NON SI FERMA IL CONSUMO DI SUOLO IN ITALIA

Non si è fermato neanche nel lockdown. 
Neanche nei tanti mesi di stop forzato di molte attività produttive, edilizia inclusa, non si è fermata la perdita di suolo sano causata dal cemento. 
È il dato più evidente che esce dal nuovo Rapporto sul consumo di suolo  realizzato da ISPRA e dal Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente. 

Ogni italiano ha a disposizione circa 360 metri quadri di cemento. 
Negli Anni 50 erano meno della metà (160 metri quadri).

Il rapporto sottolinea che dal 2012 ad oggi il suolo non ha potuto garantire la fornitura di 4 milioni e 155mila quintali di prodotti agricoli, l’infiltrazione di oltre 360 milioni di metri cubi di acqua piovana (che ora scorrono in superficie aumentando la pericolosità idraulica dei nostri territori) e lo stoccaggio di quasi tre milioni di tonnellate di carbonio. Un dato, quest’ultimo, che equivale a oltre un milione di macchine in più circolanti nello stesso periodo per un totale di più di 90 miliardi di km. In altre parole due milioni di volte il giro della terra.

Il costo stimato che l’Italia potrebbe essere costretta a sostenere a causa della perdita dei servizi ecosistemici dovuta al consumo di suolo tra il 2012 e il 2030 è compreso tra 81 e 99 miliardi di euro. 
Nel dettaglio a livello regionale, il rapporto evidenzia come l’incremento maggiore di consumo di suolo quest’anno è in Lombardia, che torna al primo posto tra le regioni con 765 ettari in più in 12 mesi. La seguono Veneto (+682 ettari), Puglia (+493), Piemonte (+439) e Lazio (+431).

Per approfondire qui di seguito:

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