NON SERVONO TIFOSI AL DRAMMA ISRAELO-PALESTINESE

In questi giorni ci ha colpiti tutti credo il dramma pazzesco che stanno vivendo tanti abitanti civili Israelo-Palestinesi e soprattutto i bambini.

Nell'esprimere tutto il mio cordoglio per chi ha perso la vita, a qualunque fazione o parte appartenga, e tutta la mia vicinanza alle persone, alle famiglie e alle comunità coinvolte da un così grande dolore, credo che in questo momento, ma oserei dire che vale sempre, l'unica cosa che non serve è un approccio da tifosi, di qua o di là, serve invece il coraggio di ritornare a riannodare rapporti, creare presupposti per avvicinamenti e ricercare e tessere accordi, coinvolgendo tutte le persone di buona volontà.

L’esplosione delle violenze iniziata con gli scontri in seguito agli sfratti di Sheikh Jarra, e poi soprattutto sulla Spianata delle Moschee è divampata in un attimo imboccando una strada che sembra senza sbocco, e i razzi di Hamas e i bombardamenti israeliani ne danno testimonianza.
Sicuramente nulla o poco è accaduto per caso, sul fronte israeliano la gestione delle forse di sicurezza sulla spianata è stata non ineccepibile, e altrettanto sicuramente Hamas, con un grande azzardo, ha voluto usare questa situazione per rafforzare il suo ruolo di riferimento, ma il prezzo che i civili stanno pagando è veramente inaccettabile.

Come ha scritto molto bene in questi giorni Emanuele Fiano, "non c’è altro modo per tutelare questi due diritti se non con un processo politico che porti al mutuo riconoscimento", ed è fondamentale che l’Italia, e l’Europa tutta lavorino per questo. 
Vanno condannati gli attacchi terroristici, e fermati i bombardamenti, ristabilendo il diritto internazionale. 
Non è accettabile che il cinismo di pochi condanni a così atroci sofferenze la vita di troppi.

La comunità internazionale deve trovare il modo di intervenire

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