagliato, gestito da dirigenti che non hanno capito, neanche adesso, che il mondo stava cambiando , la seconda, quella di Prodi, è una vigliaccata senza possibilità di spiegazioni credibili, e difatti è ufficialmente ancora senza nome.
Dopo quello che è successo ieri ho la sensazione che ci sia qualche dirigente che , per l’ennesima volta , sia disponibile, pur di tutelare se stesso ed i suoi compagni di viaggio, a mettere a repentaglio il partito o quanto meno a metterne a rischio credibilità , significato e profilo.
Il PD che in tanti avevamo accolto con entusiasmo è stato un partito con vocazione all’apertura , all’inclusione , che si candidava a rappresentare la voglia di alternativa all’idea berlusconiana di questo Paese; idea che in questi anni ne ha compromesso, ed ha rischiato di distruggerne, storia, realtà e speranze.
Per fare questo, il PD aveva tracciato per se un profilo ed una vocazione alla innovazione e alle riforme , dentro e fuori la politica, e aveva scelto di condividere le decisioni con i suoi elettori, con il suo popolo.
Le primarie per il PD non sono solamente una modalità organizzativa o una decisione sulle regole, ma sono il tratto di un suo profilo identitario , e rinnegarlo vuol dire decretare la fine di una speranza.
In questo momento in Parlamento si stanno votando norme importanti per l’Italia e per gli italiani ; ogni passo è importante se va nella direzione di produrre risposte e se contribuisce a costruire un orizzonte di fiducia e di credibilità.
Se questo orizzonte dovesse essere non più chiaro e il progetto dovesse risultare non più sufficientemente comprensibile, o peggio, se si insinuasse il dubbio che in realtà altre siano le motivazioni che spingono all’azione, allora il rischio di una divaricazione ulteriore tra Istituzioni e Paese potrebbe divenire certezza, lasciando terreno fertile ai populisti di turno, che proliferano sulle disgrazie e sulle opacità .
Sono convinto che in questa fase il PD e la sua capacità di accogliere e promuovere le riforme e l’innovazione, siano una ricchezza e una risorsa per il Paese ; compromettere o rallentare il percorso nel primo porta ad indebolirlo nel secondo .
Mi auguro che la dirigenza attuale del Partito democratico rifletta in queste ore sui rischi che farebbe correre al partito e al Paese, se dovesse decidere di provare a bloccare il vento del cambiamento, vento che il Paese sente necessario e che chiede a gran voce .

Mino Taricco


  Leggi Anche...

Mino Taricco utilizza cookies tecnici e di profilazione e consente l'uso di cookies a "terze parti" che permettono di inviarti informazioni inerenti le tue preferenze.
Continuando a navigare accetti l’utilizzo dei cookies, se non desideri riceverli ti invitiamo a non navigare questo sito ulteriormente.

Scopri l'informativa e come negare il consenso. Chiudi
Chiudi
x
Utilizzo dei COOKIES
Nessun dato personale degli utenti viene di proposito acquisito dal sito. Non viene fatto uso di cookies per la trasmissione di informazioni di carattere personale, né sono utilizzati cookies persistenti di alcun tipo, ovvero sistemi per il tracciamento degli utenti. L'uso di cookies di sessione (che non vengono memorizzati in modo persistente sul computer dell'utente e scompaiono, lato client, con la chiusura del browser di navigazione) è strettamente limitato alla trasmissione di identificativi di sessione (costituiti da numeri casuali generati dal server) necessari per consentire l'esplorazione sicura ed efficiente del sito, evitando il ricorso ad altre tecniche informatiche potenzialmente pregiudizievoli per la riservatezza della navigazione degli utenti, e non consente l'acquisizione di dati personali identificativi dell'utente.
L'utilizzo di cookies permanenti è strettamente limitato all'acquisizione di dati statistici relativi all'accesso al sito e/o per mantenere le preferenze dell’utente (lingua, layout, etc.). L'eventuale disabilitazione dei cookies sulla postazione utente non influenza l'interazione con il sito.
Per saperne di più accedi alla pagina dedicata

Individuazione delle modalità semplificate per l'informativa e l'acquisizione del consenso per l'uso dei cookie.
Provvedimento n.229 dell'8 maggio 2014 - pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 126 del 3 giugno 2014.

Consulta il testo del provvedimento