NOTRE DAME IN NOI

In queste ore si sprecano i commenti e le riflessioni stimolate dall’incendio della Cattedrale di Notre Dame, e giustamente emergono le falle nel sistema di prevenzione, nella troppa incuria che ha sempre rimandato interventi di restauro attesi da anni, nelle misure di sicurezza relative agli interventi che erano in corso, ecc. ma emergono anche riflessioni su cosa rappresenti un monumento come quello per la Francia, ma anche per tutti noi, per tutta l’Europa, e stamattina ho letto e sentito analisi e riflessioni sul calo dei credenti e su un inaridimento della fede nelle nostre società totalmente secolarizzate e sempre più indifferenti e lontane da ogni forma di fede e soprattutto dalla chiesa. 

Mi è venuto da pensare che anche in questa occasione siamo di fronte ad una grande e forse non casuale confusione di fondo.

Se penso sia assolutamente legittimo che ciascuno possa scegliere o rifiutare una fede, il decidere di seguire e praticare una religione, l’impostare o meno la propria vita sulla base di un incontro e di una rivelazione, il lasciare o meno che un annuncio e “una persona” possano orientare le nostre vite, credo invece che negare ciò che l’avvento del cristianesimo ha inciso, nel bene e nel male, nella costruzione dell’Europa per come la conosciamo oggi, possa essere solo miopia, mancanza di conoscenza o, arrivo a dire, pregiudizio ideologico. 

Poi le valutazioni ed i giudizi sul come abbia inciso, su come ne sia stato tra i fondamenti culturali possono divergere, ma il dato di realtà è evidente.

E credo che il disastro di ciò che è successo, possa essere anche una occasione, una provocazione, in questo tempo sempre più urlato e centrato solo sull’io, o al massimo sul noi, e sull’oggi, per ripensare a dove realmente abbiamo radici, e quali siano le radici che veramente vogliamo salvare.

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