LETTA IN EUROPA: IL PARLAMENTO CHIEDE CRESCITA
Oggi il Premier Enrico Letta è impegnato al suo primo Consiglio europeo e porterà a Bruxelles le richieste sollevate anche dal PD nella risoluzione votata alla Camera martedì 21 maggio. Questa risoluzione, a firma per i democratici di Roberto Speranza, ha infatti superato a larga maggioranza l’esame dell’Assemblea, con 401 voti favorevoli e 106 contrari.
In questo documento si condanna con forza la linea politica di sola austerity, che “ha creato caduta della domanda e aumento della disoccupazione soprattutto giovanile, nonché un aumento del rapporto debito/PIL” e ha determinato, a livello politico, “una deriva populista che ha fatto venir meno il consenso nei confronti dell'Europa”. La prosecuzione di una politica di bilancio basata esclusivamente sull'austerità non è in grado di assicurare lo sviluppo - continua il documento - e aggraverebbe ulteriormente l'attuale recessione.
Oggi, dopo mesi di sforzi, l’Italia come altri Stati membri è riuscita a mantenere i suoi impegni relativi al bilancio nazionale e a riacquisire credibilità. Tuttavia proprio questa Italia, che si pone attualmente “fra gli Stati più avanzati nell'Unione europea per quanto riguarda il controllo della finanza pubblica”, si trova ad affrontare al suo interno “molta più recessione e molta più disoccupazione”, ricorda l’on. Causi (PD).
Per questo la linea richiesta al Premier in Europa è quella di far valere il grande sforzo di risanamento operato finora e di “fare riacquistare all'Italia il ruolo che le spetta come grande Paese fondatore dell'Unione europea che ha fatto i suoi compiti a casa”, come affermato ancora da Causi.
I punti centrali su cui il Governo italiano è chiamato ad interagire in Europa sono tre: crescita sostenibile, politica fiscale e occupazione, soprattutto giovanile.
In concreto si propone la costruzione di un mercato unico europeo dell'energia elettrica e del gas e la valorizzazione delle merci che incorporano le minori emissioni inquinanti. Si caldeggia la stretta cooperazione tra i Paesi dell'Unione europea per contrastare le diverse forme di evasione ed elusione fiscale, nonché per individuare, secondo criteri comuni, i paradisi fiscali inserendoli in apposite «liste nere». Per quanto riguarda le politiche del lavoro, l’Italia è chiamata a promuovere una strategia europea coordinata e immediatamente concretizzabile sulla lotta alla disoccupazione giovanile: realizzando forme di «investimenti pubblici produttivi» che possano contribuire a rilanciare l'economia, svolgendo il ruolo di catalizzatori di risorse private; scongiurando il razionamento del credito; e rafforzando le politiche di mobilità dei lavoratori, l'avvio di nuovi e più strutturati programmi di apprendistato, l'aumento degli scambi e della mobilità tra studenti, stagisti e apprendisti.
Tutte proposte di crescita condivise, come recita ancora la risoluzione, “dalla maggioranza parlamentare con il supporto attivo di forze dell'opposizione”. Posizioni “che sono alla base, tra l'altro, dell'accordo politico del Governo”.