NELLA LEGGE DI DELEGAZIONE LA NORMA CONTRO LE PRATICHE COMMERCIALI SLEALI

La Commissione Politiche Ue, mercoledì 9 settembre, ha concluso l'esame del ddl n. 1721, di delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea (Legge di delegazione europea 2019) della Relazione programmatica 2020 e consuntiva 2019 sulla partecipazione dell'Italia all'UE . 


Fondamentale all'articolo 7 dal titolo : «Princìpi e criteri direttivi per l'attuazione della direttiva (UE) 2019/633, in materia di pratiche commerciali sleali nei rapporti tra imprese nella filiera agricola e alimentare», il recepimento della direttiva (UE) 2019/633 appunto sul contrasto alle pratiche commerciali sleali. 

Quando, più di un anno fa, il Parlamento e il Consiglio europeo hanno approvato questa norma, credo che tutti coloro che seguono il mondo agricolo e hanno a cuore i temi della qualità, della sicurezza, della sostenibilità sociale, della giustizia e dell'equità nei rapporti commerciali che riguardano gli alimenti, abbiano esultato (e avevano motivo di farlo). 
L'approvazione metterà il Governo nelle condizioni di emanare i decreti legislativi attuativi per dare vita nel concreto a ciò che contiene l'importante direttiva n. 633 del 2019. 
È importante perché si mette un punto fermo e si attivano riferimenti normativi e strumenti per incidere sul funzionamento di un sistema di relazioni commerciali in agricoltura che ormai in moltissimi casi è di fatto patogenico, sbagliato e da ripensare. 

Di cosa stiamo parlando? Stiamo parlando di pratiche sleali, per fare alcuni esempi: 
- ritardi nei pagamenti ben oltre quanto previsto dagli accordi commerciali; 
- modifiche unilaterali retroattive dei contratti; 
- cancellazione di ordine senza preavviso; 
- pagamenti decurtando i prodotti deteriorati, a detta dell'acquirente, senza possibilità di contraddittorio; 
- imposizione di pagamenti di servizi e iniziative non correlati alla vendita del prodotto agricolo da parte di soggetti più forti sul piano commerciale; 
- rifiuto di sottoscrivere contratti scritti; 
- abuso di informazioni confidenziali; 
- minaccia di sanzioni nel caso di riferimento alle stesse normative scorrette; 
- ribaltamento dei reclami di clienti senza possibilità di verifica sui fornitori; 
- e poi ancora nella norma abbiamo inserito il divieto di aste a doppio ribasso e vendite sottocosto con pratiche scorrette. 

La discussione da parte del Parlamento europeo su queste tematiche fu accompagnata ed accelerata da una notizia di quelle settimane che videro una maxi fusione di centrali di acquisto: la centrale Carrefour e la centrale Tesco, che crearono un raggruppamento d'acquisto a livello europeo che superava i 150 miliardi di euro di fatturato. 
Per il mondo agricolo, e per quello della trasformazione di prodotti agricoli, rapportarsi con un colosso d'acquisto che gestisce un valore di 150 miliardi crea condizionamenti di mercato pesantissime. 

Nel corso dei lavori con cui siamo approdati a questo provvedimento, una grossa centrale d'acquisto di una catena di distribuzione italiana ha attuato un'asta a doppio ribasso devastante. Solo per intenderci, questo metodo di definizione del prezzo prevede di chiedere a decine di fornitori di presentare offerte di prodotti con capitolato a latere, e poi di prendere il prodotto con il prezzo più basso e il capitolato più vantaggioso e su questo aprire a tutti i soggetti di fare un offerta al ribasso per accaparrarsi la fornitura. Tradotto vuol dire mettere sostanzialmente in ginocchio tutto il comparto. 

La conseguenza di queste pratiche ha portato negli ultimi anni al pagamento di prodotti agricoli a 9, 12, 15 o 17 centesimi al chilo per prodotti che, solo per essere raccolti, richiedono 11, 12 o 13 centesimi al chilo. 

La condizione che viene a crearsi è devastante, peraltro per prodotti che poi si trovano sugli scaffali dei supermercati a un euro e mezzo o due al chilo. Una situazione veramente micidiale. 

Personalmente sono da sempre convinto che ci sia la necessità di una grande attenzione alle dinamiche di mercato, ma questo deve avvenire in un quadro di regole certe e ferme, che siano forti, perché la libertà di mercato senza regole, o con regole deboli, o inapplicabili, è di fatto una sorta di far west, e in queste situazioni il più debole paga il conto di tutti. 

Sull'articolo 7  in questa legge di delegazione si è fatto un buon lavoro, anche perché purtroppo l'articolo 62 del decreto legge n. 1 del 2012, che avevamo da alcuni anni sperimentato, di fatto non ha mai portato nessun frutto.

In questa delega diamo al Governo anche il compito di  ricoordinare tutto il quadro normativo con l'articolo 62. 

Sono stati approvati nel corso del lavoro in Commissione molti emendamenti che hanno arricchito e migliorato il testo che ci accingiamo ad approvare e credo che abbiamo messo il Governo in condizione di attuare, tramite uno o più decreti legislativi uno strumento veramente utile a tutto il Paese e non soltanto all'agricoltura.  

Tutti vogliamo un'agricoltura che non sia piegata e sfruttata e che non abbia sacche che, con un’idea impropria di recupero di competitività, sfruttino i lavoratori, violentino l'ambiente o ignorino le norme elementari di sicurezza. 

Non vogliamo che imprese più grandi o grandi gruppi della grande distribuzione possano fare utili ai danni di imprese più piccole o meno capaci di condurre; quantomeno, vogliamo intervenire per ridurre tutto questo. 

Non è solo un sogno la convinzione che il mercato debba essere regolato, per permettere a tutti gli attori che operano correttamente, in modo efficiente, senza sprechi e con la necessaria qualità dei prodotti, di poterlo fare senza essere assoggettati a ricatti, a prevaricazione o abusi di potere. 

Questa norma ci mette in mano gli strumenti per andare con forza in tale direzione.

In allegato una scheda sulla Direttiva europea 633/2019 a cura del Deputato al Parlamento Europeo Paolo De Castro, uno dei protagonisti della sua approvazione.


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Provvedimento n.229 dell'8 maggio 2014 - pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 126 del 3 giugno 2014.

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