MIELE ITALIANO: TUTELA DELLA QUALITA' E SALVAGUARDIA DEL "MADE IN ITALY"

Ho presentato in Senato a mia prima firma insieme ai colleghi Iori, Pittella, D’Arienzo, Stefano, Cucca, Fedeli, Giacobbe, Ferrazzi, Ginetti, Garavini e Bellanova, l’interrogazione a tutela della qualità del miele italiano e a salvaguardia del nostro “Made in Italy”

L’Unione europea, che definisce il miele “sostanza dolce naturale che le api - Apis mellifera - producono dal nettare di piante (. . .) che esse bottinano, trasformano combinandole con sostanze specifiche proprie, depositano, disidratano, immagazzinano e lasciano maturare nel favi dell’alveare” e che vieta l’aggiunta di qualunque altro ingrediente “neppure di additivi”, durante una prima indagine effettuata dalla Commissione europea nel 2015, ha dimostrato “un’importante percentuale di frodi e adulterazioni nei mieli commercializzati nell’ Unione europea” rivelando la presenza di miele annacquato e adulterato con sciroppo di mais, barbabietola e di riso.

Dal 2010 ad oggi, la domanda netta globale di miele è cresciuta, in media, di circa 20 mila tonnellate l’anno e ciò è dovuto in parte anche al fatto che una fetta sempre maggiore della popolazione mondiale ha accresciuto la qualità della propria dieta alimentare, ma anche per la preferenza dei consumatori, sempre più interessati ad alimenti naturali e sani.

A tutela della qualità “Made in Italy”, il Ministero delle politiche agricole, durante questi anni, ha messo in campo azioni quali l’obbligo dell’ indicazione del Paese di origine in etichettatura e l’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi ha effettuato su tutto il territorio nazionale controlli sia sulla produzione sia sulla commercializzazione di mieli di diversa origine botanica - uniflorali e millefiori - e diversa origine geografica - Stati membri dell’ Unione europea e Paesi terzi - nonchè su mieli biologici, anche analisi specifiche per rilevare eventuali presenze di residui di prodotti fitosanitari non consentiti, oltre alle indagini analitiche specialistiche per individuare eventuali zuccheri esogeni attraverso tecniche isotopiche IRMS, anche con il supporto dell’ Istituto di ricerca internazionale con la Fondazione Edmund Mach di San Michele all’ Adige.

Nonostante tale impegno, da molte inchieste e analisi risulterebbe un problema di “falso miele”, comunemente associato a provenienza cinese che parrebbe raccolto spesso immaturo - non lasciato quindi maturare nei favi - portato nelle “fabbriche del miele” ambienti nei quali saranno poi gli uomini e non le api a “lavorarlo, filtrarlo e deumidificarlo” ed oggetto di altri interventi “correttivi”, risultando conseguentemente spesso non in linea con la legislazione europea, oltre a false produzioni provenienti da Paesi più vicini dell’Est Europa che, non producendo il miele direttamente, contribuiscono ad importarlo attraverso meccanismi di “triangolazione”  (classica operazione attraverso la quale un miele extracomunitario entra illegalmente in un Paese membro e conseguentemente diventa comunitario)

Il nostro miele è un prodotto di grande pregio, risultato del lavoro e delle competenze costruite negli anni dai nostri apicoltori, ed è un prodotto dell’alveare e non da laboratorio. Richiede tempo, pazienza ed esperienza e diventa sempre più difficile da produrre e prezioso per via dei frequenti cambiamenti climatici, ai quali api ed apicoltori cercano in ogni modo di adattarsi per limitare i danni. 

Abbiamo voluto interrogare il Ministro Centinaio per porre finalmente fine ai comportamenti sostanzialmente irregolari ed a volte illegali che non rispettano gli standard di sicurezza dei nostri consumatori, o che quanto meno non forniscono loro la necessaria trasparenza sul prodotto. Il Miele “Made in Italy” ha visto accrescere il proprio gradimento e la propria credibilità ed immagine a livello mondiale proprio perché frutto di un territorio straordinario e perché autentico e percepito come tale, un prodotto della passione e della dedizione dall'apicoltura italiana.

Per ulteriori approfondimenti si rimanda al testo integrale dellinterrogazione

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Provvedimento n.229 dell'8 maggio 2014 - pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 126 del 3 giugno 2014.

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