La Commissione Europea come ogni anno ha reso pubbliche le stime sull’andamento della Unione Europea nel suo complesso e sui singoli paesi. La fotografia conferma che pur in un quadro complesso l’economia del vecchio continente tiene, mentre in Italia la crescita che era ripresa fino al 2017 mostra evidenti segni di rallentamento e il quadro complessivo del Paese si sta deteriorando.
Nell’analisi si evidenzia che pur dinanzi ad un ambiente esterno non favorevole, caratterizzato, solo per citare alcuni elementi, da continue tensioni commerciali e non solo, da una crescente debolezza dei mercati emergenti, in particolare Brasile e Cina, da una vicenda Brexit tutt’altro che definita né negli esiti né nei tempi, e da una persistente debolezza del settore manifatturiero, soprattutto nei paesi che devono affrontare problemi connessi all'industria automobilistica, dall'incertezza sul piano politico e da un possibile ritorno del circolo vizioso tra emittenti sovrani e banche, l’economia della UE nel suo complesso tiene, e addirittura, sia pur tenuemente, si rafforza.
La crescita dovrebbe infatti proseguire in quasi tutti gli Stati membri dell'UE nel 2019 e nel 2020 ed accelerare l'anno prossimo, sostenuta soprattutto da una forte domanda interna, da un aumento costante dell'occupazione e da costi di finanziamento modesti.
Nel complesso, quest'anno il PIL dovrebbe crescere dell'1,4 % nell'UE e dell'1,2 % nella zona euro.
Nel 2020 le previsioni sono di una attenuazione dei fattori interni negativi e di una ripresa dell'attività economica al di fuori dell'UE, anche grazie a condizioni finanziarie globali più favorevoli e a politiche di stimolo in alcune economie emergenti. Conseguentemente per il prossimo anno si prevede un leggero rafforzamento della crescita del PIL, che dovrebbe raggiungere l'1,6 % nell'UE e l'1,5 % nella zona euro. Sui dati relativi al 2020 inciderà anche il maggior numero di giorni lavorativi nel corso dell'anno.
Anche sul fronte dell'occupazione i dati sono positivi sia in termini di occupati che di crescita dei salari.
Le condizioni del mercato del lavoro hanno infatti continuato a migliorare, nonostante il rallentamento della crescita verso la fine del 2018. La disoccupazione, ancora troppo elevata in alcuni Stati membri, a livello dell'UE è scesa al tasso più basso registrato dall'inizio della serie mensile dei dati nel gennaio 2000 (6,4 % nel marzo 2019). E nella stessa zona euro è attualmente al livello più basso dal 2008.
Sia pure con una previsione di rallentamento del tasso di crescita dell'occupazione in conseguenza di una crescita più moderata e del venire meno di misure di bilancio temporanee in alcuni Stati membri, nell'UE il tasso di disoccupazione dovrebbe continuare a diminuire nel 2019 raggiungendo il 6,2 % nel 2020 e per quanto riguarda la zona euro, il tasso di disoccupazione dovrebbe scendere al 7,7 % nel 2019 e al 7,3 % nel 2020, un livello inferiore rispetto a prima dell'inizio della crisi nel 2007.
Il rapporto debito/PIL dovrebbe diminuire nella maggior parte degli Stati membri nel 2019 e nel 2020 poiché i disavanzi rimangono bassi e la crescita del PIL nominale dovrebbe rimanere più elevata del tasso di interesse medio sul debito in essere. Nell'ipotesi di politiche invariate, il rapporto debito/PIL dell'UE dovrebbe scendere dall'81,5 % nel 2018 all'80,2 % nel 2019 e al 78,8 % nel 2020. Il rapporto debito/PIL aggregato della zona euro dovrebbe scendere dall'87,1 % nel 2018 all'85,8 % nel 2019 e all'84,3 % nel 2020.
Questa la situazione dell’Europa nel suo insieme.